SOVRANISMO di Francesco Bochicchio

06 luglio 2018

SOVRANISMO di  Francesco Bochicchio

Il Governo 5Stelle-Lega si basa sul sovranismo contro europeismo e globalizzazione. Sovranismo che viene condannato quale nazionalismo e protezionismo.
E’ una versione riduttiva che appiattisce la sovranità sulla nazione ed inoltre sembra considerare che il mercato sia senza sovranità quale comando oggettivo.
Si parta dal secondo punto: Il capitale finanziario domina violando leggi, democrazia, tecnica e mercato. Il mercato non è più –ammesso che lo sia stato in passato-, un meccanismo oggettivo e la “mano invisibile” è un miraggio.
Sul primo, la suprema autorità, elemento in cui si racchiude la sovranità (“suprema autoritas,  superiorem non recognescens”)  richiede una specificazione di località che  si pone:
o
-in chiave di negazione dei diritti altrui e quindi cade nel nazionalismo che è compatibile con la globalizzazione e con il capitale finanziario;
oppure
- in chiave di sola difesa sia dal nazionalismo sia dal capitale finanziario e dalla globalizzazione, e si rientra nella sovranità popolare.
In definitiva, il sovranismo è ambiguo e ha due volti, opposto l’uno all’altro.
Con l’unire i due profili senza invece separarli. si nasconde il punto vero che il nazionalismo è in realtà al servizio del capitale finanziario e non è affatto autonomo da esso.
Angelo Panebianco attacca il sovranismo evidenziando che esso porta al nazionalismo ed alla guerra, trascurando che è il capitale finanziario che dirige il nazionalismo e,  a monte, che lo stesso capitale finanziario, con la globalizzazione e con forme di enti sovra-nazionali, non ha affatto limitato i conflitti bellici.
Lo stesso Panebianco comprende che è differente, come peso e rilevanza,  il sovranismo dell’Italia da quello dell’America e conferma quanto da tempo sostenuto da chi scrive, vale a dire che il nazionalismo è l’anticamera dell’imperialismo, da cui differisce per grado ma non per qualità: possono coesistere con il nazionalismo vassallo dell’imperialismo, od oppositore limntiato, salvo alleanza con altri nazionalismi, ma il tutto senza compromettere l’equilibrio geopolitico, fragile ma non sostituibile,  a base del dominio del capitale finanziario.
Molto acutamente Sergio Romano evidenzia che la supremazia a livello europeo del razzismo e del nazionalismo è impossibile in quanto i vari rappresentanti a livello nazionale sono in contrasto con quelli delle altre nazioni: è da replicare che la crisi dell’Occidente si sta traducendo nella definitiva scissione tra Europa ed America, il che comporta la fine dell’Europa e la nascita di nuovi assetti geo-politici, sempre in funzione dell’equilibrio a base del dominio del capitale finanziario.
La sovranità popolare è l’unica alternativa al nazionalismo, all’imperialismo ed al capitale finanziario.
La sovranità popolare comporta il diniego del dominio, inteso come potere assoluto e pertanto abusivo  del capitale finanziario e di autorità estere od anche sovranazionali.
I punti fondamentali sono il rifiuto del iberismo –ed addirittura del liberalismo- e dell’autoritarismo (interno ed esterno), tutt’altro che incompatibili l’uno con l’altro.
Costituzionalismo e opposizione popolare si uniscono, ma in funzione di cosa? Cosa è nel concreto la sovranità popolare?
Il populismo presenta l’aspetto positivo della contestazione delle “elite”, ma poi non riesce a differenziare tra sovranità nazionale e sovranità popolare e quindi finisce inevitabilmente a destra. Quando vi è un populismo genuinamente non di  destra come i 5Stelle, è inevitabile  che lo stesso venga fagocitato dal populismo di destra nazionalista e razzista quale quello della Lega.
Ma il vero problema non è il populismo, che è un orientamento politico incompleto e fino ad ora aperto alle strumentalizzazioni: il vero problema è  la sinistra che alla luce delle difficoltà di un’aggregazione di classe ha ritenuto di supplire a ciò con il politicismo e quindi con il ruolo centrale di  ”elite” politiche tradendo la sovranità popolare.
L’unico tentativo vero di attuare la sovranità nazionale pur in presenza di una stratificazione di classe complessa ed irriducibile rispetto al bipolarismo, vale a dire la creazione di contropoteri a livello diffuso, economico, sociale e territoriale (tentativo dovuto a Lelio Basso), fu snaturato dal Pci in un’ottica politicista di presa del potere, da parte del partito, vale dire di ”elite”.
Qui nasce l’esigenza per la sinistra di trarre dal populismo il nucleo importante e fondamentale della lotta alle “elite”: lo scrivente non è populista e non vuole una trasformazione populista della sinistra.
Sa bene che il populismo cade  nel momento in cui fonda la lotta alle ”elite” sulla negazione della rappresentanza la quale porta ineluttabilmente ad un plebiscitarismo esiziale.
Al contrario, è necessaria la rivitalizzazione e la trasformazione in senso popolare della rappresentanza , nata elitaria e tale rimasta.
Ma la sinistra, nel momento in cui la lotta dei classe ha visto il trionfo del capitale finanziario, vale a dire del volto più potente, accentratore ed arbitrario del capitale, è rimasta inerme.
Non  a caso, essa sinistra ha avuto della lotta per la Costituzione una concezione solo difensiva, come visto nella battaglia fondamentale per la bocciatura al “referendum” dell’autoritaria riforma Renzi/Boschi, rinunziando peraltro ad un’ottica propositiva ed attiva di  rendere la stessa Costituzione veramente attuata e vivente e garanzia dell’effettività della sovranità popolare.
Lo scrivente propone alla sinistra, che non comprende il Pd, sia chiaro, non un’alleanza con i 5Stelle, ma un’attenzione verso di loro per unire protesta popolare e costituzionale antiliberista in funzione della sovranità popolare.
E sia ben chiaro, non può che essere così: una effettiva alleanza con i 5Stelle è impossibile in quanto questi, da veri populisti, si concentrano sull’opposizione alle “elite” politiche, ponendo in secondo piano  l’opposizione alle “elite” economiche, che invece, dominano le prime. Ma la sinistra , invece di sorridere con poco acume (”Quid rides, “de te fabula narratur”) deve cambiare passo totalmente e capire che appoggiare le “elite” politiche contro quelle economiche è velleitario in quanto le prime saranno sempre succubi delle seconde, ed anche quando le sostituiscono come nel comunismo realizzato, ciò è solo per rafforzare il dominio economico.

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