SOCIALISTI AL VOTO IN CALABRIA di Roberto Biscardini del 10 dicembre 2020

10 dicembre 2020

SOCIALISTI AL VOTO IN CALABRIA di Roberto Biscardini del 10 dicembre 2020

Se le elezioni regionali saranno confermate per il 14 febbraio, significa che il sistema politico calabrese, che esce male dalle elezioni del gennaio scorso, con uno dei più bassi dati di partecipazione al voto, sarà messo duramente alla prova, dovendo riorganizzare le proprie fila e i propri programmi in pochissimo tempo.
Superare le difficoltà concrete e la percezione di una politica andata ormai via via sfarinandosi, aggravata dal dramma della questione sanitaria.
Tutti coloro che in Italia, settentrionali o meridionali, credono nell’assoluta necessità di un rilancio della politica economica e sociale del mezzogiorno ed in particolare nella necessità di concentrarsi sulla Calabria per intervenire massicciamente affinché sia ridotto il suo divario con il resto del paese, guardano con attenzione a cosa potrà succedere alle prossime elezioni regionali.
L’alternativa è tra la conferma di una situazione fragile al confine del collasso, e una rinascita in grado di camminare sulle gambe dei calabresi di buona volontà.
Tutti coloro che amano la Calabria vogliono delle novità positive.
Leggere con rammarico dalle pagine di Repubblica di domenica 29 novembre un inserto dedicato alla Calabria che ha come incipit: “Un debito superiore al miliardo di euro. Un’assenza di bilanci da sei anni. La storia della spoliazione di una regione ora messa in ginocchio dal Covid per mali che sono antichi. Dove per i cittadini la salute non è un diritto, ma un privilegio” è uno sfregio ed insieme un campanello d’allarme perché le cose non continuino così.
D’altra parte la vicenda dei commissari alla sanità (già la parola commissario per un ente locale e per un socialista è un insulto) e persino l’arrivo di Gino Strada sono il segnale di una debolezza alla quale solo i calabresi possono rispondere reagendo.
La Calabria non è o quella di Mimmo Lucano o quella di Nicola Gratteri o quella dei boss crotonesi, come qualcuno vuole far credere. Con un po’ di coraggio può tornare ad essere quella fucina di capacità politiche e amministrative che le hanno consentito di avere un importante ruolo nazionale a partire dagli anni ’50 in poi, contrassegnata da grandi personalità della politica italiana.
E’ in questo quadro che i socialisti possono fare la loro parte, partendo dalla condizione privilegiata di non essere da almeno vent’anni, nel bene e nel male, responsabili in prima persona del declino che abbiamo di fronte.
Possono riscoprire con orgoglio le migliori tradizioni riformiste del socialismo calabrese, che tanto ha dato in passato sia all’Italia che alle comunità locali, nella politica economica e industriale, nelle scelte infrastrutturali, nella capacità, pur senza grandi disponibilità di risorse, di garantire un welfare che adesso appare un ricordo. Di difendere centri urbani di grandissimo valore oggi impoveriti, di difendere, come avveniva nei primi anni ’60 e ’70, una cultura locale, un territorio e un paesaggio che è andato via via degradando.
I socialisti possono, a partire dalle prossime elezioni regionali, dare il proprio contributo per cacciare dalla politica politicante quella sensazione di stanchezza e di rinuncia che sembrerebbe rendere impossibile la difesa stessa dell’istituto regionale.
Per affrontare le grandi questioni del momento: contribuire a una distribuzione della ricchezza più equa, difendere i ceti più deboli, combattere criminalità e interessi economici di rapina. Sviluppare lavoro per evitare la fuga continua delle giovani generazioni.
Noi socialisti possiamo giocare un ruolo importante, che sarebbe d’esempio per tutto il resto del paese, facendo la cosa più semplice, quella che spetta come un dovere a un partito politico che vuole esistere: presentare una lista socialista autonoma e raccogliere attorno ad essa tutti coloro che dichiarano di riconoscersi nella cultura socialista, vecchi compagni e nuove leve (che ci sono ma spesso non vengono arruolate). Evitando la condizione che ci condanna da anni. Quella di credere che si possa esistere alle dipendenze di un’altra forza politica o di altre liste.
O peggio ancora, disperdere le forze e condannarsi a registrare la presenza di tanti socialisti in tante liste diverse. La certificazione del dissolvimento perché incapaci di stare insieme e costruire una prospettiva unitaria.
Una lista socialista unita rappresenterebbe senz’altro una grande novità: il ritorno alla normalità, per se stessi e per la Calabria.

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