SOCIALISTI... PER CASO? 29 GIUGNO 2003

31 agosto 2004

SOCIALISTI... PER CASO?  29 GIUGNO 2003

Di solito, per definire se stessi si comincia dalla memoria: da ciò che si è fatto, dai sogni che si sono nutriti nel corso degli anni, per riconoscere forse un filo conduttore che ci porti al presente, a quello che c'è da fare ora. Dunque la memoria ha a che fare con la cultura, con determinati modi di essere e di agire, con le figure che meglio hanno rappresentato il tipo ideale dell'azione e del pensiero, per noi, per il nostro vissuto quotidiano. Per questo, quando si parla di memoria ci si rende conto che questa non riguarda soltanto la famiglia cui si appartiene, ma anche la comunità umana in cui si è cresciuti, e più in generale il mondo e la sua storia. La memoria individuale estende così le sue radici, per raggiungere attraverso il tempo quelle forme espressive che si ritengono più affini al proprio modo di essere, o ancora al modo ideale in cui si vorrebbe che il mondo tendesse a divenire. Ma all'interno di questo mondo storico si riconosce di avere un posto, uno spazio reale, quando si è liberi di scegliere un modo del tutto personale di amare e di agire, di essere se stessi: quando cioè ci si riconosce in una comunità d'intenti che si avvicina il più possibile al bisogno fondamentale di garantire ed estendere lo spazio espressivo della propria libertà individuale, per il bene comune. Quest'ultima definizione, che per noi oggi dovrebbe essere scontata, è frutto, in realtà, di una maturazione lenta e graduale dello spirito umano, che giunge a esprimere l'istanza fondamentale e i principi cardinali della democrazia rappresentativa proprio a partire dal bisogno di garantire la libertà di ogni singolo per il bene di tutti, dopo che ci si rese conto che qualcosa di nuovo era accaduto nella storia umana. In Europa, nel Mediterraneo, nasceva l'individuo...nasceva cioè l'idea che ciascun essere umano fosse unico e irripetibile, e quindi libero dalle identificazioni precedenti con il gruppo, la collettività, la specie: ma libero per creare insieme ad altri una società libera, espressione di una civiltà più evoluta perchè aperta al confronto e alla tolleranza verso ogni altra cultura umana. Questa istanza oggi fondamentale per il futuro delle società umane ha dunque origini lontane nel tempo: la democrazia greca la configura per prima, e quindi è l'umanesimo latino e medievale a descriverla e rappresentarla, talvolta in forme e modi eterodossi, 'eretici' rispetto al dogma e alle realtà istituzionali che organizzavano il potere e le norme civili della società in quei tempi. Ci si riferisce insomma a quelle realtà comunitarie variegate e molteplici, che si mantenevano al di fuori dell'ufficialità, per realizzare modi di vivere e di governarsi che propongono ancora oggi ai nostri occhi il modello di una società libera e solidale, anche se le feroci persecuzioni subite fino al totale annientamento le hanno rese poco visibili ai nostri occhi. Un esempio per tutti: nella realtà della Spagna medievale coesistevano più o meno pacificamente comunità islamiche, cristiane ed ebraiche, che hanno dato alla storia europea le forme più belle e ricche della ricerca medico-scientifica, architettonica, letteraria, filosofica e civile. Alcune delle forme più significative dell'ebraismo e del cristianesimo, grazie anche al contributo della cultura araba, concorrono dunque insieme alla cultura greca e latina a comporre un quadro di riferimento per ritrovare le radici comuni di un'idea di Europa di forte attualità. D'altra parte, si offre così allo sguardo un punto di vista particolare, una lettura degli eventi storici che è sicuramente parziale e che non vuole essere dogmatica o esclusiva; si ritiene insomma preferibile guardare a quei momenti della storia nei quali è emerso un senso nuovo, più nitido, della dignità dell'essere uomini. Nuovo, alla luce dell'attualità e dell'estremo bisogno che s'avverte oggi di darsi un fondamento, magari non gravato di miracolose certezze, ma piuttosto più simile a un riconoscimento della tensione alla vita, alla socialità e alla libertà che percorre la storia umana e che si è presentato più forte in alcuni momenti di svolta e di vitalità creativa della storia europea e mediterranea. Come, appunto, quando si sono tentate altre definizioni del senso comune di una società, in momenti privilegiati come sono stati quelli che hanno portato alla nascita di comunità speciali, come quella dei Valdesi o di altre comunità affini, perseguitate nel corso della storia rinascimentale e moderna. E, ancor più in particolare, durante il seicento inglese (1650-70), all'epoca cioè di massima definizione dell'ideale di libertà per ogni società umana, espresso con la rivendicazione di una Magna Charta che affermasse la più totale libertà di coscienza e di tolleranza per tutti. Il medesimo ideale è alle origini, nel secolo scorso, della riflessione comune ad alcune figure rappresentative della cultura ebraica mittel-europea, come Martin Buber o Gustav Landauer, che contribuì alla formazione culturale del 'socialismo sionista' nello stato d'Israele. Inoltre, l'aspirazione a una società libera e solidale costituisce il carattere fondamentale delle dichiarazioni di principio dei "padri fondatori"degli stati uniti d'America. Esprimendo, tentando altre vie che considerassero anzitutto l'importanza dell'equità, della giustizia e della libertà per il buon governo delle "cose comuni", questi momenti di risveglio della coscienza umana anticipano ai nostri occhi le grandi rivendicazioni del socialismo libertario latino e mediterraneo del secolo scorso. Che cos'hanno in comune tutte queste forme di sperimentazione di un altro modo di essere uomini, di costruire una società? Insieme alle persecuzioni subite in nome della libertà di essere se stessi, pagate al prezzo dell'esclusione e dell'esilio, fino alla cancellazione dal consesso umano, programmate dai fondamentalismi di ogni tipo e di ogni tempo , queste forme eretiche, libertarie, socialiste, non autoritarie potrebbero avere in comune semplicemente una chance, quella di indicare un altro modo di realizzare una società più giusta e libera, nei limiti della naturale fallibilità umana. E che cosa c'è di comune tra queste forme antiche dell'umanesimo comunitario e quello che, secondo noi, costituisce la tensione più profonda oggi al socialismo in Europa, nel quadro definito dalle regole essenziali di una democrazia rappresentativa moderna? Semplicemente un dato di fatto, insieme ideale e reale, concreto e storico: le forme del dominio totalizzante, a est come a ovest, sono cadute e stanno finalmente tramontando nelle coscienze umane. Tuttavia se ad esse non corrisponde un risveglio della coscienza verso nuovi orizzonti di progetto culturale e civile, questo fallimento incontrovertibile non apre di fatto ad altre prospettive, e rischia di concludere nel nichilismo la sua parabola discendente. Le forme del vivere associato che gli 'altri socialismi' indicavano alla speranza umana più che legittima in una società più giusta e libera, sono insomma e a maggior ragione ancora attuali. Magari proprio perchè escluse e perseguitate da ogni potere tirannico, restano le forme in cui potrebbe rinascere il sogno socialista, quello che animava Carlo Rosselli come Lelio Basso, Raniero Panzieri come Riccardo Lombardi. Il sogno di una democrazia rappresentativa, che si realizzi nella piena libertà, partecipata, che coinvolga le singole realtà sociali ed economiche, gli individui, i gruppi, le associazioni e i movimenti che rappresentano oggi i nuovi corpi intermedi della società attuale, rispettandone l'autonomia e l'indipendenza progettuale di soggetti decisivi per il bene comune. Una democrazia più giusta ed equa, attenta alle ragioni di chi dissente, per garantire la libertà di pensiero, di associazione, di espressione organizzata nel rispetto della libertà, della vita, della persona e della coscienza altrui. Forse oggi soltanto chi si fa portatore della memoria dei vinti, dei perseguitati per causa della giustizia e della libertà in ogni tempo, può meglio garantirci dalla ricaduta in qualche ulteriore tentazione nichilista, che rischia ormai di essere conclusiva, definitivamente barbarica per l'umanità. Dunque, ancora una volta "socialismo o barbarie"....? Curioso, e non smette di sorprenderci il fatto che, a sinistra, di questo non si discuta, e cioè di cultura, di memoria, di valori: insomma di 'socialismi'. D'altra parte, ammettere che la storia avrebbe dato ragione alle ragioni di Proudhon e non di Marx, di Carlo Rosselli piuttosto che di Togliatti, di Rosa Luxemburg piuttosto che di Lenin, di Valdo o di Francesco piuttosto che di Torquemada, non è facile per nessuna chiesa e anche la lingua corrente del buonismo ecumenico rispetta le ragioni degli 'eretici', ma ne sconfessa drasticamente la dottrina 'perniciosa', persino se si trattasse di un innocuo....buddhista tibetano nato a Lucca. Però chissà mai che, da qualche parte, non si stia preparando una pacifica, serena e fiduciosa...rivincita dei vinti. Se non altro per fare con modestia e senza proclami, semplicemente...e con i nostri limiti, un pò di cultura. Soltanto per passione, perchè ci si ricordi che la storia ha dimostrato che con 'gli altri socialismi'sarebbe forse andata diversamente... Potrebbe sempre andare diversamente....per amore del socialismo e per l'interesse della libertà umana. Mario Michele La Floresta

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