TRAVAGLI. ALMENO LA ROSA DIA AI SUOI ELETTORI UN SEGNALE DI ESISTENZA IN VITA - di Lanfranco Turci E Alberto Benzoni, da il Riformista del 14 ottobre 2006
20 ottobre 2006
Il convegno di Montecatini dell’associazione per la Rosa nel pugno non poteva certo risolvere la crisi della Rosa nel pugno. Poteva però fotografarla con onestà ed equilibrio. E in questo senso è stato un successo. «Fotografare» una crisi significa coglierne la natura: nel caso specifico il fatto che la Rnp da mesi non è un soggetto politico. Non lo è a livello nazionale, dove si esprime soltanto attraverso le iniziative e la voce della componente radicale con iniziative a volte centrate come quella sull’eutanasia e altre più discutibili come il cosiddetto tavolo dei volenterosi. E men che meno lo è a livello locale, dove lo Sdi continua a operare ignorando, quasi sempre, se non osteggiando più di qualche volta, un progetto politico che pure porta la paternità del presidente del partito. Non lo è, infine, cosa più grave, all’esterno, dove chi vuole impegnarsi sul progetto senza essere né radicale né socialista, non è in grado di farlo.
Si è tentato di superare le difficoltà con una fuga in avanti di tipo organizzativo. Ma quanti non costituiscono qui e oggi un soggetto politico compiuto non possono sperare di costruire a freddo un partito vero e proprio. La formulazione poi, di due progetti - modelli di partito o individuazione di regole per decidere - tra loro diversi e, in un certo senso, antagonisti, non ha fatto che aggravare le cose. Ognuno dei due partner ha infatti visto, e con qualche fondamento, nella proposta dell’altro una provocazione e una minaccia: provocazione lo schema pannelliano che costruisce un soggetto a immagine e somiglianza dei soli radicali; minaccia l’ipotesi socialista vista come tentativo di avvalersi prima o poi - sia pure con tutte le garanzie possibili - della legge dei numeri.
Da questo punto di vista Montecatini può essere stata l’occasione per una opportuna pausa di riflessione. Interpretiamo, almeno in questo senso, la proposta di Boselli e Villetti di demandare a un referendum la scelta tra i modelli proposti (ivi compreso quello formulato dalla nostra Associazione). È ovvio che questo appuntamento, per essere efficace, e non inutilmente divisivo, va accuratamente preparato. Ma nulla vieta di avviare, sin d’ora, su questo tema, la più ampia consultazione.
Per l’intanto, è bene prendere atto della situazione.
Riconoscendo, una volta per tutte, che la Rnp per ora non può essere un partito, ma può cercare di essere un soggetto politico, per quanto abbastanza anomalo. La fase che attraversiamo non può non essere relativamente anarchica: e questo perché la Rnp è, e deve essere sempre più, una rete che riconosce, organizza e promuove le presenze e le iniziative più liberamente diverse. Per esserlo davvero occorrono tre requisiti oggi in larga misura assenti.
Primo, un gruppo dirigente centrale in grado di elaborare e “irradiare” idee, iniziative, politica, prese di posizioni comuni e condivise.
Secondo, luoghi di ascolto e di ulteriori “irradiazioni” ma anche di iniziative autonome sul territorio sulle questioni amministrative. Una sorta di “centraline” che per funzionare hanno assoluto bisogno di operatori esterni, intesi come persone e gruppi da coinvolgere nella gestione del progetto, anche al di fuori delle due strutture partitiche esistenti. In questo senso la nostra associazione intende impegnarsi sino in fondo nel promuovere ogni possibile aggregazione.
Infine, ed è questo, forse, il requisito più importante, recupero del necessario protagonismo socialista. Nella consapevolezza che il futuro della Rosa si giuoca all’interno dello Sdi; e che dipenderà dal grado di coinvolgimento delle strutture centrali e soprattutto periferiche nella costruzione di un disegno di socialismo liberale.
Le prossime elezioni amministrative saranno, in questa triplice prospettiva, una verifica decisiva. Non è qui in discussione il diritto dei socialisti a prendervi parte; e nemmeno, attenzione, la qualità e il valore del loro contributo; in un soggetto che riconosce le diversità, chi si occupa di ambiente o di case popolari ha la stessa dignità di chi si occupa di eutanasia o di libertà di ricerca.
Ma, attenzione non è nemmeno in discussione l’importanza della dimensione locale nella strategia complessiva della Rosa: non sono forse gli enti locali il luogo deputato di un conflitto sempre più evidente tra la domanda di servizi, di partecipazione, di autentica democrazia civica e un sistema politico che tende a diventare sempre più chiuso, opaco, autoreferenziale e costoso?
In questo senso, l’appuntamento della prossima primavera ha oggettivamente una dimensione di carattere generale e deve essere affrontato da noi a questo stesso livello. Con un seminario capace di definire e di comunicare alla pubblica opinione gli obiettivi/criteri complessivi della nostra azione amministrativa. Alle strutture locali, poi, il compito di portarli avanti, con tutte le qualificazioni e gli arricchimenti necessari e sotto il simbolo della Rosa nel pugno. Sarà questo il nostro vero segnale di “esistenza in vita”. Quello che attendono tanti, scorati non dai nostri litigi ma dalla nostra afasia.