TAV. NELLA SINISTRA C’E’ CHI PROTESTA E CHI E’ CONTRO PER ALTRE RAGIONI - da Il Riformista del 2 dicembre 2005
14 dicembre 2005
Centra poco con il socialismo, ma con la cultura di governo dei socialisti sì. Riteniamo utile portarvi a conoscenza di questo articolo
Eccola qui una bella provocazione per i riformisti. Nessuna critica vetero sindacale, nessuna tirata ambientalista, nessun ideologismo, ma solo numeri e un ragionamento che critica la mistica delle grandi opere pubbliche come volano di ripartenza economica. Lunedì pomeriggio, Milano, saletta Eurostar della Centrale di Milano. TI convegno sul progetto del nuovo traforo in Val di Susa è organizzato dalla Fit Cisl Lombardia. «Un nuovo traforo del Frejus è un'opera né prioritaria né strategica, quindi sostanzialmente inutile», tuona Dario Balotta, segretario regionale della Fit Cisl. «Quest'opera non serve», raddoppia il professor Marco Ponti del Politecnico, editorialista del Sole 24 Ore e de LaVoce.info. «Chi pagherà adesso se i costi saranno il doppio rispetto a quelli previsti e il traffico del nuovo tunnel la metà di quello previsto? Se non si toglierà un solo Tir dalle strade d'Europa, né si incrementerà il numero dei passeggeri?».
Non c'è da sobba1zare. Balotta e Ponti sono due riformisti. Non fanno le barricate alla Agnoletto, ma chiedono di aprire un dibattito sul merito della Tav. Chiedono ai riformisti di non uscire dalla logica ideologica del muro contro muro. Vogliono prima guardare dentro al megaprogetto e vedere se conviene farlo o meno. E a guardarlo dentro, il Ballotta e a Ponti non sembra proprio che ne valga la pena. Uno, dice Balotta: «Le capacità di attraversamento ferroviario dei sei valichi alpini già in esercizio sono largamente sottoutilizzate. In particolare, la Ventimiglia-Milano lavora al 18% della capacità, Frejus al 31,5%, Sempione al 18,5%, Chiasso al 78%, Brennero al 37% e Tarvisio al 18,5%. La capacità totale di 139 mln di tonnellate/annue è tripla rispetto ai volumi di traffico effettivo. Dunque si potrebbe anzitutto lavorare molto sulla saturazione di questi valichi». Due. Se opera strategica per il Paese è togliere traffico alla strada, il Frejus non è strategico. Secondo i calcoli, quando il tunnel di 53 chilometri sarà realizzato potrebbero veicolare, nel 2020, 21 milioni di tonnellate di merci, 11111 sarebbero merci tolti agli altri valichi ferroviari esistenti non certo ai camionisti. Anzi. Per trasferire le merci dalla gomma alla ferrovia basterebbe ammodernare la linea storica che lavora al 30% delle sue capacità». Tre. «Il tratto transfrontaliero nei corridoi europei è al 5% della domanda passeggeri e merci totale, il vero traffico si svolge dentro i singoli paesi». Quarto. «Trasportare merci su ferro costa il 30% in più di che su gomma, quindi non è la mezzora che ti farà guadagnare l'alta velocità a spostare il traffico su ferro e fare la differenza».
La critica di Balotta, insomma, è tutta sui numeri, in un'ottica economica di costi benefici e non concede nulla allsa demagogia antimoderna di tanta sinistra. Non basta, prosegue: «In Svizzera hanno già cominciato due trafori ferroviaria nord di Milano, sotto il Sempione e sotto il Gottardo, e quando saranno pronti, nel 2008, la Lombardia sarà invasa da treni che arriveranno carichi di merci da Arnsterdam, Colonia, Amburgo e Rotterdam. A quel punto, le merci verranno messe su strada senza che noi avremo la capacità di gestire i flussi a causa dell'inefficienza della nostra rete. Capito? E noi, invece che lavorare sul potenziamento della rete di valico ferroviario nord-sud (che è il vero corridoio strategico), ci impicchiamo sulla Tav in Val di Susa». Per Balotta e Ponti, quindi, «i soldi andrebbero piuttosto spesi per l'innovazione e l'ammodernamento tecnologico della rete esistente: il declino è dentro le ferrovie». Di qui la provocazionc1ànClata aI riformisti, <