SOCIALISTI, POSSIAMO FARE MOLTO di Roberto Biscardini
11 marzo 2021
La
strada per tutti i socialisti che non hanno cambiato idea è segnata da tempo.
Muoversi
sulla via maestra della ricostruzione di una nuova realtà socialista significa non
partecipare alla fondazione di un generico blocco laico, europeista e liberal-democratico,
per ricostruire il disegno, tanto inutile quanto impossibile, di un’area
moderata e di centro con la quale la cultura e l’identità del socialismo non
hanno nulla a che fare. Diversamente occorre fare quello che si è, fare i socialisti
per tante ragioni e perché di una sinistra democratica e di governo c’è
assoluto bisogno.
Una
posizione coerente che non siamo stati in grado di esprimere negli ultimi
trent’anni, per diverse ragioni.
Soprattutto
perché ha prevalso la politica dei poli contrapposti nella quale non c’era
spazio per una posizione politica responsabile e costruttiva. Perché ha
prevalso la rottura con le forze politiche tradizionali, patrimonio della
storia costituzionale del nostro paese e della cultura politica europea. Perché
ha prevalso la personalizzazione e la spettacolarizzazione della politica,
anziché la permanenza dei partiti come garanzia democratica di partecipazione
popolare.
La
nascita del Governo Draghi segna la fine di un ciclo.
Da
un lato il paese ha bisogno che Draghi porti fuori l’Italia dalle difficoltà in
cui si trova. Lo vuole l’opinione pubblica e lo vogliamo anche noi. La
riscoperta forte e autorevole dello Stato e del ruolo essenziale di una
Pubblica amministrazione rinnovata è una questione che ci appartiene e non può
essere sottovalutata. Dire che “Il buon funzionamento del settore pubblico è al
centro del buon funzionamento della società” è roba nostra.
Dall’altro
produrrà, come già sta producendo, sconquassi nella vita interna dei partiti
obbligandoli a fare i conti con se stessi e con le loro ambiguità. Consente un
periodo di tregua salutare per chi vorrà usarlo al meglio.
A
sinistra questo vale per il Pd e vale per i socialisti.
Gli
uni in grande difficoltà, con margini di recupero che sembrano assolutamente
limitati, pagano il prezzo, fino all’ultima goccia di sangue, del patto
scellerato del ’93. Da allora ad oggi alla ricerca di alleanze con tutti (dalla
Dc a Di Pietro a Grillo), pur di non essere socialisti.
Per
i socialisti l’opportunità di tornare a esistere, per aprire finalmente un
nuovo corso, a condizione di fare oggi, e non domani, tre cose semplici.
Una
questione che riguarda tutti ma in particolare il Psi.
Primo,
abbandonare l’alleanza con Italia Viva e rompere subito il gruppo parlamentare.
Secondo,
costruire subito un nuovo spazio di partecipazione politica con tutti coloro
che ci stanno, su un progetto di unità e autonomia, rompendo con chi nel
partito si muove in una direzione opposta.
Terzo,
impegnare tutti nella presentazione di liste unitarie alle prossime elezioni
amministrative. Riproponendosi con responsabilità e coraggio come una forza che
vuole governare le istituzioni, che ha le carte in regola per farlo, sapendo
distinguersi là dove occorre da ciò che ormai resta del vecchio centrosinistra.
Lontani
dalla destra e sempre dalla parte delle persone ma coscienti che questa
sinistra ancora oggi non ci piace. Per governare con senso di giustizia.
Contrastando le diseguaglianze sempre in aumento, contro un classismo
strisciante che esclude i bisognosi e arricchisce i ricchi.
Consapevoli
che i cittadini, anche i giovani, possono capire benissimo il nostro progetto
di società, perché di fronte alla gravità del momento solo i valori e la forza
del socialismo democratico possono determinare il cambiamento di rotta.