SULLA COSTITUENTE SOCIALISTA – di Roberto Biscardini, 3 aprile 2007
14 aprile 2007
Dopo anni di silenzio si è riaperta con forza la questione socialista. Dopo anni in cui la parola socialista non andava più di moda, osteggiata da destra e da sinistra, considerata superata anche da molti socialisti, si apre nel paese una nuova prospettiva socialista. In poco tempo anche il linguaggio sembra cambiato. Ci stiamo lasciando alla spalle l’apologia del riformismo senza aggettivi e dell’Ulivo da esportare nel resto del mondo e il socialismo che sembrava liquidato per sempre, insieme alla socialdemocrazia, ritorna di attualità. E con la questione socialista ritorna di attualità l’iniziativa politica per dar vita anche in Italia ad un nuovo soggetto socialista, laico e liberale. Ciò accade per diverse ragioni: dal 1994 ad oggi una sinistra senza un forte partito di ispirazione socialista non rappresenta un’alternativa di governo credibile alla destra. La crisi del sistema politico è insieme crisi della politica, crisi di questo bipolarismo e crisi di credibilità dei partiti nati senza identità nelle seconda repubblica. In più c’è la crisi di credibilità della sinistra, sia di quella cosiddetta radicale che mina la stabilità del governo, ma anche di quella riformista che sembra spesso aver perso bussola e timone. Naturalmente gioca a favore di un nuova prospettiva socialista la ormai probabile nascita del Partito democratico, costruito intorno ad una forte alleanza tra i vertici di Ds e Margherita, per la gestione del potere nelle istituzioni con metodo Cencelli, senza identità, collocato fuori dal Pse, in cui sarà determinante una forte componente confessionale e l’assenza di una altrettanto forte matrice laica e liberale. In questo quadro la convocazione del Congresso nazionale dello Sdi che si dichiara pronto a promuovere una Costituente socialista con chi ci sta, le tante iniziative in giro per l’Italia che in sincrono si sono mosse sulle stesso terreno e il dibattito che si è aperto nei Ds alla vigilia del loro congresso hanno riaperto una speranza, hanno messo in moto uno straordinario processo accelerato. Con la voglia di rispondere concretamente ad una domanda semplice. Se alla scala mondiale, regionale e locale il socialismo democratico e riformista è oggi ancora lo strumento per affrontare le grandi sfide, se è ancora la nuova frontiera su cui gli individui possono contare per un continuo e progressivo miglioramento delle loro condizioni materiali e di libertà, in contrapposizione non solo alla destra, ma anche alle tendenze autoritarie presenti a sinistra, perché da noi no? Perché il nostro paese deve essere l’unico a non avere un partito di ispirazione socialista come ne esistono in tutto il resto del mondo occidentale? Per anni la grande sfida nella sinistra ha ruotato intorno alla possibilità per i socialisti di continuare a fare i socialisti e intorno alla necessità attraverso un processo revisionista di trasformare la sinistra in socialdemocrazia. Oggi, dopo anni di difficoltà, la nuova sfida si riassume nell’esigenza semplice di dar vita ad un nuovo partito in linea con le esperienze liberali del socialismo europeo. Un partito moderno in grado di interpretare i bisogni di cambiamento della società, come alternativa al moderatismo, al centrismo e alla destra, ma anche alternativo al conservatorismo e al fondamentalismo della sinistra. Un partito nuovo, del socialismo largo, come si è detto, non sommatoria di vecchie o nuove sigle, capace di rimescolare le carte e riproporre una diversa articolazione del sistema politico. Un partito in grado di attrarre intorno ad un grande progetto, con entusiasmo, tutte le risorse disponibili, superando le divisioni del passato, lasciando da parte gelosie e personalismi. Un partito in grado di attrarre soprattutto giovani e nuove forze. E’ questa la ragione del successo dell’incontro promosso a Milano il 10 marzo dall’associazione “il Socialista” che aveva per tema “Verso una costituente socialista laica e liberale. Da Milano, per Milano, per la Lombardia e oltre.” Più di duecento persone si sono trovate al Circolo della Stampa a discutere di costituente socialista e del contributo che potrà venire da Milano, nella consapevolezza dell’importanza che Milano e la Lombardia potranno avere nella costruzione di questo nuovo progetto. Sì, proprio Milano massacrata e mortificata dalle vicende di tangentopoli, capitale da quindici anni dell’antipolitica municipale, condannata dagli errori e dal giustizialismo della sinistra, può ritrovare intorno a questo progetto le forze per rimettere in circolo le sue grandi potenzialità politiche, intellettuali e sociali. Potenzialità socialiste, laiche e liberali che affondano le radici in una lunga storia. Quella dei suoi cittadini che per un secolo si sono identificati con il socialismo municipale e riformista, mentre i socialisti si identificavano in loro. La Milano del riformismo socialista che, non a caso, ha avuto ininterrottamente sindaci socialisti e socialdemocratici, salvo il periodo del fascismo e della guerra, dal 1914 al 1993. La Milano che riusciva a coniugare il sostegno alla crescita economica con le politiche sociali in favore dei più deboli, le politiche dello sviluppo, della modernizzazione, della ricerca e delle grandi istituzioni culturali, con la costruzione di grandi infrastrutture di trasporto e con una politica della casa come servizio sociale. All’incontro, insieme ai rappresentanti di molte associazioni e circoli socialisti, c’erano dirigenti dello Sdi, del Nuovo Psi, del Socialisti di Bobo Craxi, socialisti senza tessera e diversi esponenti del correntone Ds. Hanno partecipato esponenti repubblicani, liberali e personalità di primo piano della sinistra milanese, tra i quali l’ex Sindaco Paolo Pillitteri, Luigi Corbani, Gianni Cervetti, Giacomo Properzj e tanti tanti altri, oltre a Susanna Camusso segretaria regionale della Cgil, e Walter Galbusera segretario regionale della Uil. Ma anche Michele Salvati che pur rappresentando la posizione di chi ha creduto e crede ancora nel Partito democratico, non ha nascosto la differenza tra quello che avrebbe dovuto essere e quello che è. Non ha nascosto i limiti con i quali sta nascendo oggi quel progetto e non ha escluso la possibilità che anche persone come lui, nonostante dieci anni di adesione convinta, possano gettare la spugna e ripresentarsi alla costituente socialista “con il capo cosparso di cenere”. Come dire alla costituente potranno partecipare socialisti, laici, liberali, radicali, repubblicani, ambientalisti, diessini di Mussi, di Angius, ma anche coloro che pur votando oggi per la mozione Fassino non sono convinti e potrebbero ricredersi il giorno dopo. Dall’incontro di Milano una cosa chiara è uscita. Il progetto va ben oltre il tema dell’unità socialista, di cui se mai è solo una parte. Le risorse da coinvolgere sono molte. Così come dieci anni fa dalla Cosa 2 non è nato alcun partito del socialismo italiano, tanto meno oggi dal Pd può nascere un partito del socialismo europeo. Margherita dixit.
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