“TUTTI CONTRO SALVINI”: SICURI CHE FUNZIONA? di Umberto Minopoli del 8 dicembre 2019
08 dicembre 2019
Siamo sicuri che la sinistra sardinizzata (antiSalvini) non stia viaggiando in retromarcia, in profonda distonia col paese reale, e interpretando aspettative, bisogni ed opinioni di una minoranza (crescente) degli elettori italiani?
Il centrosinistra (tutto) ha fatto leva su due pilastri della sua propaganda e politica: una lettura pauperistica del paese (priorità della redistribuzione sulla crescita) e una crescente riduzione dell’immagine della sua politica al “tutti contro Salvini”.
Che è ormai, nella comunicazione dei partiti del governo, il totem della politica italiana. Il combinato disposto dei voti reali e dei sondaggi, di un governo giallorosso senza qualità, che non decide e, in ultimo, dell’indagine del Censis, disegnano un paese sbandato, sempre più segnato dalla contrapposizione tra politica debole e suggestione dell’uomo forte, di una politica muscolare e che “decide”.
Un paese che più che star male per povertà (come si sostiene a sinistra) sta, piuttosto, mangiandosi ricchezza e patrimonio. E per questo, dice il Censis, si sente incerto e attratto dal mito muscolare.
Ora si spera nelle sardine. Tutto si fa e si congiura per rafforzare Salvini. Chi ad agosto ha inventato il “governo innaturale di tutti contro Salvini”, chi ha alimentato una sciocca campagna di mostrificazione del leader della Lega, chi accredita l’idea del “dittatore alle porte” ha irritato gli italiani e fatto giganteggiare la figura di Salvini ben oltre la realtà.
Invece Salvini, in un solo anno di governo gialloverde, ha fatto cilecca. Ha dovuto: accantonare le sue promesse (uscita dall’euro, vittoria del sovranismo in Europa, flat tax), piegarsi ai condizionamenti dei 5 Stelle (Ilva, giustizia), precipitare il paese nell’incubo della decrescita.
Ce n’era abbastanza per metterlo, con una lotta aperta, in contraddizione col suo elettorato. Altro che uomo forte e che decide! Ma un centrosinistra acefalo, in cui la presunzione e il tasso di protagonismo dei leader eccede la loro lungimiranza strategica, sta firmando a Salvini la migliore cambiale: un governo impotente e che dura rinviando. Il sonno della ragione.
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