TRE CIRCOLI MILANESI HANNO RICORDATO TOBAGI, TARANTELLI E BIAGI – Marzo 2007
28 marzo 2007
Pubblichiamo il resoconto di Riccardo Pollastro dell’incontro tenuto il 17.03.07 al circolo De Amicis di Milano
Sabato 17 marzo, “il Social-Labor Lombardia”, l’Associazione culturale “il Socialista” e “Porto Franco Club Socialista e riformista”, cogliendo l’occasione del quinto anniversario dell’attentato terroristico che è costato la vita al giuslavorista Marco Biagi, hanno organizzato una conferenza stampa per ricordare anche altre vittime del terrorismo: il giornalista Walter Tobagi e l’economista Ezio Tarantelli.
L’intento era di commemorare ma anche di ricordare tutte le altre vittime dell’odio politico di qualsiasi matrice, tra tutti gli economisti Roberto Ruffilli e Massimo D’Antona e tutti quei giornalisti, forze dell’ordine, magistrati, lavoratori, personalità politiche, sindacalisti che sono caduti in questi anni.
Non vogliamo che la loro memoria, il loro impegno civile e il loro coraggio passi nell’oblio, e che le nuove generazioni non raccolgano le loro testimonianze.
In questi giorni assistiamo ad un pericoloso rigurgito del terrorismo, con arresti e inchieste che dimostrano come non è ancora giunto il momento di abbassare la guardia.
E ancora una volta, come nel passato, sono gli esponenti del riformismo e del socialismo ad essere maggiormente al centro dell’attenzione.
Si vogliono colpire le speranze e i sogni di cambiamento, di riforme con metodo democratico, di soluzioni serie ai problemi della nostra società, di attenzione concreta ai più deboli senza utilizzare la retorica e la demagogia.
In questo documento ho inserito quelli che mi sono sembrati i passaggi più significativi degli interventi dei relatori partecipanti all’incontro e sintetiche biografie di Biagi, Tobagi e Tarantelli.
On.Prof. Franco Piro
Le forze socialiste devono trovare unione e unità per ricostruire quella forza indispensabile all’Italia. Una forza per il dialogo, una forza Socialista, Repubblicana e Liberale, capace di evitare il cattivo dilemma tra la paralisi e lo scontro continuo.
Questa iniziativa, nata dall’incontro tenutosi a Bertinoro, ritengo che sia la strada giusta.
Oggi più che mai, citando il Presidente degli Stati Uniti Roosvelt , ognuno di noi ha diritto alle quattro libertà fondamentali: libertà di opinione, libertà di religione, libertà dal bisogno, libertà dalla paura. Ma in Italia ci sono queste libertà?
Biagi è stata vittima “designata e non protetta”, citando le parole del Presidente della Repubblica.
Sappiamo chi non lo ha protetto, ma sappiamo anche da chi è stato designato.
Sono coloro che lo hanno definito traditore degli operai, sono coloro che si prefiggono di cancellare il Libro BIANCO anziché corregge e completare la legge 30 come lo stesso Biagi si proponeva nella direzione di un wellfare adeguato ai cambiamenti necessari da eseguire nel mondo del lavoro mutato per il cambiamento avvenuto attraverso il processo della globalizzazione.
Sono coloro che alimentano lo scontro, la cultura dell’odio degli ostracismi e le vendette. Oggi, come ieri, le Brigate Rosse, si alimentano di questo clima e pensano di distruggere ancora vite umane. Il comunismo è strettamente collegato con questa cultura, in tutte le epoche e latitudini. I comunisti e ancor di più i post-comunisti non sanno più chi sono e non sanno dove andare. Vivono una drammatica contraddizione perché sono senza memoria e senza di essa non si da dove partire per costruire il futuro. In nessun altro paese il partito della sinistra raccoglie meno del 20% dei consensi. Noi socialisti invece sappiamo chi siamo e dove vogliamo andare, e sulle grandi questioni ci ritroviamo sempre insieme perché abbiamo un passato glorioso e dobbiamo prepararci a contrastare il nascente compromesso storico chiamato Partito democratico il compromesso bonsai.
Andrea Buffoni (Rifondazione Socialista)
E’ importante che questi incontri non rimangano solo delle commemorazioni ma che diventino occasione di attività politica. Da oltre un decennio è cambiato il modo di concepire la politica e questo anche perché con la legge elettorale maggioritaria non ci sono più eletti ma solo nominati, e questo sta creando una classe dirigente che non puo’ o non vuole, commemorare personalità cosi’ importanti in maniera adeguata.. Dobbiamo trovare sempre di più occasioni e argomenti che ci unificano, per rimettere insieme la casa socialista, intesa anche come movimento culturale. La storia da sempre ci insegna che i socialisti sono sempre stati contro l’indirizzo dominante, perché abbiamo sempre considerato prioritaria l’attenzione alle libertà individuali coniugate alle libertà economiche e le pari opportunità per tutti.
I socialisti hanno il dovere di creare una forza capace di rileggere la storia.
Cosi’ come era successo a Walter Tobagi, il quale si era trovato isolato all’interno del Corriere della Sera perché aveva denunciato e circostanziato manovre pericolose per la democrazia e l’autonomia del giornale. Siamo negli anni della P2, di misteriosi suicidi, di scandali finanziari ancora oggi oscuri.
Roberto Biscardini (Il Socialista)
Questa iniziativa è meritevole perché siamo tutti qui per commemorare socialisti in rappresentanza di circoli, associazioni di cittadini, socialisti senza tessera.
E’ grave e significativo che sulla targa appena posta di fronte al Tribunale di Milano sotto il nome di Marco Biagi non sia stata apposta la dicitura “socialista e riformista”.
Si vuole cancellare ogni traccia della nostra presenza e lo scontro ormai secolare con la sinistra massimalista non è ancora finito. Il Paese ha bisogno della prospettiva socialista e riformista per rompere finalmente la grande anomalia, cioè quella di essere l’unico paese occidentale a non avere la sinistra guidata da una forza socialista e di non avere un forte sindacato di ispirazione socialista. Vanno rimescolate le carte della politica e va combattuta l’antipolitica che tiene lontano i cittadini.
Franco D’Alfonso (Porto Franco)
“E’ importante moltiplicare queste occasioni, ed è apprezzabile che quest’oggi, finalmente, non ci sia più lo spirito tipico delle associazioni “combattenti e reduci”, ma ci si concentri invece sul futuro e sui bisogni del Paese. E’ inquietante che moltissimi dei presunti terroristi indagati nell’ultima inchiesta della magistratura siano iscritti alla FIOM. Questo testimonia uno stretto connubio con una ben definita matrice culturale. I socialisti devono impegnarsi per i problemi di oggi. Costruire una nuova casa riformista e socialista che non puo’ essere più il PSI, ormai facente parte della storia. Il nostro impegno non è quello solo di fare testimonianza ma di fare politica perché non si permetta che tra qualche anno sui libri di storia si legga che nel 1892 sono nati i DS.
Al termine degli interventi ufficiali Francesco Mazzeo (I socialisti per la libertà) ha portato i saluti della sua associazione con un breve contributo, condividendo l’iniziativa e i contenuti degli interventi.
I ringraziamenti a tutti i partecipanti é stato portato a nome di Social-Labor da Riccardo Pollastro.
Marco Biagi aveva 52 anni, era sposato con Marina Orlandi, padre di due figli, abitava a Bologna. Laureato in giurisprudenza all’età di 22 anni con il massimo dei voti, comincia quasi subito la carriera universitaria. Dapprima all’Università di Bologna, poi di Pisa e dal 1987 docente di diritto del Lavoro presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Ma la sua straordinaria capacità non era confinata all’interno delle aule italiane.
Esperto giuslavorista le sue specializzazione erano il diritto comunitario, le politiche comunitarie e le relazioni industriali, politicamente moderato, di formazione socialista, aveva rapporti costanti con gli ambienti accademici europei.
Dal 1986 fino al 2002 è stato anche Adjunct Professor di Comparative Industrial Relations presso il Dickinson College e membro dell'Academic Council della Johns Hopkins University, Bologna Center, e dal 1988 al 2000 Direttore scientifico di SINNEA International, Istituto di ricerca e formazione della Lega delle Cooperative.
All'inizio degli anni novanta diviene consulente della Commissione Europea per le Relazioni Industriali e l’Occupazione e inizia inoltre la collaborazione con la Fondazione di Dublino per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro assumendo l'incarico di corrispondente per l'Italia del Japan Labour Institute.
La sua collaborazione con le istituzioni governative risale fin dal 1997, quando viene nominato Rappresentante del Governo italiano nel Comitato per l'occupazione e il mercato del lavoro dell'Unione Europea, ed esperto designato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro per assistere il Governo della Repubblica di Bosnia-Erzegovina nella progettazione di una nuova legislazione del lavoro.
Sempre nel 1997 assume l'incarico di Consigliere del Presidente del Consiglio Romano Prodi e collabora col ministro del Lavoro Tiziano Treu, durante i governi di centrosinistra. Con il Governo Berlusconi , Marco Biagi diventa uno dei consulenti del ministro del Welfare Maroni ricoprendo un ruolo di primo piano nella elaborazione del Libro bianco sullo stato del mercato del lavoro in Italia, sull'articolo 18 e in materia di riforme del mercato del lavoro. Tali linee le aveva condivise anche pubblicamente, dalle colonne de Il Sole 24 Ore, esponendosi personalmente. A Bologna la sera del 19 marzo 2002, viene ucciso da un vile attentato terroristico delle Brigate Rosse sotto la sua abitazione.
Walter Tobagi nasce il 18 marzo 1947 a San Brizio, vicino a Spoleto in Umbria, ma si trasferisce insieme alla famiglia, all’età di otto anni, a Bresso, comune dell’hinterland milanese. Frequenta il liceo Parini di Milano e dopo un breve periodo diventa caporedattore della storica “Zanzara” occupandosi di temi culturali e di costume.
Entra dopo il liceo, giovanissimo, all’Avanti e successivamente all’Avvenire.
Si delinea in quegli anni l’attenzione per i temi sociali, l’informazione, la politica e il sindacato. Nel periodo gennaio_giugno 1969 sull’ Avanti scriveva pezzi sulle prospettive dello scudo nella Comunità europea, sull’ unificazione dell'Europa come battaglia democratica, sul miracolo economico della Germania o sulle resistenze della Francia di De Grulle, ma anche sulla scuola e sull’università, sui temi relativi all'informazione e alla cultura, non trascurando cronaca e sport.
Successivamente passa al Corriere della Sera dove timidamente però, il cronista Tobagi comincia a entrare anche sul terreno politico e sindacale.
Si occupa dei risultati elettorali del '72, della rivolta di destra a Reggio Calabria con i «boia chi molla» di Ciccio Franco, scava nei congressi provinciali dei partiti e si diverte a scrivere profili di Sandro Pertini e Pietro Nenni.
In questi anni, per affinità si avvicina, senza mai prenderne la tessera, ai socialisti del dopo Midas, impegnati nella realizzazione di un nuovo progetto politico che si riprometteva nel tempo di restituire una rinnovata e concreta autonomia al vecchio PSI, troppo appiattitosi su posizioni vicine al partito comunista, al fine di porre termine a quel duopolio egemonico che aveva dato vita al compromesso storico.
Walter crede con entusiasmo nel nuovo corso socialista, in un indirizzo moderato pienamente in sintonia con le socialdemocrazie europee ma anche attento a mantenere forte l'identità nazionale. E vi ha creduto da vero riformista.
Fu in seguito accusato per questa sua simpatia di essere la lunga mano di Craxi nel mondo dell'informazione e sulla base di quest'accusa ebbe inizio la campagna di odio nei suoi confronti. Si occupa sempre di più di cronaca, che in quegli anni era soprattutto legata al terrorismo, sia nero che rosso, scrivendo libri sul giudice assassinato da Prima Linea Alessandrini e su Feltrinelli, seguendo i processi a Curcio, i casi di Toni Negri, del movimento del '77, di Prima Linea, dei primi pentiti, come Fioroni.
La forza delle cronache di Walter Tobagi era nel seguire un metodo di lavoro scrupoloso, analizzare i fatti, senza abbandonarsi alle ipotesi fantasiose, senza trascendere nella facile emotività e senza inseguire indiscrezioni non verificabili.
E per questo voler capire ad ogni costo è stato ucciso, perché i terroristi colpiscono proprio chi cerca di capirli, chi, con i ragionamenti e le analisi, semina dubbi al loro interno. Capiva che si trattava del tarlo più pericoloso per questo paese e sapeva che il terrorismo poteva annientare la nostra democrazia. Dunque, egli aveva capito che era divenuto un obiettivo. Denuncia i pericoli di un radicamento del fenomeno terroristico nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, come molti segnali avevano indicato con profonda inquietudine.
Ma non era soltanto un giornalista, un cronista scomodo degli anni di piombo ma anche uno studioso del movimento sindacale, producendo, nonostante la sua giovane età una ricca biografia. Erano in molti, infatti, a chiedersi come facesse a fare tante cose insieme: il giornalista e lo studioso, fra storia, sindacalismo, politica, informazione. Walter Tobagi viene assassinato a Milano nel 1980. Lascia la moglie Maristella e i figli Luca e Benedetta.
Ezio Tarantelli nasce a Roma nel 1941. Laureatosi nel 1965 presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Roma ha successivamente frequentato corsi avanzati di economia e di metodi quantitativi presso l’Università di Cambridge (U.K.) e presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology). Nel 1966 entra come funzionario al Servizio Studi della Banca d’Italia, e fa parte del gruppo che progetta il primo modello econometrico dell’economia italiana, curando la parte relativa a produttività e salari. In questo periodo ha collaborato con Carlo Azeglio Ciampi che del Servizio Studi della Banca d’Italia era membro attivo fino ad assumerne la direzione dal 1970 al 1973. Professore incaricato di economia del lavoro presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università Cattolica di Milano dal 1971 al 1975, nel 1973 è divenuto assistente ordinario di Politica economica e finanziaria nella facoltà di Economia e Commercio di Roma, conservando con la Banca d’Italia un rapporto di collaborazione scientifica in qualità di consulente. Nel 1976 è diventato professore straordinario di Politica economica della Facoltà di Scienze Politiche "C. Alfieri" di Firenze.
Ha tenuto corsi di relazioni industriali al MIT, al Dipartimento di economia dell’Università della California e all’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Il suo contatto con il mondo del lavoro è evidenziato dal fatto che nel 1981 ha fondato l’ISEL (Istituto di Studi e Economia del Lavoro), associato alla CISL, diventandone il Presidente. Gli interessi e la produzione scientifica di Tarantelli hanno avuto come asse centrale problemi reali dell’economia. La sua carriera universitaria si conclude come professore ordinario di Economia politica presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università "La Sapienza" di Roma dove fu ucciso dalle Brigate Rosse il 27 marzo 1985, a pochi passi dall’aula dove aveva appena tenuto una lezione ai suoi studenti.