SINISTRI MERCANTI E POLITICA DI SINISTRA, di Giuseppe Nigro, 2 giugno 2010

23 giugno 2010

SINISTRI MERCANTI E POLITICA DI SINISTRA, di Giuseppe Nigro, 2 giugno 2010

Sobrietà! Improvvisamente la parola è diventata di moda, come se dovessimo liberarci di una grande sbronza. Ma qual è questa ubriacatura di cui liberarci?
Nonostante si voglia far credere che il settore pubblico sia un settore protetto e garantito, è il caso di ricordare che i dipendenti pubblici sono sotto attacco da molti anni. Anche durante i governi del centrosinistra c'era poco di che gioire. Ricordo che il comparto dell'istruzione, che conosco meglio di altri, ad esempio, in Italia ha subito negli ultimi dieci anni la più grande ristrutturazione dell'Occidente capitalistico. Da un milione e duecentomila addetti di un tempo, oggi ve ne sono poco meno di novecentomila, non per questo è migliorata l'efficienza. Certamente è diminuita l'equità del servizio cosicché uno dei pilastri dello stato sociale è stato messo in discussione.
Che nel pubblico vi siano sacche di sprechi ed inefficienze è fuor di dubbio, ma lungi dall'eliminarli si è soltanto provveduto ad adottare misure drastiche di ridimensionamento quantitativo. Quando si devono raggiungere risparmi consistenti non si può prescindere dall'adottare misure che coinvolgano i grandi numeri. Vero è che non guasterebbero accorgimenti meno grossolani, perché il rischio effettivo è quello di mettere in discussione il modello di coesione sociale costruito nell'ultimo secolo che qualifica la società europea, meglio noto con l'espressione welfare state.
Nelle recenti misure tremontiane in Italia invece di perseguire politiche di equità, unico indirizzo per rendere credibili i tagli proposti, si perseguono obiettivi di riduzione della spesa pubblica penalizzando quasi esclusivamente i lavoratori dipendenti del pubblico impiego.
Di fronte a quanto sta accadendo, una forza autenticamente riformista che non abbia vergogna di definirsi socialista indirizzerebbe le sue politiche verso la difesa e ammodernamento del welfare state. Invece, assistiamo a velleitarismi sindacali stile tardo novecentesco che proclamano lotte dure ancorché inconcludenti, oppure a proteste durante il tempo libero di sindacati più attenti ad allargare l'area d'influenza degli apparati che a difendere il tenore di vita dei lavoratori.
Nel frattempo gli studi sulla spesa pubblica evidenziano per l'Italia e per il resto d'Europa che negli ultimi anni la deriva non si è arrestata. In Grecia, durante il governo del conservatore Karamanlis ed era noto sia alla Merkel sia al Fondo monetario internazionale, il debito era già fuori controllo e in rapida ascesa. Ora emergono i dati italiani dell'ultimo anno che evidenziano la crescita della spesa pubblica del 3%. Penso alla Lega Nord che ha costruito le sue fortune contro "Roma Ladrona" e mi chiedo cosa stia accadendo al partito del territorio che giunto al potere con la destra ha preso a banchettare con i soldi di chi produce ricchezza. Si pensi ai doppi incarichi di molti esponenti della Lega.
La messa in ordine dei conti pubblici, la buona tenuta dei conti pubblici è un dovere costituzionale a cui in realtà tutti disattendono. Dove è finito il vincolo dell'art. 81 della Costituzione secondo cui "Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte"?
Non c'è bisogno di studiare Einaudi per saper che il buon senso porta a dire che un eccesso di indebitamento è rischioso per le famiglie come per gli stati. I mercati imperversano, i governi di destra impongono soluzioni draconiane che in realtà più che risanare i conti sembrano mirare a stravolgere gli equilibri faticosamente raggiunti nella società contemporanea europea degli ultimi due secoli. Il rischio è quello che a voler troppo stravolgere ci si faccia molto male.
Il segretario del Pd voleva dare un senso alla politica. Perché non ci prova ora che ne ha l'occasione, provi a fare riferimento a quella cultura politica del socialismo riformista che in Europa ha sviluppato il welfare state, forse riuscirà anche a fornire una ragione politica alla sinistra italiana e a battere un mercato che mira a far pagare le speculazioni fallite degli ultimi anni al mondo del lavoro dipendente, ai produttori di ricchezza reale grandi e piccoli. E infine vale la pena ricordare che anche i lavoratori del pubblico qualche servizio utile per la complessiva economia del paese lo producono. Per essere sobri bisognerebbe dire meno farneticazioni da ubriachi.

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