SINTESI DELL’INTERVENTO DI ROBERTO BISCARDINI ALLA DIREZIONE NAZIONALE DELLA ROSA NEL PUGNO - Roma, 22-23 settembre 2006
09 ottobre 2006
1. Rimango convinto che si siano ancora tutte le condizioni politiche per rilancio dell’iniziativa del progetto della Rosa nel Pugno e per superare le difficoltà che abbiamo affrontato in questi mesi.
Partiamo dalla situazione politica generale. L’esigenza di una forte ristrutturazione di una sinistra italiana è resa ancora più evidente dall’incertezza dell’attività di governo. Le contraddizioni tra cultura di governo e sinistra massimalista e conservatrice sono la causa di questa incertezza. La crisi e le difficoltà che incontrano Margherita e Ds nel dar vita al partito Democratico, i rapporti sempre più difficili tra Prodi e i partiti che con lui avrebbero dovuto realizzare il partito democratico. Il bisogno di una sinistra laica, liberale e socialista che non è rappresentata se non dalla Rosa nel Pugno e persino l’assenza di una politica socialista nel Paese dimostrano come il progetto la RnP non è per nulla esaurito. E dimostrano come con buona volontà, senso di responsabilità e capacità politica potremmo esercitare, come RnP ed in particolar modo in questo momento, un’influenza nella politica italiana molto maggiore di quanto non lo stiamo facendo oggi.
Possiamo farlo a condizione di aprire una fase di nuove battaglie riformatrici, qualificandoci su questo terreno sull’iniziativa politica, partendo da i 31 punti di Fiuggi, ma anche integrandoli e correggendoli. Individuando le questioni oggi più dirompenti e che furono alla base della nostra iniziativa elettorale. Insieme alle battaglie per una società più laica e più liberale ci compete il tema delle riforme sulle politiche del lavoro, la battaglia per una scuola che oltre ad essere pubblica deve essere di qualità, dalle scuole dell’obbligo alle università come precondizioni per garantire all’Italia di stare in un sistema di competitività internazionale rivalutando il tema dell’istruzione e della valutazione tecnica.
Infine i temi della democrazia, che è particolarmente in crisi a partire di quella rappresentativa e nelle istituzioni, negli enti locali, nella pubblica amministrazione, che conosce distorsioni tutte figlie della degenerazione introdotta con l’elezione diretta dei sindaci che alla faccia della sussidiarietà si candidano a fare tutto, compresa la politica estera invocata dal sindaco Moratti. Ma anche degenerazioni figlie delle leggi Bassanini, che hanno esasperato lo strapotere e la dispersione di denaro dei grandi comuni a fronte delle difficoltà politiche e finanziarie dei più piccoli.
2. Dobbiamo superare questa fase di stallo in tempi brevi per evitare che si allontanino chi è venuto anche di recente e si blocchino sulla porta molti di coloro che nonostante i risultati elettorali stavano aderendo al progetto politico che avevamo avviato. Si supera la fase di stallo affrontando le difficoltà, non accontentandoci di come siamo. Ben consapevoli che avanti di questo passo rischiamo l’isolamento, rischiamo di essere marginali nei confronti della politica e dell’opinione pubblica sia a livello nazionale che locale. E non riusciamo neppure a capitalizzare nei confronti delle altre forze politiche della coalizione il fatto di essere stati assolutamente determinanti per il successo elettorale del centrosinistra.
3. Oggi stiamo affrontando, e dico finalmente, due questioni politiche che ben sapevamo, fin dalla nascita della RnP, essere quelle più difficili da affrontare.
Primo. Come far nascere il partito della Rosa nel Pugno, come mettere insieme due forze tra loro molto diverse e come passare dalla novità politica della RnP ad un partito nuovo. Un partito retto da regole democratiche interne forti, che riconosca il valore della partecipazione dal basso, un partito entro cui incanalare nuove energie (non solo lo Sdi e il partito radicale), un partito in grado di coinvolgere nuovi cittadini e, come direbbe Zapatero, un partito che fonda la sua forza sui cittadini partecipanti. Quindi non solo un nuovo partito, ma un partito nuovo e per certi versi proprio diverso da quella raffigurato da Marco Pannella nell’immagine di un partito da un forte centro irradiante e una bassa partecipazione a livello locale.
La Rosa nel Pugno non può essere né un partito radicale un po’ più grande né uno Sdi con i Radicali dentro. Ma soprattutto se prevale la logica del centro irradiante, cioè se tutto arriva dal centro, nessuno, e soprattutto i nuovi aderenti, potranno vivere come proprio questo nuovo progetto. Anzi, è proprio da queste considerazioni che abbiamo di fronte il nuovo problema.
Secondo. Come radicare e come far crescere, non solo irradiando, la Rosa nel Pugno a livello locale. E come costruire una presenza generalizzata della Rosa nel Pugno in tutte le realtà locali, nelle amministrazioni locali, attraverso la presentazione delle liste alle elezioni comunali e provinciali. Oggi la Rosa nel Pugno è ancora un soggetto politico sostanzialmente nazionale e non esiste alcun partito che non senta il dovere di esprimersi anche a livello locale.
Per una ragione semplice: il governo delle istituzioni locali è una grande questione politica nazionale che non può essere derubricata dall’impegno politico di qualunque partito. Interessarsi di sanità, di servizi, di qualità urbana, di infrastrutture non è meno nobile e meno interessante delle cosiddette questioni nazionali. Anche perché sono per definizioni e questioni nazionali in sé, anche se affrontate a livello locale.
In questa ottica i nostri amministratori locali (quelli della Rosa nel Pugno e non solo quelli dello Sdi) non sono e non devono essere i nostri replicanti. Devono vivere di autonomia propria, naturalmente dentro un progetto politico generale, ma noi dobbiamo sapere che il loro specifico approccio non è meno significativo di altri. Anzi da loro potremmo persino imparare.
Questa è la tradizione del riformismo municipale, del riformismo socialista, che pur minoritaria, ha vissuto momenti straordinari, conducendo battaglie di assoluta rilevanza nazionale. A partire dalle battaglie per la legalità centro il centralismo dello Stato centrale. Questo è il salto di qualità che dobbiamo fare e che i compagni dello Sdi hanno proposto all’attenzione di questa direzione per aprire tra noi una discussione franca e costruttiva.
4. Diamo seguito ad esperienze della Rosa nel Pugno, che ha bisogno di una direzione strategica unitaria.
Avviamo il processo per costruire più in fretta possibile un partito nuovo in cui tutti i nostri iscritti o simpatizzanti o elettori possano identificarsi o dire la loro. Non ci sono soluzioni preconfezionate, discutiamo con senso di responsabilità.
Radichiamo la Rosa nel Pugno a livello locale, cercando di evitare che alle elezioni nazionali ci si presenti con il simbolo della Rosa nel Pugno e a livello locale con un altro simbolo o quello dello Sdi.
E ancora, non si può far nascere un partito che non disponga a pieno titolo e democraticamente del proprio simbolo, cerchiamo le forme perché sia preservato da tutti.
Ma soprattutto evitiamo nella nostra discussione quelle rigidità che alimentano una rottura latente piuttosto che il coraggio di proseguire. Spetta nei prossimi giorni alla Segreteria o a gruppi di lavoro della Direzione approfondire tutti i nodi irrisolti, tutto è politicamente affrontabile, con l’obiettivo di andare avanti. Nessuno, nonostante punti di vista diversi, vuole rompere. Anche dal dibattito, duro ma civile e corretto, emerge che il problema non è se andare avanti ma come andare avanti.