UN ERRORE IRREVERSIBILE - di Carlo Leoni, mozione Mussi, Vice Presidente della Camera dei Deputati, 17 aprile 2007

20 aprile 2007

UN ERRORE IRREVERSIBILE - di Carlo Leoni, mozione Mussi, Vice Presidente della Camera dei Deputati, 17 aprile 2007

L'Italia non può essere priva di una grande forza di sinistra che sia connessa al socialismo europeo. Una necessità a cui il Partito Democratico non potrà risponedere, ma che rappresenta invece il riferimento politico della mozione Mussi Saremo a Firenze per il IV Congresso Nazionale dei Democratici di Sinistra. Ci saremo, noi delegati della mozione "A sinistra per il socialismo europeo" innanzitutto in segno di rispetto nei confronti dei dirigenti, dei militanti e degli iscritti al partito. E' la comunità di donne e di uomini dentro la quale abbiamo vissuto per molti anni, con la quale abbiamo condiviso vittorie importanti e momenti critici. Una comunità alla quale abbiamo cercato di dare un contributo ma, soprattutto, dalla quale molto abbiamo ricevuto. Saremo a Firenze, poi, per dare conto ai delegati eletti dai congressi, agli invitati e all'opinione pubblica delle conseguenze politiche che la Sinistra DS intende trarre dall'esito di un Congresso che ha registrato un ampio consenso alla proposta del segretario di dare vita ad un nuovo partito. Avevamo chiesto alla maggioranza del partito di prendere una pausa, di fermare il processo di costituzione del Partito Democratico, di riflettere. Tutti insieme. Ma nel momento in cui si decide non solo di andare avanti, ma di accelerare i tempi della messa in campo del nuovo soggetto, si apre allora di fronte a tutti noi una nuova prospettiva. La nostra contrarietà al progetto del PD è nota, e non da oggi. Non siamo perplessi o inquieti solo dal modo in cui sta nascendo: i nodi politici fondamentali tuttora elusi ed irrisolti, la fase costituente annunciata così vicina e rapida da far prefigurare l'impossibilità di avviare un vero processo di approfondimento e condivisione, l'incertezza e la confusione sul profilo identitario di quello che -comunque- sarà un partito... e la ridda, quotidiana, di interventi, suggerimenti, decisioni -tutte a mezzo stampa- che danno un quadro sempre più caotico di quello che sarà il progetto politico e la vita democratica interna del Partito Democratico... Naturalmente, giacché il partito Democratico si farà, io mi auguro che sia una forza più aperta, più inclusiva, più partecipata. E me lo auguro per quell'urgente bisogno di rinnovamento che solo chi pensa alla politica come "tecnologia della gestione del potere" può considerare cosa da poco. Credo fermamente alla necessità di una riforma radicale dei partiti politici, diventati ormai sempre meno rappresentativi e democratici, ma al tempo stesso sempre più invadenti nella sfera civile e amministrativa. Per questo, nonostante lo scetticismo che in me permane, voglio sperare che il PD -al pari di tutti gli altri soggetti politici- realizzi una vera innovazione della politica. Ne trarrebbe giovamento la democrazia italiana. Ma la nostra proposta politica non si limita certo all'auspicio di un Partito Democratico più "democratico". La netta contrarietà alla proposta del segretario si articolava, nella nostra mozione, fondamentalmente su tre punti. Avevamo detto: 1) l'Italia non può essere l'unico paese Europeo privo di una grande forza della sinistra di governo; 2) nell'epoca della globalizzazione e dell'integrazione europea non è immaginabile abbandonare il campo del socialismo europeo; 3) i DS, invece di fondersi con la Margherita -che deve rimanere in ogni caso un solido alleato- avrebbero dovuto mettersi al centro di un processo di coraggioso rinnovamento, di revisione politica e soprattutto culturale, volto a realizzare una nuova e più grande forza unitaria della sinistra italiana, approfittando, in questo processo unitario, della contingenza che vede TUTTA la sinistra partecipe all'esperienza di governo e riconoscendo il fatto che la frammentazione della sinistra è una delle cause principali della crisi italiana. Questo è il cuore politico della mozione che abbiamo sostenuto. Prendiamo atto dell'esito assolutamente legittimo del congresso, dei suoi risultati numerici. Ma rimaniamo convinti che quello che si sta per compiere sia un errore, uno di quegli errori dai quali sarà poi impossibile tornare indietro. Con il Congresso di Firenze si conclude l'esperienza politica autonoma del partito dei Democratici di Sinistra. Poco importa se poi, dal punto di vista meramente formale, i Ds come tali sopravvivranno ancora qualche mese. Dal 22 aprile inizia il lavoro per costruire un altro partito. Il processo costituente non è una serie di tavole rotonde o dibattiti accademici volti a verificare e a discettare su come vanno le cose. E', come dicono tutti i dirigenti dei DS che credono in questo processo, l'immediata costituzione in ogni Comune di un comitato promotore del PD, che dovrà lanciare gruppi dirigenti, campagne di adesione, aprire il tesseramento. Ad un altro partito. Un altro partito, al quale aderirà ovviamente chi crede in quel progetto. Non c'è dubbio che per me e per altri sarebbe più comodo e rassicurante scegliere di dire "vado con la mia gente, anche se la direzione è sbagliata": ha il sapore di un vecchio e triste slogan comunista, quel "meglio sbagliare con il partito che avere ragione fuori dal partito". Sarebbe più rassicurante, magari: ma non sarebbe la scelta politica più giusta, la collocazione politica più utile. La nascita del PD (con la conseguente scomparsa dei DS) lascia un vuoto a sinistra, uno spazio politico che le attuali formazioni politiche della sinistra, nella loro configurazione odierna, non possono certo rappresentare. I passi che si stanno muovendo sono interessanti: la "costituente socialista" proposta da Boselli, le aperture della "sinistra europea" di Giordano... interessanti, appunto, ma ancora inadeguati, perché la domanda politica che dobbiamo aver il coraggio di porre è quella di una nuova formazione di tutta la sinistra italiana. Non solo di un allargamento delle organizzazioni ora esistenti. Cerchiamo di immaginare il centrosinistra di domani: un PD non autosufficiente e, alla sua sinistra, la stessa attuale frammentazione. Non dovrebbe volerlo nessuno, io credo, neanche chi oggi crede e si impegna per la nascita del PD. A cosa servirebbe allora -e a chi, se non ad un gruppo ristretto preoccupato solo della propria autotutela- trascinarci in una esperienza non voluta, che non sentiamo nostra, per confinarci poi in una riserva sterile? Impegnati magari solo a contrastare, rallentare, criticare, cercare di rallentare... cosa dovrebbero fare concretamente, giorno per giorno, coloro che nelle sezioni sono stati e sono contrari a questa esperienza, mentre lavorano i comitati promotori del PD? Farebbero davvero una poco appassionante opera di interdizione. Meglio è per tutto il centrosinistra che noi, le compagne e i compagni dei DS che hanno sostenuto altre posizioni politiche, ci impegniamo in qualcosa che ci convince di più. Che ci motiva e ci appassiona di più: perché è più utile a tutti. Metterci dunque al lavoro per creare una nuova formazione della sinistra italiana, dove sinistra significhi soprattutto rappresentanza del mondo del lavoro, parte integrante del socialismo europeo. Alleata e amica del futuro partito democratico. Non pensiamo certo di dar vita ad un altro "partitino", ma ad un movimento politico organizzato che abbia la missione di superare se stesso, in una casa più grande di tutta la sinistra italiana. Una casa, non una semplice federazione. E' difficile? Sì, è difficile. Ma vogliamo provarci. Per questo saremo a Firenze. Per spiegare -con l'unico intervento a nome della nostra area di Fabio Mussi- le ragioni della nostra scelta. Proporremo alle delegate e ai delegati della nostra mozione, che si riuniranno mercoledì sera, di non partecipare agli organismi dirigenti del partito, né alle commissioni congressuali: una scelta di ovvia coerenza verso quanto diciamo e, soprattutto, di rispetto verso la strada che altre compagne e compagni stanno intraprendendo. Se vogliamo un confronto politico maturo tra di noi, non ha senso usare la parola "scissione". Ci si scinde da un partito che rimane, che continua a far politica; non da qualcosa che "cessa la sua attività", come sembra reciti il dispositivo comune che DS e Margherita dovranno votare alla conclusione dei congressi. Si apriranno, per ciò che erano i Democratici di Sinistra, due fasi costituenti. Tutti combattiamo per l'impresa comune del centrosinistra italiano. Questo impegno comune si vedrà già nelle imminenti elezioni amministrative. Vale davvero la pena di guardare con civiltà e in modo moderno alle scelte che ognuno di noi si appresta a fare. Io, l'ho detto, non credo nella strada che la maggioranza dei DS ha deciso di percorrere. Ma guarderò sempre con rispetto all'impegno che gli iscritti, i militanti, i dirigenti ci metteranno: so che lo faranno con passione e generosità. Chiedo analogo rispetto per le compagne e i compagni che si metteranno in cammino su un altro sentiero - anch'esso non privo di incognite - ma necessario. Necessario per non disperdere forze, per tenere aperta una prospettiva dignitosa alla sinistra, per rendere ancora più forte il centrosinistra italiano.

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