SOLIDALE E DEMOCRATICA, LAICA E LIBERALE ECCO LA SINISTRA CHE DOBBIAMO ESSERE – di Raffaele Gentile, da Il Riformista del 21 luglio 2007
01 agosto 2007
Nella generale disattenzione della politica, stordita dalla crisi dei grandi partiti, alla perenne ricerca di nuove identità, si sta formando un'area sociale trasversale che pone al centro delle proprie ansie e dei propri interessi questioni come la sicurezza, la libertà di agire nel mercato, servizi migliori, riforme civili e buona amministrazione, l'equità rispetto alle opportunità di partenza.
L'evoluzione di questa nostra società è priva di significativi interlocutori capaci di generare risorse intellettuali e culturali, in un silenzio assordante di una cultura di sinistra che si è fatta intrappolare nello schema Berlusconi sì, Berlusconi no. C'è una vera e propria crisi del sistema politico che va affrontata per quel che è. Lo scontro non è più soltanto fra una generica destra e una generica sinistra, ma, piuttosto, fra progressismo e conservatorismo.
Nel frattempo, mentre da un lato nasce una nuova platea di interessi nella società, prendono vigore le oligarchie della finanza e della comunicazione. Queste oligarchie vogliono decidere, la politica dovrebbe seguire. La politica deve resistere alla pretesa di provocare da sola il cambiamento, ma deve resistere anche alla pretesa della finanza di promuovere il cambiamento rimuovendo l'ostacolo della politica. Per far questo ci vuole una sinistra che sappia rischiare.
Una sinistra che sia maggioritaria deve saper affrontare con decisione i temi sui quali si registrano le nuove sensibilità sociali, come quelle della formazione, della riproduzione e della diffusione del sapere come requisiti di cittadinanza e di democrazia, quelle di uno Stato meno interessato alla gestione del sociale e dell'economia e più interessato a stabilire regole e ad esercitare controlli.
Allo stesso modo è inevitabile in economia l'accettazione dell'etica del rischio da parte delle imprese; mentre la capacità del governo, come spesso viene auspicato, si deve misurare sull'obiettivo della distribuzione delle opportunità piuttosto che della distribuzione delle risorse. La modernizzazione del sistema politico-istituzionale richiede più laicità e garantismo, più uguaglianza nelle opportunità di partenza, dove tali opportunità derivino dall'ampliamento degli spazi di democrazia e di libertà, e non solo dalla iniziativa dello Stato.
C'è bisogno di una sinistra che sappia affrontare da sinistra il problema della sicurezza che, almeno in termini di percezione dei rischi, è sentito fortemente da larghe fasce del Paese. Non è vero che sul terreno riformista la sinistra ha ormai esaurito tutte le sue energie. Se mai, le ha esaurite questa sinistra. Per questo, il nuovo partito dei socialisti che nascerà attraverso la Costituente Socialista non potrà che essere socialdemocratico e liberalsocialista.
Solo un soggetto politico siffatto è in grado di ottenere un'ampia udienza in strati della società che stanno nel mezzo, disillusi dalle promesse di Berlusconi, ma incapaci di riconoscersi in una sinistra vecchia e in ritardo. Il limite del Pd che sta nascendo sta proprio nell'incapacità di capire che il compito di un centrosinistra che abbia l'ambizione di diventare maggioranza nel paese e di contribuire alla sua modernizzazione (le due cose vanno di pari passo) è quello di costruire un'area progressista che vada oltre i luoghi comuni e le suggestioni della vecchia sinistra, alla quale vanno riconosciuti tanti meriti, ma che, probabilmente, non sa dare risposte convincenti e puntuali a molte delle questioni che riguardano l'oggi.
E tuttavia, il socialismo che vogliamo/dobbiamo costruire non può neppure semplicemente sposare il modello di una socialdemocrazia come quella che si è affermata e ha governato nei Paesi del resto d'Europa. Quella socialdemocrazia ha saputo fornire risposte convincenti sui temi della uguaglianza, opponendosi alle ricorrenti tentazioni neoliberiste che, sul piano economico traevano forza dei ritardi della sinistra a diffondere libertà nel mercato, ma che sul piano politico tradivano l'ambizione di fornire quote ulteriori di uguaglianza come risultato automatico della diffusione delle idee di libertà e mettevano in ombra il tema della piena occupazione come uno dei principali obiettivi di una politica di governo. Quel modello socialdemocratico, però, non ha fornito una prova del tutto convincente della validità del nuovo patto sociale proposto attraverso lo scambio democratico fra la gente ed il sistema politico-istituzionale: mi prendo alcuni compiti di regolazione di controllo, in cambio ti concedo più libertà di impresa e più capacità di governo.
Compito dei socialisti, dei laici, dei liberaldemocratici, compito della Costituente Socialista è proprio quello di dare una risposta alla domanda che si pone ai democratici di oggi: come essere solidali e democratici, laici e liberali, oggi, per fornire le risposte giuste al mondo progressista di oggi. Bisogna costruire, come dice Boselli, una forza socialista e riformista all'interno del socialismo europeo. Così facendo non solo noi possiamo crescere, ma possiamo contribuire a far diventare maggioranza il centro sinistra. Tuttavia, è evidente che da soli non possiamo essere il partito dei riformisti. Dobbiamo e possiamo, però, svolgere un ruolo essenziale in questa direzione, lavorando come punto di riferimento di una rete, fatta di movimenti, di singole personalità, di associazioni, di aree culturali. Per questa strategia serve l'unità dei socialisti ma, per far ciò, abbiamo bisogno di essere chiari e comprensibili nel dichiararci riformisti, laici, liberali e socialisti.
sottosegretario di Stato ai Trasporti, componente esecutivo nazionale Sdi