UN IMPEGNO PER RESTITUIRE ALL’ITALIA UN PARTITO SOCIALISTA PIÙ FORTE. Contributo al dibattito congressuale, di Bobo Craxi, Roberto Biscardini e Alberto Benzoni
29 giugno 2010
Dobbiamo nutrire una grande ambizione politica per restituire al Partito Socialista Italiano il posto che merita nella democrazia del nostro paese.
Questo è l’obiettivo principale del prossimo Congresso del PSI. Un rilancio dell’iniziativa politica del partito sia sul piano organizzativo che sul piano dell’elaborazione politica. Passati nel giro di soli tre anni da una posizione parlamentare italiana ed europea ad una extraparlamentare, oggi abbiamo il compito di indicare i modi e i contenuti per riorganizzare con coraggio e con passione il rilancio del nostro impegno politico assieme all’obbligo morale di restituire alla democrazia italiana la sua più antica tradizione, riqualificandone il ruolo e la funzione, sapendola sviluppare coerentemente con il quadro politico interno ed internazionale. Per riaffermare l’attualità del socialismo e l’esigenza di una forza socialista nel nostro paese dobbiamo essere convinti che il PSI abbia ancora uno spazio politico da occupare e che una larga parte di cittadini nel PSI possano riconoscersi.
Noi riteniamo che sia possibile rilanciare la nostra iniziativa per diverse e motivate ragioni.
- Perché il sistema politico non è assolutamente assestato sull'attuale modello bipolare.Il sistema politico bloccato, insediato dopo le modifiche delle leggi elettorali nei primi anni ’90, manifesta i segni evidenti della crisi e della sua involuzione, i due principali partiti coalizione PD e PDL rischiano la frantumazione.
Gli anni della Seconda repubblica che ebbe inizio dal 1994, (anno in cui si segnò troppo frettolosamente la fine del vecchio PSI) sono stati anni di regresso culturale, politico, sociale e morale. E l’assenza di una forza socialista in grado di combattere le battaglie di democrazia, di laicità e di difesa del mondo del lavoro ha concorso in modo rilevante all’affermarsi di un sistema maggioritario senza regole, alla generale erosione della libertà individuale, al crescere generalizzato delle disuguaglianze, ad una generale sottomissione della Politica a poteri esterni, siano essi di natura economica e finanziaria, poteri dell’informazione e poteri dello Stato non più capaci di ricomporre un virtuoso equilibrio dopo la fase “rivoluzionaria” del ‘92-‘94. A questi vistosi elementi di anomalia politica si deve aggiungere la persistente influenza di forze politiche, sociali e financo malavitose, disgregatrici, tanto al Nord quanto al Sud, che hanno continuano a mettere in pericolo le fondamenta unitarie e storiche della nazione.
- Perché la politica socialista non nasce fuori dal PSI.
Una robusta forza di stampo Socialista, riformista, dai chiari caratteri liberali e democratici avrebbe potuto giocare un ruolo determinante nella vita del paese per evitare pericolose derive che il paese ha conosciuto in questi ultimi decenni.
Il PSI è debole, ma una forza politica fuori dal PSI non è germogliata. D’altra parte, chi ha pensato di poter fare il socialista in altre formazioni non ha saputo essere convincente, non è riuscito ad essere in sintonia né con la storia del Socialismo democratico, né con la necessità di fondare una nuova iniziativa politica socialista che sapesse riguadagnare il terreno perduto ed occupare lo spazio proprio dei riformisti in tempi di crisi globale e nazionale.
- Perché questa crisi cconomica esige una cultura di governo e forze politiche affidabili e di solide tradizioni sociali, popolari ed internazionali.
La crisi sarà ancora più dura di quanto l’attuale manovra del governo non lasci intendere. Quindi indicare chi dovrà pagare di più e chi meno, chi dovrà fare più sacrifici e chi no, è già questione politica di così grande rilevanza che porterà i socialisti, portatori di giustizia sociale, dentro lo scontro che presto si aprirà.
La crisi economica mette al centro la questione politica e la politica si è incaricata di rimettere al centro delle questioni sociali le ragioni del Socialismo democratico e riformista in Italia come in Europa.
Di più, gli effetti della crisi globale sono destinati a modificare gli attuali assetti istituzionali, politici e sociali del mondo. L'Europa potrebbe non essere in alto nell'ordine delle potenze dopo la modifica di questi equilibri e, dentro l'Europa, l'Italia è già oggi tra gli stati europei uno dei più fragili per stabilità politica. All’apertura di un’attendibile crisi di sistema, politica, economica e sociale i socialisti devono essere presenti e organizzati per far valere le loro ragioni.
Un Congresso per rilanciare il Socialismo democratico italiano ed europeo.
Bastano questi elementi perché il Congresso del partito non venga vissuto burocraticamente, come un congresso ordinario, senza slancio, senza passione, senza credere che si possa cambiare e migliorare. Senza credere ad una missione straordinaria.
Anche nel nostro paese c’è una domanda di socialdemocrazia e di socialismo. Ma purtroppo questa domanda non si rivolge più a noi perché non siamo ancora stati in grado di rappresentare “un’offerta” politica su una proposta politica identificabile. Siamo per l’opinione pubblica un partito inesistente, siamo fuori dalla comunicazione politica, le nostre proposte non arrivano e non incidono.
Per questo dobbiamo lottare con ogni mezzo razionale per allontanare quella presunta sentenza che da quindici anni ha dichiarato ufficialmente morto il socialismo italiano sia come partito, sia come cultura con una precisa e identificabile visione del mondo. Contro tutte le vestali che da anni recitano il suo de profundis a livello nazionale e internazionale noi riconosciamo la validità dell’esperienza socialista italiana ed europea, proponiamo un programma di rifondazione socialista e pretendiamo che a crederci per primo sia tutto il partito, i suoi militanti e i suoi iscritti. Ma anche quei tanti simpatizzanti che sono stati socialisti e chiedono con forza la possibilità di continuare ad esserlo, anche nella nuova situazione politica italiana, adeguando la nostra posizione all’esigenza di mantenere un robusto profilo autonomo anche nell’attuale schema bipolare.
Questa posizione che, viene spesso identificata in senso dispregiativo, come identitaria, è invece l’unica via possibile per un partito che vuole essere socialista oggi. Riaffermare il valore dell'identità è fondamentale, per chiarire cosa significa essere socialisti per l'oggi e per il domani, come intendiamo essere percepiti all'esterno senza ambiguità, per delineare “l'immagine che il partito vuol dare di sé”, verso le altre forze politiche e all'opinione pubblica.
Oggi che abbiamo ripreso il nome del vecchio partito, Partito Socialista Italiano, PSI, non possiamo non sentire il carico di questa responsabilità che è ad un tempo politica, storica e morale.
Questa scelta, che ci ha riportato al nostro punto di partenza, alla nostra identità di partito socialista, non deve essere interpretata in chiave di rivendicazione nostalgica, ma è da ritenersi fondamentale nella consapevolezza della necessità e della possibilità del superamento dell'anomalia italiana. Chi non crede a questa prospettiva ha il dovere di proporre lo scioglimento del partito o la confluenza sin d’ora in altre formazioni, chi invece, come noi, crede nella possibilità di successo della nostra iniziativa ha il compito ed il dovere di sviluppare il programma concreto che ricostruisca la cultura e la rete socialista attraverso il coinvolgimento di tanti e diversi soggetti (sindacati, reti associative, associazioni culturali, altre formazioni politiche), recuperando tutte le iniziative di coerente segno socialista , separate e distanti fra loro, ma che costituiscono l’immenso patrimonio di ciò che ha saputo seminare la nostra storia democratica rappresentando ancora oggi per il nostro paese non solo la testimonianza di una tradizione storica ma la conferma della vitalità che da essa può continuare a trarre vantaggio.
E’ indispensabile nei prossimi anni costruire anche in Italia una forte sinistra socialista di tipo europeo.
Pur sapendo che oggi nel panorama non esistono neppure a sinistra forze politiche che assumono la questione socialista come loro punto di riferimento, noi dobbiamo lavorare per riguadagnare la capacità di essere non interlocutori subalterni ma interlocutori indispensabili per garantire al nostro paese una cultura politica di segno Socialista e democratico.
Questo significa uscire dall’autoreferenzialità senza avere come semplice alternativa quella di confluire in altre formazioni politiche, di svolgere un ruolo caudatario nei confronti del Partito Democratico.
Il partito sta nel centrosinistra anche se non è il centrosinistra che ci piace e che vorremmo.
Con la consapevolezza che la debolezza, le contraddizioni e l’ambiguità della coalizione stiano ormai raggiungendo il punto di non ritorno. I socialisti riconoscono nella storia del PDS, DS, PD la causa principale della crisi della sinistra italiana dal 1989 ad oggi. Rifiutano nel centrosinistra rapporti preferenziali con qualunque partito, ritenendo per altro che un rapporto preferenziale con il PD negherebbe in radice la possibilità di svolgere per noi un ruolo politico efficace e politicamente significativo. Nel centrosinistra ci si deve stare quindi con autonomia, aprendo dove occorra le necessarie contraddizioni a sinistra, non rinunciando ad interloquire con le aree più disponibili del centrodestra.
Il percorso politico che proponiamo è l’unico che ci può tenere insieme ed è l’unico che ci potrà ripagare delle difficoltà di questi anni confidando in un doveroso riconoscimento popolare.
Pertanto intendiamo dare all’iniziativa autonoma del PSI un orizzonte temporale che travalichi l’appuntamento delle elezioni politiche, pur decisive e tappa fondamentale per rientrare in parlamento.
Intendiamo creare intorno al progetto socialista un gruppo dirigente “nazionale” forte, che impegni tutto se stesso per affermare gli ideali di una vita e per rilanciare il partito in cui si è militato e si è creduto. Che non anteponga agli interessi dell’unità organica del partito nazionale ad interessi o ambizioni personali che pure non mancano nelle comunità umane. Un gruppo dirigente nazionale, capace di promuovere un gruppo dirigente locale altrettanto forte e autorevole, rimuovendo le sacche di stanchezza e di delusione ancora troppo diffuse.
Intendiamo creare intorno al progetto un gruppo militante coraggioso, utilizzando tutte le energie vive a disposizione, nella consapevolezza che la tradizione socialista e la immutata potenza dei suoi valori per riemergere devono rivivere in una organizzazione rinnovata negli uomini, nelle idee e nei metodi di lavoro. Per questa ragione è necessaria una forte discontinuità di tipo organizzativo ed una ragionevole svolta di carattere politico.
Intendiamo orientare le nostre proposte e i nostri interventi, e in modo costante, sui grandi temi del riassetto istituzionale, della laicità e delle libertà civili e, infine, del lavoro e della sofferenza sociale.
Un partito, non rinunciatario, che sappia esprimere collettivamente uno scatto di dignità ed una forte volontà collettiva. Che sappia trasformare le idee in azione. Libero di muoversi con la spregiudicatezza necessaria, nel centrosinistra e non condizionato da nessuno.
È in questa prospettiva che l’impegno assunto con questo contributo congressuale assume tutta la sua concreta portata.
- Occorre organizzare l’attività politica, dei prossimi due anni, in maniera coerente con l’obiettivo di presentarsi in modo autonomo, con la propria lista, alle prossime elezioni politiche del 2013.
- Quando si assume la decisione di presentare la lista socialista alle prossime elezioni politiche, non si propone l’ennesima operazione nostalgica, né ci si affida in una logica autoreferenziale alla potenza evocatrice di un nome, accompagnato dal riferimento d’obbligo al partito socialista europeo. Infatti, il “nome” senza la “cosa” non garantisce nulla, perché non costituisce un’identità riconosciuta. La “cosa”, il PSI, per essere tale, è rappresentata al nostro interno dalla ricostruzione di una comunità basata su aspettative e regole condivise, e all’esterno da una serie di pratiche coerenti e costanti nel tempo, di segno socialista, unitarie rispetto allo schieramento di opposizione che vorremmo costruire, ma al tempo stesso critiche, rispetto a quello che esiste attualmente.
Oggi, è il caso di ripeterlo, la “cosa socialista” è molto debole. C’è una struttura che ne porta il nome, e che vuole quindi trasmettere il passato e la continuità nel futuro, ma, in assenza di un progetto in grado di suscitare impegni, attese e speranze, è ormai vicina al punto di non ritorno.
Di qui l’urgenza di una svolta, nel segno di una netta discontinuità col passato.
- Occorre un gruppo dirigente che si assuma la responsabilità personale e collettiva su un programma di “ricostruzione socialista”. Programma e progetto, i cui elementi essenziali vanno definiti in modo vincolante in sede di Congresso.
- In primo luogo va ricostruita la nostra comunità: dalla presenza sul territorio, alle strutture, alle regole. Non esiste un partito nazionale senza una presenza organizzativa e un disegno politico sulle città medie e grandi e nelle regioni del Nord. Non esiste un partito nazionale che consente di interpretare la giusta autonomia delle istanze regionali come tacita autorizzazione a fare ciò che si vuole nella logica del più sfrenato localismo.
- Il nostro progetto socialista deve fare pubblicamente appello, e da subito, al concorso di coloro che ci hanno lasciato e di quelli che non ci hanno ancora raggiunto. A questo proposito, va lanciata una campagna nazionale con l’obiettivo di ristabilire il contatto, venuto meno nel tempo, tra partito e cultura socialista; nella direzione di nuove responsabili adesioni o della costituzione di una rete di simpatizzanti attivi impegnati sulle nostre iniziative.
- Siamo socialisti di cultura riformista e di spirito liberale, perché difensori delle regole e delle libertà dei cittadini. In questa logica dovranno collocarsi le nostre iniziative esterne e le alleanze che ne discendono. Così dobbiamo considerare la proposta di federazione con radicali, verdi e liberali, non come parcheggio degli esclusi, ma piuttosto come luogo di iniziative a difesa dei diritti dei cittadini.
- Promuove ogni iniziativa a sostegno della campagna per l’Assemblea costituente. Un simbolo forte della contestazione di un bipolarismo basato non solo sulla reciproca delegittimazione, ma anche sulla devastazione delle istituzioni e delle regole della democrazia liberale. Segno di un’applicazione selvaggia del principio maggioritario. E aprire a tutto campo un dibattito politico incentrato sul tema degli effetti della crisi globale nel nostro sistema istituzionale, politico, oltre che sociale.
- Le nostre lotte per lo sviluppo e la riqualificazione dello stato sociale troveranno il loro naturale punto di riferimento nello sviluppo dei rapporti con le forze politiche e sociali che lo hanno costruito e difeso nel corso del tempo, a partire da un sindacato che può trovare anche in noi uno stimolo per la riaffermazione della sua capacità unitaria.
- Nell’insieme dobbiamo sapere porre la nostra iniziativa autonoma al servizio di un disegno più ampio, secondo la nostra migliore tradizione, ben sapendo, anche in base alle difficili esperienze di questi ultimi anni, che ad essere isolato è solo chi non ha niente da dire o da proporre agli altri.
Questo documento appartiene a tutti. Perché la sua adozione chiama iscritti e gruppi dirigenti ad una comune e solidale assunzione di responsabilità.
Ai primi il diritto-dovere di esprime fiducia ai nuovi vertici del partito attorno ad un progetto condiviso. Ai secondi l’onere-onore di realizzare tale progetto con il sostegno propositivo e all’occorrenza critico della comunità socialista.