STEFANIA CRAXI: «ANCHE ALFANO AD HAMMAMET PER COMMEMORARE MIO PAPA'» di Cesare Zapperi del Corriere della Sera

18 gennaio 2017

STEFANIA CRAXI: «ANCHE ALFANO AD HAMMAMET PER COMMEMORARE MIO PAPA'»  di Cesare Zapperi del Corriere della Sera

L’intervista di Cesare Zapperi a Stefania Craxi: «Anche Alfano ad Hammamet per commemorare mio papà»

Stefania Craxi: «Sapevo che era in visita in Tunisia e gli ho chiesto di venire». Il 19 gennaio cade il 17mo anniversario della morte dell'ex segretario socialista Bettino

«Appena ho saputo che Angelino Alfano aveva in programma una visita ufficiale in Tunisia gli ho chiesto di venire ad Hammamet ed ha accettato senza esitazioni». Domani è il diciassettesimo anniversario della morte di Bettino Craxi. La figlia Stefania anticipa con un pizzico di trattenuta soddisfazione la prima volta di un ministro di un governo di centrosinistra (per quanto di estrazione politica opposta) al cimitero della cittadina tunisina. Sette anni fa, il tabù fu violato da tre ministri del governo Berlusconi: Franco Frattini, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta.

Che peso dà alla presenza di Alfano?
«È un piccolo gesto, ma importante. Dopo 17 anni mi pare sia arrivato finalmente il tempo di fare i conti con la figura di mio padre. C’è bisogno di una riflessione serena, senza viltà né ipocrisie».

Da dove vorrebbe partire?
«Dalle intuizioni di mio padre. Sull’Europa, per esempio, diceva sempre che così come si stava costruendo sarebbe stata un inferno. E sulla globalizzazione metteva in guardia dai facili ottimismi perché intravedeva il rischio di grandi disuguaglianze».

Craxi parlava anche di riforme istituzionali. Tema su cui al referendum si è spaccata l’Italia.
«Perché le si è volute calare dall’alto, a colpi di maggioranza. Mio padre era per il presidenzialismo, ma riteneva che il sistema migliore fosse il proporzionale con uno sbarramento del 5%. Altro che maggioritario...».

Il sistema della Seconda Repubblica.
«Appunto. Ed è stato un fallimento totale. Doveva darci la stabilità e invece abbiamo visto un continuo ricambio di governi, compresi alcuni non eletti da nessuno. Doveva portarci al risanamento dei conti e il debito pubblico ha battuto tutti i record. Doveva darci un nuovo sistema dei partiti e per contro li ha distrutti, dandoci in cambio soggetti che rispondono solo ad un leader o vivono nella realtà virtuale».

Vuole per caso proporre una «restaurazione»?
«Io propongo, piuttosto, un ritorno al futuro. Non c’è nulla da restaurare, semmai si tratta di recuperare alcune intuizioni che Craxi aveva messo sul tavolo prima di altri. Fosse per me, ripartirei da una grande assemblea costituente, eletta dai cittadini, a cui affidare il compito di ridisegnare l’assetto dello Stato su un impianto presidenzialista».

Lei chiede di fare i conti con la figura di suo padre sul piano politico. Ma c’è anche la vicenda di Mani Pulite.
«Certo, parliamone allora. Sono passati 25 anni dall’inizio di un’inchiesta che ha visto 25 mila avvisi di garanzia, 3 mila persone in carcere, 4 mila processi e solo qualche centinaio di condanne. Ci sono migliaia di persone che hanno perso l’onore, il lavoro, la famiglia e talvolta anche la vita. E cosa è cambiato da allora?».

Resta convinta che suo padre sia stato il capro espiatorio di un sistema?
«Osservo solo che la corruzione è un reato personale, non politico. Craxi è stato condannato “perché non poteva non sapere” e sulla base di una contestazione (il finanziamento illecito) che è stata punita sul piano penale solo per due anni. Diciamo la verità: la Seconda Repubblica è nata su una grande balla, su una inesistente lotta degli onesti contro i disonesti. No, basta, è arrivato il tempo di una riflessione seria. Senza sconti, ma anche senza ipocrisie».

 

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