TAGLIAMO IL PEGGIO, di Roberto Biscardini, dal numero speciale de l'Avanti della Domenica n. 36 del 15 novembre 2010

06 dicembre 2010

TAGLIAMO IL PEGGIO, di Roberto Biscardini, dal numero speciale de l'Avanti della Domenica n. 36 del 15 novembre 2010

Se la maggioranza parlamentare, con Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, avesse avuto minimamente a cuore gli interessi della democrazia e gli equilibri costituzionali, e non solo le proprie convenienze, non avrebbe “manu militari” imposto nel 2005 una legge che oggi, finalmente, in molti ammettono che si debba cambiare.
Dietro quella legge, che pur introdusse il proporzionale, c’era un unico vero disegno perverso, (da qui l’appellativo “porcellum” attribuitole dallo stesso Calderoli) quello di mettere a rischio la stabilità del futuro governo, costruendo le condizioni affinché il centrosinistra, che i sondaggi davano vincente alle elezioni del 2006, si trovasse con maggioranze diverse alla Camera e al Senato.
Allora in parlamento i socialisti c’erano, ma furono lasciati soli, anche dalla sinistra a sostenere ragioni di principio che oggi ritornano a galla. Soli con i loro emendamenti e il loro ostruzionismo, sopratutto in Senato. A distanza di cinque anni le questioni appaiono più chiare, i guasti sono più evidenti e si è finalmente formato nell’opinione pubblica un giudizio negativo diffuso.
Occorre una nuova legge elettorale. Per garantire un esercizio più normale della democrazia rappresentativa e ripristinare la normalità nell’equilibrio dei poteri costituzionali. Sul primo punto la questione è semplice. Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome. In un normale sistema proporzionale, è necessario abolire le liste bloccate per garantire ai cittadini di scegliere, oltre che il proprio partito o la propria lista, anche i propri rappresentanti reintroducendo il voto di preferenza.
Per altro la credibilità dei partiti è oggi così bassa che nessuno è più disposto a riconoscere più alle loro segreterie di scegliere gli eletti.
Sul secondo punto bisogna avere il coraggio di abolire il premio di maggioranza, per impedire che una coalizione o una lista con pochi voti possa avere una maggioranza parlamentare senza disporre della maggioranza del voto popolare. Persino la legge cosiddetta “truffa” di De Gasperi - Scelba, per garantire il rispetto della Costituzione, riconosceva un premio di maggioranza alla lista o alle liste apparentate a condizione che ottenessero almeno il 50 per cento più uno dei voti validi.
L’idea che con l’attuale sistema si possa modificare in senso maggioritario il sistema proporzionale, consentendo che un partito non disponendo della maggioranza dei consensi popolari possa eleggere in parlamento il Presidente della Repubblica, i Presidenti delle Camere, i componenti del CSM, modificare i regolamenti della Camera e persino cambiare la Costituzione, è finalmente percepito come un vero pericolo per la democrazia. Quasi una legge ad personam.
Per un esame più argomentato dei contenuti di una necessaria riforma elettorale rimando all’articolo apparso sull’Avanti del 24 ottobre dal titolo ”Un Parlamento che non ci rappresenta”.
Una cosa è certa, la questione della legge elettorale è diventata una questione prioritaria nell’interesse dei cittadini se vogliamo rimettere il paese sul binario della normalità.
Ci si può arrivare in modi diversi, ma in assenza di una maggioranza parlamentare favorevole o di un nuovo governo, occorre rimettere la questione nelle mani dei cittadini, indicendo un referendum popolare. Come propongono i socialisti, per ricercare dal basso il più ampio consenso.
Un referendum, abrogativo dei principali difetti del “porcellum”, che consentirebbe, a partire dalla legge che c’è, di introdurre le preferenze e abolire il premio di maggioranza. Due piccole che cose, ma strategiche, destinate a ripristinare il corso della democrazie e un più normale sistema politico.

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