SUL CASO REGENI di Roberto Biscardini

12 febbraio 2016

SUL CASO REGENI di Roberto Biscardini

INTERVENTO DI ROBERTO BISCARDINI
CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO - 8 FEBBRAIO 2016
Ringrazio il Presidente Rizzo, che ha aperto la seduta con un breve ricordo di Giulio Regeni.
Lo faccio anche io perché sono colpito dal fatto che c’è un’Italia che si riempie la bocca di umanità, di sinistra, di democrazia (compresa la “bellissima giornata democratica” delle primarie di ieri), ma che di fronte al caso Regeni è assolutamente silenziosa. Non ho sentito nessuno dei soliti protagonisti della politica e della società civile alzare una voce di sdegno, non li ho sentiti indignarsi per quello che è successo in Egitto in questi giorni.
Giulio Regeni potrebbe essere uno di noi, uno che abita vicino a casa nostra, un giovane appassionato, un internazionalista, una persona intelligente, uno che andava in Egitto a studiare i problemi di quella società. Quindi uno studioso interessato ai problemi del mondo. Certo studia, analizzava questioni probabilmente anche pericolose per quel paese. Si interessava di sindacato, di sindacalismo, e non ho sentito nessun sindacato, nemmeno la CGIL fare alcuna dichiarazione forte di sdegna e di indignazione su questa vicenda. Regeni si interessava delle cose che riguardano la democrazia. Era un giovane che ha deciso di fare la sua vita, di scegliere la propria vita, e paga di persona per la sua libertà. Di fronte ad una gravità di questa natura nè destra, né sinistra, nè centro – non parliamo del Governo – fanno finta che nulla sia accaduto.
Ciò è il segno del degrado ed è di una gravita senza limiti per un paese pronto a commuoversi per ogni stupidaggine. Lo dico da vecchio socialista internazionalista, ma anche da persona che ha una certa umanità, che conserva e difende il diritto all’indignazione. Bisogna fare qualcosa, invito i Gruppi di questo consiglio a farsi interpreti di questa tragedia. Venga da questa Milano, che vuole essere sempre avanti rispetto agli altri, una parola chiara per ricordare il giovane Giulio Regeni, perché parlando di lui si parla di un omicidio politico in un periodo di pace che avviene in circostanze oscure, difficili e inusuali. È stato ammazzato in un paese straniero, l’hanno massacrato, gli hanno spaccato le ossa per giorni e giorni in una situazione che sembra veder coinvolto alcuni settori del governo egiziano.
Eppure c’è un’indifferenza generale. Milano da ieri ha il candidato sindaco del centrosinistra non può far finta di nulla di ciò che ci accade intorno.
Proprio il centrosinistra non può dire “siamo contenti e chi sene frega di ciò che accade in Egitto”.
Se vogliamo essere ancora amici di quel paese, perché dobbiamo essere amici di quel paese, dobbiamo rivendicare a tutti i costi la verità. Dovremmo addirittura invocare un intervento delle Nazioni Unite perché si faccia verità. Un cittadino, una persona, italiana o non italiana, un giovane democratico, non può morire così in una situazione così oscura senza che nessuno senta il dovere di reagire e -riuso una parola che non uso di frequente – cioè di indignarsi.
Questo è il compito e il ruolo della sinistra. Questo è il nostro primo dovere, ossia avere una sensibilità e avere voce per manifestare la nostra preoccupazione di fronte a fatti come questi. È una questione politica e morale. Vedo questo Paese scivolare sempre di più nell’indifferenza, nella rassegnazione, rincorrendo stupidaggini di ogni genere, e contemporaneamente perdere il senso delle cose più profonde.

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