SIANO I SOCIALISTI I PRIMI AD ACCETTARE LA SFIDA DELL’ON. FORMICA
24 novembre 2009
Pubblichiamo qui di seguito l’articolo dell’on. Rino Formica apparso su il Riformista di venerdì 30 ottobre 2009, dal titolo: "Bersani, Tremonti e il malessere costituzionale”
Dopo le elezione di Pierluigi Bersani alla segreteria del Pd e dopo l'accordo Berlusconi-Tremonti il sistema politico italiano si è rafforzato o si è indebolito? Penso che l'apparente normalità abbia nei suo seno tutti gli elementi per una alterazione e, forse, per una mutilazione del sistema.
Nei due campi trincerati contrapposti non è maturata la coscienza che una fase rabberciata della democrazia dell'alternativa è in via di accelerato esaurimento. Nessuna forza politica dominante può rivendicare la legittimazione storica per potersi definire partito della Costituente. Il sistema dei partiti che la Carta costituzionale elevò al rango di costruttore della società nuova e di garante del patto costituzionale, non c'è più. Il tentativo di poter sostituire i partiti freddi e radicati con dei movimenti elettorali caldi e larghi, non è riuscito. La debolezza della politica è avvertita e preoccupa. La decadenza del personale politico fa soffrire le istituzioni. il conflitto tra poteri con rappresentanza e poteri senza mandato popolare è fiori controllo e produce una insanabile guerriglia istituzionale.
La soluzione Bersani e l'accordo Berlusconi-Tremonti non superano le difficoltà, anzi le aggravano perchè prolungano la malattia. Il ritorno alle vecchie politiche delle verifiche risolte attraverso le prove di forza degli apparati o mediante l'editto imperiale del Capo, rinviano le soluzioni mentre i problemi restano a marcire.
Nei due campi il gioco si è sviluppato sull'incerto terreno degli intrighi tradizionali e del fascino suggestivo dei nuovi miti e dei rinnovati simboli.
Bersani vince su una linea, lasciata in ombra per meglio reclutare il consenso esterno: struttura e funzionamento di partito pi vicini al tradizionale partito organico che al partito leggero ed evanescenti alleanze larghe per governare. Ci vuol dire copertura a sinistra e sfondamento al centro e occhio attento alla destra; convergenza nel partito di tendenze culturali diverse con una area forte di storia comunista e di attualità post-comunista.
Gli effetti immediati e prevedibili potrebbero essere:
1. interesse con gradimento misurato a sinistra del Partito democratico;
2. compattamento del vecchio cattocomunismo;
3. diffidenza e ostilità del buonismo giustizialista e, per altre ragioni, del post-ideologismo flessibile e pragmatico.
Il tempo ci dirà se Bersani metterà in piedi un partito socialdemocratico freddo e in ritirata come il Partito socialdemocratico tedesco, o un partito popolare caldo e in espansione come il Pasok greco.
Giulio Tremonti apparentemente fronteggia un attacco alla linea del rigore da parte di alcuni voraci ministri e sottosegretari, ma in realtà deve difendere due fronti essenziali per il suo successo nel dopo Berlusconi: l'alleanza con la Lega e il dialogo istituzionale con l'altra metà del Paese, Il ministro dell' Economia ha lanciato due segnali di forza: ha dato sostegno a Umberto Bossi nella difesa del territorio veneto e ha chiuso l'accordo sulla sanità con le Regioni.
Tremonti ha nell'immediato altri ostacoli: l'ostilità dei banchieri e del partito romano. Non deve commettere l'errore di ritenere che i banchieri siano i (havazzi e che il partito romano sia Gianni Letta. Si tratta di realtà più potenti e più solide dei loro provvisori portavoce. E non deve commettere un errore ancora più grave: quello di ritenere che la presidenza dell'Aspen lo metta al sicuro. Anzi lo incatena. Riforme contro i poteri stabilizzati e tregua istituzionale senza subalternità, richiedono un forte sostegno di popolo all'interno e all'esterno del suo partito. Il resto lo vedremo.
Nel vuoto politico che il Pd ed il Pdl, per ragioni diverse ma convergenti, producono si formano grumi e coaguli in parte reali e in parte artificiali. Il caso Marrazzo con i suoi residui nel ventilatore eccita le tendenze del catastrofismo morale, e crea le condizioni per le involuzioni conservatrici di destra e di sinistra. La rivolta di Rutelli, pur inseguendo la sempreverde speranza della Terza Forza, inserisce nell'anemico sistema un elemento di movimento, che può produrre un più articolato pluralismo politico.
Ma da questa situazione di taglia e cuci non se ne esce senza individuare la fonte del malessere istituzionale: il male sottile che ci travolge si chiama crisi ideologica della nostra Carta costituzionale . La nostra Carta metteva tutto a posto: un programma di nuova società,, organi di governo bilanciati per reciproco controllo, potere di ultima istanza assegnato ai partiti. Tutta questa roba è fuori dalla realtà democratica attuale.
Chi affronterà la crisi italiana partendo da questo ostico e doloroso punto guiderà l'Italia del domani?