SUPERARE LE DIVISIONI PER COSTRUIRE UN PROGETTO DEL SOCIALISMO RIFORMISTA di Alberto Angeli

01 febbraio 2018

SUPERARE LE DIVISIONI PER COSTRUIRE UN PROGETTO DEL SOCIALISMO RIFORMISTA di Alberto Angeli

«A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire» (Guglielmo di Occam). Spiegazione: in base al principio stesso del rasoio di Occam, una teoria che progressivamente si appoggiasse alla elaborazione troppo semplice e parziale di termini o a principi sempre più evanescenti alla fine sarebbe da rigettare per la sua stessa inconsistenza. Credo che questa sia l’interpretazione che ha indotto romano Prodi a dichiarare la sua propensione a votare a favore del centrosinistra, mettendo comunque in dubbio una sua preferenza per il PD di Renzi.

Per un qualsiasi osservatore imparziale, seriamente preoccupato per il quadro politico la cui cultura e storia lo orienta a favore delle forze riformiste e che vede i due blocchi: la destra e i cinquestelle in concorrenza tra loro e tuttavia alternativi alla coalizione di centrosinistra e LeU, questo principio logico del rasoio di Occam, inteso come un segnale opportuno in un momento opportuno, è sicuramente applicabile alla situazione che appunto vede in conflitto LeU e PD.

Il punto della divisione a sinistra risiede nella complicata tesi che i fondatori di LeU: Grasso, Bersani, Fratoianni, D’Alema, Civati, sostengono per rifuggire da ogni ipotesi di intesa con il PD: il popolo della sinistra ha scelto di lasciare il PD, noi stiamo con il popolo”. Questa rasoiata che teglia di netto ogni possibile rapporto con il PD, a meno che il voto del 4 marzo non capovolga gli equilibri, vuole anche essere una deliberata e presuntuosa pretesa di qualificare comunque il PD di destra e odiato dal popolo. Ovviamente, ci sono anche le proposte elettorali che sbaragliano ogni ipotesi d’intesa. La reintroduzione dell’art.18 della legge 300/70, la cancellazione del Jobs act e la revisione della legge Fornero, la cancellazione la cosiddetta “Buona scuola” e l’abolizione delle tasse universitarie, tanto per citare i punti di maggiore impegno ( e di attrito ) su cui Leu chiede il voto del popolo, trascurando il fatto che il MdP ex PD( cioè la parte più corposa di Leu ) ha approvato molte di quelle leggi oggi contestate.

D’altro canto, dire oggi:  ma se anziché arrivare alla scissione avessero condotto con forza la loro battaglia all’interno del PD e nel parlamento il confronto elettorale avrebbe avuto un diverso svolgimento, sicuramente. Intanto, perché è realisticamente impossibile che Leu, come anche il PD, possa ottenere un successo elettorale, tale da poter realizzare le sue proposte programmatiche; in alternativa, pur augurandogli un buon risultato, dovrà comunque vedersela o con i 5S o sperare che sia il PD, preso atto della insistita indisponibilità di Leu, ad allearsi con Berlusconi, convinti che già esista un piano in tale senso, ( scommettendo quindi su un risultato favorevole al cavaliere e alla destra )  così da poter trasformare una loro probabile dèbàcle in una (rendita di ) posizione da cui muovere contro lo sperato sodalizio Renzi-Berlusconi.

La realpolitik è stata decisamente ignorata da Leu, poichè dall’opposizione non porterà alcun vantaggio al popolo al quale chiede il consenso  a sostegno di un progetto presumibilmente destinato a rimanere nel cassetto, confidando che  si compia il destino di una riedizione del Nazareno. A meno che;  a meno che Leu non confidi in un successo dei 5S, come del resto si può agilmente cogliere nel ragionare di Bersani e di Grasso, e riprovare ( dopo la brutta figura fatta da Bersani ) a ritessere con il movimento 5S un dialogo su alcuni punti del programma, visto e considerato che Di Maio ogni giorno evolve e modifica il programma e le proposte del movimento, un   comportamento furbesco che lo assimila al personaggio di Fëdor Dostoevskij del bellissimo romanzo “Il Giocatore”, Aleksej Ivànovic, tanto che vaticina la revisione di molte leggi sul mercato del lavoro e sulla previdenza, che possono sollecitare un approccio diverso e possibilista di Leu.

Realisticamente, lo scenario più probabile e sostenuto anche dai bookmaker è un governo Salvini Meloni-Di Maio, poiché le proposte politiche: su finanza, economia, Europa, Euro, lavoro, previdenza, migrazione e riforme sociali di questi partiti hanno molto in comune. Certo il pellegrinare di Di Maio in USA e a Londra, le processioni a cui dà seguito recandosi nei santuari del potere economico e finanziario ( alla Renzi, per intenderci, e come di costume di molti pellegrini del potere politico del passato) per “spiegare il programma del movimento”, lo fa apparire  il Santone colto da una ispirazione dell’oltre mondo, non deve stupirci più di tanto. Perché, poi, in definitiva, saranno i lavoratori, i pensionati, a pagare i danni del progetto di uno vale uno; e allora sarà troppo tardi, per stabilire chi ha la responsabilità di quanto accaduto.

Insomma, con la nascita del movimento di Grasso e l’abbandono di Gramsci per inseguire il popolo, la domanda se per questa strada non si declini il movimento da referente del popolo a nuovo populismo, non trovi una sua risposta nelle macerie che dopo il 4 marzo il mondo della sinistra si troverà sulle spalle. E questa prospettiva non è un pregiudizio profetico. La sinistra del PD, già ridimensionata nell’assegnazione dei seggi dall’autoritarismo di Renzi, se vuole riconquistare posizioni nel nuovo Parlamento dovrà battersi come un leone per difendere il PD, tutto il PD e il suo programma. Una difesa che, come ci insegna Sun Tzu nell’Arte della Guerra, dovranno condurre colpo su colpo per rispondere all’accerchiamento delle altre forze in campo in cui anche Leu è scontato ne farà parte.

Dire che non c’erano alternative è una scusa ingenua e offensiva dell’intelligenza che l’osservatore ( il popolo ) ha ben desta. La scissione poteva essere l’occasione per una costituente socialista, pluralista e aperta a tutte le forze riformiste e della sinistra, per dare corpo ad un movimento socialista moderno con l’intento di recuperare la tradizione e la storia culturale  del socialismo e delle varie esperienze che nel secolo scorso hanno contribuito alla sconfitta del fascismo e alla creazione della repubblica democratica e parlamentare. Gli scissionisti di Leu portano una grande responsabilità, quella di avere lasciato a Renzi la custodia della storia della sinistra italiana: PCI,DS,PDS,PD, per rassegnarsi ad essere un movimento ininfluente per il cambiamento ma decisivo per la sconfitta della sinistra.

Nulla deve darsi per perso. Se ancora nell’animo degli scissionisti sopravvive un riverbero di orgoglio assumano l’iniziativa di aprirsi alla sinistra PD prospettando la disponibilità al confronto su un progetto per il Paese e pronti a ritrovarsi per dare vita ad un partito socialista riformista. Questo è ciò che il popolo si aspetta e di cui il paese, l’Italia, ha estremo bisogno.

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