SOCIALISTI. NON LASCIAMO LA TRINCEA LAICA di Luciano Pellicani - Il Riformista 15 diecmbre 2007

03 gennaio 2008

SOCIALISTI. NON LASCIAMO LA TRINCEA LAICA di Luciano Pellicani - Il Riformista 15 diecmbre 2007

Non si può non essere d'accordo con Giuseppe Tamburano quando - sulle pagine di questo giornale - ha manifestato tutto il suo stupore di fronte al fatto che al Senato è stata approvata la norma della finanziaria che esenta gli immobili ecclesiastici dall'Ici, anche quelli che non sono destinati al culto o a opere di carità. E non si può non essere d'accordo con lui quando ha invitato i socialisti a uscire da una maggioranza che, dimentica di uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione - la rigorosa separazione fra Stato e Chiesa -, ha manifestato una preoccupante sudditanza di fronte ai desiderata della gerarchia ecclesiastica. E si tratta di una sudditanza tutt'altro che non occasionale. È stata teorizzata a chiare lettere da Antonio Polito, che sul punto si è così espresso: «Il laicismo è diventato l'ultima bandiera dell'estremismo, il surrogato di vecchie ideologie, la speranza di costruire una nuova mitologia, un nuovo racconto di se stessa, da parte di una sinistra che ha dovuto rinunciare a uno a uno a tutti i suoi miti storici». Chiaramente, ci troviamo di fronte a un invito a disertare la «trincea laica». E l'invito viene fatto nello stesso momento in cui il cardinale Camillo Ruini auspica, con una franchezza che rende superfluo ogni commento, niente di meno che «il superamento della fase storica della secolarizzazione e del laicismo». Stando così le cose, il primo dovere di un partito che si richiama alla tradizione socialista è quello di contrastare - ricorrendo anche a drastiche decisioni politiche - una strategia il cui obiettivo finale è, con tutta evidenza, la restaurazione di un legame organico fra lo Stato e la Chiesa. L'Europa tutta sta marciando a passi da gigante verso la Città secolare, che riconosce e tutela il più ampio pluralismo religioso. Per contro, in Italia siamo assistendo alla nascita di un nuovo tipo antropologico: «l'ateo devoto», che ci assicura che la cultura laica ha fatto il suo tempo e che occorre portare la religione (cattolica) al centro della vita politica. Essa - e solo essa - potrà fornire le armi spirituali per arrestare la crisi di valori che corrode il tessuto morale della nostra società e per fare argine contro la valanga islamista, che minaccia di travolgere l'Occidente. Se poi si getta lo sguardo sulla realtà americana, le preoccupazioni non possono non crescere e intensificarsi. Negli Stati Uniti innumerevoli sono le sette fondamentaliste che chiedono, in modi sempre più aggressivi, la demolizione del «muro di separazione» fra Stato e religione edificato dagli artefici della prima e più longeva costituzione laica. E lo fanno con argomenti non dissimili da quelli che oggi ci invitano ad abbandonare la «trincea laica». «Dovrebbe essere una teocrazia autocratica a dirigere il mondo - così si è espresso il reverendo Myung Moon, capo della potente Chiesa della unificazione - Il campo politico non può essere scisso da quello religioso. Il mio sogno è organizzare un partito politico cristiano che comprenda le denominazioni protestanti, i cattolici e tutte le sette religiose: potremmo così abbracciare con un braccio il mondo religioso e con l'altro il mondo politico». Gli ha fatto prontamente eco Ronn Torrossian, portavoce della influente Christian Coalition: «L'America deve ritrovare le sue radici cristiane». E ancora: «Lo spirituale e il temporale non possono essere separati. Nel contesto internazionale l'Islam rappresenta una minaccia per i valori giudaico-cristiani». Se a queste dichiarazioni programmatiche si aggiunge il fatto che il presidente Bush non perde occasione per enfatizzare l'idea che Dio interviene nella storia e guida i suoi passi nella lotta contro il Male, non può destare sorpresa alcuna che numerosi studiosi siano giunti alla allarmata conclusione che l'America si stia muovendo verso una nuova forma di teocrazia. Il che conferma - se mai ce ne fosse il bisogno - che la difesa della laicità e dei suoi valori fondamentali non è affatto un relitto di un'epoca storica ormai alle nostre spalle. Tutto il contrario: di fronte al revival del fondamentalismo cristiano negli Stati Uniti e alla esplicita richiesta della Curia romana di superare la fase storica della secolarizzazione , il potenziamento della «trincea laica» è un ineludibile imperativo - morale oltre che politico - al quale i socialisti non possono sottrarsi. Ed esso richiede scelte inequivocabili e comportamenti a esse coerenti.

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