SOCIALISMO O NIENTE di Roberto Biscardini da Jobs News 23 marzo 2019
23 marzo 2019
Molti socialisti hanno lavorato in questi anni con l’obiettivo di ricostruire una forza larga e unitaria in grado di rappresentare la storia del socialismo italiano e internazionale, “per prospettarla per il futuro”, in nome dei valori di pace, solidarietà, giustizia, uguaglianza e libertà.
Questo obiettivo non è stato
raggiunto e incontra difficoltà per una serie di ragioni.
Perché il Pd non è uscito
dalla sua ambiguità originaria ed ha continuato ad oscillare, ancora senza
orizzonte, tra una visione normalizzatrice e benpensantista di tipo postcomunista
e una visione centrista postdemocristiana, unite entrambe da un unico errore
strategico: l’accettazione acritica delle politiche neoliberiste e della logica
di mercato. D’altra parte il Pd oggi sembra avere un solo obiettivo: prendere alle
europee un voto in più del 4 marzo scorso, magari superare il 20% e se poi dovesse battere di un solo voto i 5S cantare
vittoria. Cioè pensa a se stesso e poco al paese. Senza alcuna autocritica rispetto
ai gravissimi errori commessi nell’era renziana, dal job acts alla proposta di riforma
costituzionale.
Ugualmente, alla sinistra del
Pd, e non solo a sinistra, né il Psi, né altri, per debolezza, per gelosia, in
nome della difesa di microrealtà residuali e personali, hanno avuto il coraggio
di fare propria, unitariamente, la questione di fondo: prendere atto che la
sinistra o sarà socialista o non sarà.
In assenza di una sinistra
socialista credibile, tutto lo spazio politico libero è quindi occupato dalla
destra, che cresce e diventa sempre più “brutta” sul terreno economico e dei
diritti, egoista, conservatrice e persino un po’ fascista, al di là delle sue
stesse intenzioni. Proprio per questa ragione, l’unica cosa seria che una sinistra
responsabile, di cultura socialista, dovrebbe fare, è lavorare concretamente
per costruire un piattaforma unitaria, ripeto socialista, come unica
alternativa convincente alla destra crescente. Per contrapporsi duramente alla destra
crescente, con una forza socialista di sinistra in grado di rispondere alla
domanda di socialismo, ancorché non esplicita, ma esistente nella società, con
linguaggi e strumenti moderni.
Di fronte al pericolo di una
destra sempre più forte bisognerebbe lasciare da parte particolarismi e
personalismi, e con generosità trovare il terreno comune di una risposta
unitaria. Almeno con chi ci sta.
Diversamente, come è già
accaduto, la sinistra sarà punita dai cittadini e dagli elettori perché
leggeranno nella sua incapacità di muoversi unitariamente solo la difesa dei
propri interessi e delle proprie rendite, peraltro penose.
Insomma, è decisivo ritrovare
un terreno comune di dialogo e di azione, nell’orizzonte comune del socialismo,
democratico e costituzionale. In fondo in Europa e nel mondo qualcosa in questa
direzione si muove, qualche segno di vitalità c’è (in Gran Bretagna, in
America, persino in Messico e in Europa, non solo in Spagna e nella Spd).
Perché qui no? Una posizione che molti di noi hanno tenuto con coerenza in questi
anni e che non abbiamo nessuna intenzione di mollare. Come è stato detto in
questi giorni, non illudiamoci, presto “tornerà la dialettica (scontro)
destra-sinistra”, cioè tra destra e socialismo, che è la dialettica delle
società mature. Meglio prepararsi e non stare beatamente fermi nella terra di
nessuno.