SOCIALISTI OGGI di Bobo Craxi, stralci da un’intervista per Laici.it

27 marzo 2017

SOCIALISTI OGGI di Bobo Craxi, stralci da un’intervista per Laici.it

On. Craxi, cosa è successo nei giorni scorsi, nel Psi? Siete di nuovo sull’orlo di una scissione?

Direi che con la celebrazione di questo congresso si è sancita di fatto una separazione politica che era in atto da un paio di anni. La questione del referendum costituzionale e le sue conseguenze hanno reso incompatibili due posizioni che esprimono nei fatti giudizi così radicalmente opposti sulla situazione politica italiana, sull’esperienza del Governo Renzi che abbiamo sostenuto, sulle prospettive della sinistra e del paese , sulla politica delle alleanze, sull’autonomia del Partito e non per ultimo sulla sua gestione in ragione dei risultati prodotti. Proprio per questa ragione avevamo invitato i compagni della segreteria ad avviare un percorso di gestione unitaria, fra socialisti del si e del no, intensificare un percorso di chiarimento politico interno ed uno sforzo comune di riflessione programmatica in attesa dell’evoluzione del quadro politico, dell’approvazione della legge elettorale nella convinzione che l’introduzione rinnovata del proporzionale assegnava ai socialisti un compito nuovo, forse a loro più congeniale, prove e chiarimenti avrebbero mantenuto il nostro partito in un quadro di riferimento più largo che poteva contenere spinte e tendenze differenti ma unificate nel segno della comune tradizione politica. Per ragioni burocratiche si è voluto accelerare l’appuntamento, naturalmente sfidando le minoranze. Si sono regolati i conti ma il PSI in quanto tale non ha offerto nel corso del dibattito alcuna prospettiva politica né alcuna prospettiva elettorale chiara. Si è confermata la propria lealtà a Renzi, anzi si è solennemente dichiarato che il “PSI sta con Renzi” preliminarmente. Questo confligge non soltanto con l’opinione della stragrande maggioranza dei socialisti ma anche con l’interesse generale di chi avverte che senza una forte discontinuità il paese rischia di essere consegnato direttamente alle destre o al nascente fascismo dei cinquestelle. Ora è ovvio che vi sono Socialisti che si sono messi in “movimento” e che intendono valorizzare la loro battaglia vincente per la Costituzione che per la prima volta dopo anni ci ha rimesso in sintonia con la maggioranza del paese.

Quali sono, esattamente, le due linee politiche che da alcuni anni a questa parte non sembrano riuscire a trovare una sintesi, all’interno del Partito?
Noi abbiamo sempre pensato che fosse un errore far coincidere posizione di Governo e guida del Partito con la stessa persona; Questo ha impedito il dispiegarsi di una politica autonoma ed ha prodotto inevitabilmente l’appiattimento politico su alcune questioni fondamentali nonostante ci si sia affannati a spiegare che non è stato così. Le uniche parole feroci e polemiche che ho sentito pronunciare da Nencini in questi anni sono quelle che mi ha rivolto dalla tribuna del Congresso suscitando una grande reazione negativa da una base socialista che mi ha sempre riservato grande simpatia, attenzione e solidarietà. Noi abbiamo cercato di suscitare all’interno del Partito un dibattito che non disperdesse le ragioni di fondo di un partito socialista che si dotasse di una propria autonomia e che contribuisse a sviluppare all’interno della sinistra un proprio ruolo originale. <Lo spazio si è aperto vieppiù dopo la crisi del partito democratico e penso ancor di più a causa del giudizio sprezzante che i cittadini italiani riservano ai partiti della seconda repubblica. C’era una doppia funzione che i socialisti potevano ed io aggiungo ancora possono esercitare : di orientamento della sinistra smarrita e di garanzia per molti italiani che non hanno affatto dimenticato quale sia stato nella lunga storia il ruolo decisivo per lungimiranza e responsabilità dei socialisti italiani.
Un tema che non mi è sembrato centrale nelle discussioni congressuali che si sono disperse fra un riconoscimento doveroso a Emma Bonino, il rimpianto della stagione della rosa e un interlocuzione con il buon Cicchitto disperso nella palude centrista mentre come nella commedia del Beckett si attendeva almeno un segnale democratico che non è arrivato se non nella fredda formalità di una letterina. E’ ovvio che soltanto la polemica interna poteva riscaldare i cuori, ma le polemiche all’alba svaniscono e resta il vuoto di una proposta politica da colmare e che noi cercheremo di colmar

Secondo lei, la tendenza a tenere questi Congressi come fossero delle semplici ‘convention’, con votazione finale per acclamazione del segretario, non rappresenta, a sua volta, una crisi evidente anche del cosiddetto ‘Partito-leggero’ di derivazione ‘berlusconiana’?
Il Congresso in questione ha avuto luogo innanzitutto per sanare una questione di ordine burocratica non secondaria ovvero la causa che alcuni compagni hanno intentato avendo rilevato delle irregolarità nello scorso congresso; Un giudice in fase di inchiesta ha sospeso gli effetti dello scorso congresso ed ha spinto affinché si promuovesse una riconciliazione che evidentemente non c’è stata nonostante io stesso mi sia fatto promotore di una chiusura della questione.

Non crede che si stia facendo di tutto, ultimamente, per concedere ‘vantaggi’ di ogni tipo al Movimento 5 stelle e alle forze populiste? Perché questa tendenza al suicidio politico, secondo lei?
I movimenti che si stanno affermando in questa fase storica in tutta Europa e che si caratterizzano in anzitutto per l'impronta fortemente antisistema ed antiparlamentare trovano certamente nelle difficoltà di ordine generale e nella crisi dei partiti tradizionali il terreno più propizio per sferrare attacchi; e il difficile riassesto delle finanze europee, le cecità e gli egoismi nazionali hanno aperto la strada a movimenti che certamente stanno crescendo nell'opinione pubblica.
Io interpreto ciò che si muove a sinistra come un estremo tentativo di contenere e indirizzare le ragioni di fondo di questa protesta verso una posizione più ragionevole ed in definitiva comprendendola nel sistema democratico.
A me pare e le ultime dichiarazioni dei leader cinque stelle sono lì a dimostrarlo che l'operazione di contenimento che loro hanno fatto in questi anni, ovvero di portare in parlamento la protesta popolare, non ha più margini di controllo.
Infatti si é esaltata la violenza civile e giustificata; Per quanti errori possono commettere i partiti tradizionali non può essere giustificata la generalizzazione delle critiche politiche in una fase nella quale l'intera democrazia occidentale e alle prese con fenomeni nuovi che non riesce a padroneggiare con efficacia. La stessa globalizzazione salutata come un elemento di sicurezza e di pace fra i Continenti é vissuta come una minaccia e ha determinato diseguaglianze e distanze che la politica tradizionale non aveva previsto

Lei è forse interessato a quanto sta accadendo sul fianco sinistro del Pd, con le operazioni Mdp e altre, come quella di Giuliano Pisapia? Se sì, perché?
Queste forze A cui lei fa riferimento hanno comunemente partecipato alla vittoria del no. Non vi è dubbio che la costituzione rappresenti ancora oggi un'arma con la quale è possibile contrastare l'offensiva Che viene mossa da coloro che intendono ridurre le sovranità nazionali e con esse la capacità di continuare a difendere diritti E valori tutelati. C'è un'azione politica che esalta l'articolo primo della costituzione interpretando il suo significato più come uno scudo difensivo che come arma da utilizzare; tuttavia vi è una convergenza oggettiva della sinistra italiana affinché essa si riconosca i valori comuni partendo da basi differenti. Ho incontrato diversi esponenti di questo nuovo movimento a partire dal compagno speranza che peraltro è figlio di un vecchio dirigente socialista e mi riprometto di farlo ancora nelle prossime settimane. I socialisti in movimento devono dialogare con tutti coloro che convergono sulla medesima analisi politica sull'Italia del 2017

Si tornerà presto ai Governi di coalizione della Prima Repubblica, secondo lei?
Sì, e non lo considero affatto una tragedia. Anche nel sistema maggioritario vi era un vincolo di coalizione ma esso era formato sovente artificiosamente in vista delle elezioni ed aveva moltiplicato le forze politiche col solo scopo di superare la soglia del 51%. Ci sarà un maggiore sforzo fra le forze politiche che hanno una cultura di Governo a spingere verso un accordo od un compromesso di ordine generale per l’interesse nazionale. Partiti dominus alle viste non si vedono anche se i loro capi indossano la grisaglia non mi pare che cinque stella abbia all’orizzonte la maggioranza assoluta che spiattellano. Penso che la sinistra avrebbe avuto maggiore ragione di riflettere su ciò che non era andato bene con la politica delle larghe intese e indirizzarsi verso un governo certamente di coalizione ma con un segno più pronunciato di sinistra riformista progressista come per esempio avviene in Portogallo. E’ evidente che questa non è la cifra delle guide post-democristiane del partito democratico.

Quale è stato l’errore di fondo, o quello più grave, della seconda Repubblica? Aver gettato l’acqua ‘sporca’ con tutto il ‘bambino’?
Il periodo che comunemente chiamiamo seconda repubblica è quello che grossomodo coincide con le esperienze paritetiche del Governo Prodi e del Governo Berlusconi; E’ stata nei fatti una Prima Repubblica 2.0 nei suoi protagonisti principali; Il sistema maggioritario che doveva dare stabilità ed alternanza ai governi del paese non ha retto alla anomalia italiana che si è perpetuata per un ventennio ovvero quello del convitato di pietra del sistema istituzionale politico che è il potere della magistratura che ha segnato il destino di diversi governi. Per il resto il vincolo esterno ha segnato più che la stabilità politica la capacità dei governi e dei partiti di sviluppare delle azioni politiche capaci di ridare slancio all’economia e nel contempo difendere traguardi acquisiti nel tempo. Purtroppo l’impoverimento progressivo del ceto medio, la perdita di velocità e forza del Sud, il graduale allontanamento dei ceti popolari dalla guida del paese ed il loro spostamento a destra, il cedimento dei governi di sinistra sulle questione come lo Statuto dei Lavoratori, la fine del peso politico italiano in Europa e nel Mediterraneo rappresentano un lascito tragico di questa seconda repubblica ed è persino impietoso il raffronto con la Prima.

E non crede che questo errore sia stato commesso anche e soprattutto dagli eredi del Pci, che sembrano non avere più idee proprie e inseguono spesso le destre su un terreno ‘nuovista’ che gli appartiene?
Assegnare pagelle e distribuire responsabilità è un gioco facile ma non aiuta a risolvere i problemi del domani. La responsabilità più grandi degli eredi del PCI fu quella di aprire le porte ed assecondare la stagione del giustizialismo italiano, vedo e leggo che ci sono dei ripensamenti, ma quello fu indubbiamente un errore capitale. Naturalmente sul terreno del novismo entro il quale si nascondono tutti i germi dell’anti parlamentarismo reazionario l’ex Premier ha impostato la sua campagna referendaria persa rovinosamente. L’illusione che una fase di rinnovamento caotico abbia uno sbocco progressista è purtroppo appartenuta per molto tempo ad una parte rilevante della sinistra italiana.
La rivoluzione traumatica del 92-94 non poteva che avere uno sbocco a destra e così è stato. Ogni buon manuale di Storia delle Rivoluzioni contiene questi insegnamenti, evidentemente non tutti li avevano letti.

Dobbiamo proprio rassegnarci a vedere Di Maio e Di Battista al Governo del Paese, secondo lei?
Detta così sembra che l’avvento di questo fenomeno dai connotati vagamente fascistoidi sia ineludibile. Io per dirla con Gramsci non ho affatto paura dei pericoli specialmente quando se ne conoscono la radice e la ragione. E’ ancora possibile scongiurare che tanti “Chancey giardiniere” ovvero gli uomini sprovveduti ma ben guidati s’impossessino del potere pubblico in Italia sorretti da una poderosa ondata di consenso popolare. Il compito delle persone di buona volontà, dei riformisti in definitiva è quello di spiegare, continuare a spiegare che non sarà, nelle condizioni date, ottenere subito dei grandi risultati ma dei miglioramenti parziali delle condizioni di vita e di lavoro degli italiani se si correggono degli errori fatti e se vi sarà una sensibile correzione nella redistribuzione delle ricchezze. Il resto sta in capo alla capacità dei Governi di ridurre il carico della spesa pubblica e di avviare delle riforme che facilitino e non complichino la vita dei lavoratori e delle lavoratrici. C’è uno slogan molto efficace dei socialisti portoghesi che fanno riferimento ai progressi recenti ottenuti: “ Quanto meglio, Tanto meglio” Piccoli e sensibili cambiamenti in una situazione internazionale complessa sono dei poderosi passi in avanti rispetto alla stagnazione ed alla recessione. Una nuova politica economica riduce anche il rischio oramai conclamato di progressivo impoverimento della popolazione e della cessione a forze esterne del nostro patrimonio industriale pubblico e privato. Per questo una nuova espressione nazionale del socialismo riformista nella sinistra italiana può essere di grande aiuto affinché ciò non accada più

 

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