UN’ALLEANZA PER LA PROPORZIONALE CON PREFERENZE di Roberto Biscardini dall'Avanti! della domenica del 20 novembre 2011

21 dicembre 2011

UN’ALLEANZA PER LA PROPORZIONALE CON PREFERENZE di Roberto Biscardini dall'Avanti! della domenica del 20 novembre 2011

Solo una settimana fa l’annuncio delle dimissioni di Berlusconi lasciava prevedere la nascita di un governo di transizione per arrivare nei tempi più rapidi possibili a nuove elezioni. Oggi il quadro è cambiato, ma con molti margini di incertezza. Primo. Monti governerà fino al 2013? E’ molto probabile. Anche se la cautela, con quale i partiti maggiori PD e PDL si sono espressi sul punto, può lasciare intendere molte cose. Solo Casini è stato chiaro: “Governo fino alla fine della legislatura”. Secondo. I partiti maggiori, sotto la pressione europea e mediatica, non hanno voluto creare troppe complicazioni prima ancora di avere votato la fiducia, ma vivono certamente questo governo non come un governo loro. Il PDL evita le elezioni anticipate nel momento di massima difficoltà. Bersani per senso di responsabilità perde l’occasione di una vittoria quasi scontata. La Lega, volendo capitalizzare nei prossimi mesi la scelta di stare all’opposizione pressoché da sola, userà tutte le carte per lavorare contro, scavando negli umori profondi della “Padania”, contro le banche, contro la finanza internazionale, contro l’Europa e tenendo sulla corda il Parlamento “no all’ammucchiata” e il governo “se occorre faremo la mobilitazione del nord”. Terzo. Il PD si è impegnato a garantire una fase di stabilità, per uscire dalla crisi o almeno per poterla affrontare meglio. Prende atto del nuovo governo, con spirito di sacrificio e lo dichiara. “Si ad un governo di transizione e di emergenza. Fiducia alle richieste di Napolitano.” Quarto. Nel centrodestra, che non sembra aver colto l’appello per una vera “concordia nazionale”, la situazione è più articolata. Berlusconi non ha nessuna intenzione di mollare. Il video messaggio da “uomo di Stato” è un avvertimento per molti. “Da domani raddoppierò il mio impegno in Parlamento”. Mentre coloro che puntano ad una “riscossa” della destra, a prescindere da Berlusconi, hanno bisogno di un po’ di tempo per riorganizzarsi, “risorgere” e costruire la destra che verrà. Cercheranno di blindare il raggio di azione del governo sulla manovra economica del super emendamento. Cercheranno di far cadere Monti in Parlamento nel momento migliore, quando i vitalizi saranno messi al riparo e quando lo scontro sociale potrebbe prendere la forma di uno scontro vero. Ultimo. Al di là della piazza antiberlusconiana e delle feste “liberatorie”, che si sono tenute un po’ in tutta Italia, la sinistra di governo ha di fronte a sé un grande compito e una grande opportunità, ma che non può affrontare come se la partita fosse già vinta. Come se Berlusconi fosse già morto e la destra con lui. Opportunità che abbiamo anche noi socialisti, se sapremo cogliere, da quanto sta succedendo, il massimo delle occasioni per fare oggi quella politica che non abbiamo potuto fare finora, per debolezza intrinseca nel sistema politico della Seconda repubblica. Monti non rappresenterà una pausa indolore nel sistema politico nazionale. Con o senza nuova legge elettorale, dopo Monti si può uscire con una nuova destra più forte di quella attuale, servita su un piatto d’argento se la sinistra riformista non si organizza. Una destra che potrebbe far propri alcuni sentimenti, parte della nostra storia e della storia del riformismo italiano: la difesa della dignità e dell’orgoglio nazionale, la difesa dell’Europa dei popoli contro l’Europa degli Stati o delle banche, la difesa delle potenzialità dello Stato locale, contro ogni forma di centralismo delle decisioni, compresa la lotta contro un inasprimento fiscale alle imprese e alle famiglie, la difesa di un sistema previdenziale equo, eccetera, eccetera. O si può uscire con una sinistra più forte e più credibile per governare il Paese dopo di lui. Una fase importante anche per noi socialisti con l’obiettivo di utilizzare questo spazio politico per portare il Paese fuori dal bipolarismo italico, quello organizzato sugli estremi anziché sul centro. Dichiarandosi fin d’ora a favore di una legge elettorale proporzionale con preferenze e costruire intorno a questa idea semplice il più largo schieramento di forze parlamentari. Ma bisogna lavorarci sodo e con idee chiare. Lavorare per una politica di rilancio dell’iniziativa socialista, liberale e socialdemocratica in Italia. Cercando di costruire un nuovo orizzonte per la sinistra riformista, per una sinistra collegata alle forze del socialismo europeo di cui noi siamo già parte. Una sinistra socialista larga, distinta dalle forze della sinistra populista. Lavorare nel panorama politico nuovo con un autonomia sempre più forte, preparandoci ad affrontare le prossime elezioni, vicine o a scadenza naturale, con questa legge elettorale o un’altra, sottoponendo agli elettori un progetto politico attuale del socialismo e del riformismo italiano. Costruire un gruppo dirigente agguerrito e un partito sempre più organizzato sul territorio, pronto a sfidare la destra, capace di distinguersi da quella sinistra che con la cultura riformista non ha nulla a che fare, aperto verso un’alleanza con il centro. Combattere il trasformismo politico, restituire al Parlamento e alla politica la loro centralità, riscoprire nel profondo la nostra natura socialdemocratica e intorno a questa, che vuol dire risanamento economico dentro un sistema di equità, aprire le adesioni al partito e rinnovare. Confermare il nostro europeismo, contro un’Europa della destra, contro un’Europa non politica, contro un’Europa liberista. Una proposta ambiziosa per restituire al Paese quella dignità nazionale, andata perduta con Berlusconi, che non è mai stata nelle corde della sinistra “postcomunista” e che il dominio finanziario certamente mette in discussione.

Vai all'Archivio