TRENT’ANNI DI EBETUDINE di Alberto Benzoni del 28 settembre 2022
28 settembre 2022
Diciamo
subito che per "ebetudine” s’intende la predisposizione consolidata nel
tempo a scambiare la nostra visione del mondo con la realtà, sino a ignorarla
completamente. Predisposizione rappresentata al meglio nella fiaba di Andersen
sul vestito nuovo dell’imperatore.
Può
apparire singolare che a essere vittima di questa allucinazione collettiva
siano stati i comunisti. Leggi la personificazione dell’intellettuale collettivo.
Leggi coloro che si reputavano maestri nell’interpretare e, quindi, nel seguire
il corso della storia; dando per scontato che il loro popolo seguisse
automaticamente le loro direttive, ispirate a una sintesi mirabile tra etica
della convinzione ed etica della responsabilità. La prima frutto della
vocazione rivoluzionaria opportunamente proiettata in un futuro più o meno
lontano; la seconda, a garanzia del loro ruolo nel presente.
In
realtà fu proprio questa immagine di sé stessi a tradirli nel momento decisivo:
quello della caduta del comunismo e della morte violenta della prima
repubblica. Inducendoli al duplice peccato mortale della superbia e della gola.
Era
pura superbia (leggi arroganza) pensare che il mutamento radicale, dettato
dalla necessità di “seguire la storia” - passando dal comunismo al liberismo,
dal richiamo al “campo socialista” all’atlantismo senza se e senza ma, dalla
“via italiana al socialismo” alla “via europea al rigorismo” (economico e
finanziario), dal pubblico al privatismo, dalla questione meridionale alla
questione settentrionale e ancora e ancora - non fosse tale da determinare un
radicale mutamento del loro ruolo nella politica e nella società italiana. Da
forza basata sulla speranza di cambiamento a debolezza determinata dal fatto di
essere diventati pilastri di un sistema fondato sul pensiero unico, condito dal
politicamente corretto.
Era
pura e semplice gola (leggi avidità di potere) l’appoggio alla rivoluzione di
Mani pulite, con annessa distruzione dei partiti di governo della prima
repubblica; così da prendere il loro posto sen senza pagare dazio. Con il
risultato di trovarsi improvvisamente di fronte una destra, una volta
emarginata ma ora tendenzialmente maggioritaria.
Ora,
i peccati mortali si pagano; e non solo nella sfera religiosa ma anche in
quella politica. Ma, nel tempo e gradualmente così da togliere al predestinato
la possibilità e la sensibilità per rendersene conto. Ma al prezzo di rendere
il conto più salato. E al punto di inibire qualsiasi possibilità di riscatto.
Pure,
i segnali d’allarme non erano mancati. Ed erano stati tanti. Ma erano stati
bellamente ignorati nella convinzione che il politicamente corretto coincidesse
automaticamente non solo con quello giusto ma anche con quello normale, per non
dire l’unico possibile; così da individuare i suoi avversari, interni e ancor
più internazionali come politicamente deviati e, al limite, come un mix di
malvagità e di stupidità che ne faceva, potenzialmente, degli eversori da
ricacciare indietro.
Uno
stato, per l’appunto, di ebetudine permanente, che porterà il Pd a commettere
una serie di errori; e sempre più marchiani.
Errore
pensare di poter cancellare l’anomalia berlusconiana come un fenomeno
individuale, da eliminare per via giudiziaria; salvo a vederla riemergere
all’indomani della sua condanna e della sua assegnazione ai servizi sociali.
Errore
pensare che i salvatori esterni fossero dei luminari folgorati dal suo
messaggio e non dei predatori senza scrupoli.
Errore
pensare che il duplice attacco all’establishment da parte del centro-destra e
dei movimenti antisistema potesse essere respinto collocandosi a sua difesa,
lanciando anatemi e processi alle intenzioni.
Errore
identificarsi, senza se senza ma, con un’Agenda non riconosciuta come sua dal
suo Creatore. Rinunciando, conseguentemente, a condurre, nel corso di
quest’ultima legislatura, una, dico una sola battaglia politica di sinistra.
Errore
concepire il campo largo come uno spazio aperto a tutti ma non a quelli che
avrebbero dovuto essere i suoi naturali visitatori; con il risultato di averne
pochissimi e autorizzati a pescare nel suo bacino elettorale.
Errore
guardare al proprio avversario come un’anomalia, nata dal richiamo al passato e
dal rifiuto della disciplina europea e atlantica. Avendo a che fare, in realtà,
con la nascita di una nuova destra con ampie coperture internazionali; e
intenta a fare i conti, una volta per tutte, con l’”anomalia socialista”.
Errore,
infine, e questo imperdonabile, essere diventato atlantisti; e a un punto tale,
da denunciare alle pubbliche autorità come putiniani e nemici della patria
tutti coloro che si opponevano alla guerra e alla cultura della guerra.
Oggi,
la nemesi. Non la catarsi ma il risveglio di chi esce dall’ebetudine senza
sapere dove andare. Nell’impossibilità materiale di tornare a essere
l’incarnazione del pensiero unico e del politicamente corretto, in volgare il
pilastro del sistema esistente; e nell’incapacità di essere un essere un
normale partito socialdemocratico.
Per
chiudere con una nota di ottimismo, è la prima volta, dal 1946, che il partito
ex comunista, non è più maggioritario all’interno del suo schieramento. E
questo qualcosa vorrà pur dire…