SUI COSTI DELLA POLITICA. ADESSO BASTA, BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI ANDARE IN CONTROTENDENZA di Roberto Biscardini
08 agosto 2011
Tira una aria brutta. Ma se siamo seri dobbiamo armarci e difendere la politica senza mezzi termini . Dobbiamo difenderla dall’attacco del populismo di destra e di sinistra. Dall’attacco di noti e stranoti intellettuali e docenti a contratto. Dall’attacco di noti, stranoti giornalisti, di straricchi imprenditori, di straricchi banchieri e dall’attacco di discutubili sindacalisti e compagnia cantante. Chiedono in coro di ridurre i costi della politica, ma confondono i costi della politica con i costi sacrosanti della democrazia. Confondono i costi necessari della politica con i privilegi. Chiedono di ridurre tutto: il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, provinciali e comunali (già ingiustificatamente ridotti). Chiedono l’abolizione delle province non per avviare una giusta e necessaria riforma istituzionale ma per i loro costi. Chiedono di ridurre il numero dei comuni. L’essenza della libertà come diceva Carlo Cattaneo. Confondono i costi con gli sprechi. Ma siccome stiamo parlando di persone colte e preparate bisogna domandarsi perché? Perché di fronte ad una politica debole e sottoschiaffo da parecchi anni, qulcuno pensa di poterla farla franca e di avviare la fase due della Seconda repubblica senza nuovamente pagare dazio.
Ma se di sprechi vogliamo parlare discutiamo del finanziamento pubblico a tutta la stampa, anche a quella privatissima e apparentemente ricca. Con quei finanziamenti si pagano gli stipendi dei giornalisti che invocano la riduzione dei costi della politica. Aboliamo il finanziamento pubblico all’editoria?
Discutiamo del finanziamnto alla imprese perchè dentro quei finanziamenti ci sono almeno in parte anche gli emolumenti dei loro manager, quelli che con i soldi presi dalla politica chiedono la riduzione di suoi costi.
Discutiamo dei costi del sindacato anche del sindacato di Bonanni, in questi giorni particolarmente scatenato contro i costi della politica. Serve la CISL di Bonanni, ci si potrebbe domandare? Chi la paga? Quanto ci costa? Per conto di chi parla?
Avanti di questo passo non c’é speranza di vedere la luce in fondo al tunnel, c’è solo la dittattura di una minoranza tecnocratica, ben nascosta dietro il sentire comune di una maggioranza silenziosa. In gioco c’é la democrazia, bella, brutta o costosa che sia.
Certo se c’è da ridurre gli sprechi si deve e si puo’ fare. Ma in gioco c’é ben altro.
Non è forse un caso che siamo nuovamente di fronte ad inspiegabile attaco giudiziario. Verso sinista e verso destra. Il caso di Sesto San Giovanni è peraltro emblematico. Dove si vuole arrivare? Perchè un cosi’ forte accanimento mediatico? Perchè tornare al 1994 ad indagare, alla ricerca dei reati per trovare i colpevoli? Toghe nere o toghe impazzite?
E in fine una domanda ai tanti esperti e analisti economici. E’ pensabile che una riduzione dei costi della politica italiana basterebbe a frenare la speculazione finanziaria internazionale e il crollo delle borse a scala internazionale? Forse la questione riguarda la credibilità del governo italiano ed anche di altri governi, compresa l’azione tardiva della BCE. E riguarda la credibità della manovra finanziaria che tutti con superficialità, solo qualche settimana fa, avevano salutato come utile e necessaria. Senza avere il coraggio di dire, come avevamo detto noi, che era insuffciente.