UN PAESE PER DONNE E' UN PAESE CHE HA DIGNITA'... PER TUTTI di Donatella Capirchio
12 febbraio 2011
Dallo spirito indomito e dal cuore generoso delle donne è nata ancora una volta una grande sollecitazione per tutta la società italiana, capace di esprimere con una sola voce che le donne non vogliono questo Paese, un Paese che non ci piace. Si è resa infatti necessaria un'ampia mobilitazione per chiarire un concetto fondamentale: oggi non è la dignità delle donne che va difesa, come se fosse un bene ormai perduto, bensì, come ha lucidamente espresso Susanna Camusso, segretaria Generale della CGIL, è l'immagine del Paese a toglierla. Quell'immagine vergognosa di sé che scaturisce oggi dai comportamenti di troppi suoi rappresentanti,. E se per le donne il problema è quello di una dignità negata, gli uomini devono invece riflettere sul fatto che se vogliono essere veramente uomini liberi, devono per prima cosa essere liberi di scegliere e di vivere nel rispetto reciproco, indipendentemente dal potere che si trovano ad amministrare. Le donne che saranno in piazza, “nude con la loro faccia” come dichiara la solare Angela Finocchiaro nello spot di promozione della manifestazione, vogliono ribadire che la questione di fondo è come stare tutti bene in un Paese che deve pretendere che il rispetto per le persone, di ogni età, genere e razza, passa attraverso un comportamento laicamente sobrio. Un comportamento al quale devono attenersi tutti i cittadini, governanti compresi. Reciprocità di comportamenti, parità tra uomo e donna, emancipazione femminile, concetti alle basi del pensiero occidentale dal secolo dei Lumi, sono stati al centro delle battaglie del movimento socialista fin dalle sue origini (il giornale “La Difesa delle Lavoratrici” fu fondato da Anna Kuliscioff nel 1912 !). Le donne e gli uomini amici delle donne, domenica 13 saranno in tutte le piazze d'Italia, e persino in qualcuna d'Europa, in una manifestazione trasversale, che unirà esperienze e storie diverse, insieme, per dire basta con l'avvitamento del pensiero ossessivo così diffuso, che trasforma il corpo delle donne in oggetto di scambio e transazione economica. Che genera violenza e sopruso. Che riempie le cronache dei nostri giornali e svuota e annienta la vita di tante donne, con un accanimento spaventoso quanto metodico. Non sono certo le ragazze passate da Arcore o da Palazzo Grazioli la causa del problema, secondo un perverso quanto fuorviante rovesciamento della vicenda. Il problema è che un Paese che accetta di dare questa immagine di sé, compresa la carnalità volgare del mostrare dente e gengiva a bocca aperta in televisione, è un Paese che ha perso la bussola, disposto a vendersi per un grande potere o solo quattro soldi. Così fatto, questo è un Paese di servi, un Paese che non ha futuro e non ha possibilità di crescere. Allora bisogna ricominciare da capo, se si vuole dare opportunità di felicità a tutti e strumenti per creare una comunità inclusiva per i propri figli. E allora... SE NON ORA QUANDO con una sciarpa bianca e una maglietta “Mi riprendo il mio futuro”.
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