SENZA SOCIALISMO LA SINISTRA NON AVRÀ UN FUTURO di Pieraldo Ciucchi

31 ottobre 2019

SENZA SOCIALISMO LA SINISTRA NON AVRÀ UN FUTURO di Pieraldo Ciucchi

Siamo arrivati alla fine del “secolo ‘20-‘20”. Nel 1920 la destra liberale di Giolitti nel segno dell'antisocialismo favorì l'ascesa del fascismo. Nel 1921 con la scissione di Livorno che diede vita alla nascita del Partito Comunista iniziò a prendere avvio anche la fase dell'antisocialismo di sinistra che sarebbe durata fino alla scomparsa del Psi attraverso la via del golpe mediatico-giudiziario. Insomma, fase dopo fase, a distanza di cento anni, si sconta non solo la distruzione del socialismo italiano che pur avversato in modo più a meno palese per tutta la prima repubblica si è visto cancellato, in nome di un’amalgama mal riuscito qual è stato il fronte catto-comunista, ma perfino la sua cancellazione dal pantheon della sinistra. Oggi, la domanda da porsi è se questo amalgama mal riuscito possa continuare a rappresentare la contrapposizione a questa destra e porsi in futuro come elemento rigeneratore di un campo progressista in grado di tornare a governare per via elettorale. Nell’attuale deserto della sinistra appare evidente che dopo questo amalgama non ci sia altro cui affidare la battaglia di contrasto alla destra; ma appare altrettanto evidente come questo Pd non possegga i fondamentali politici e culturali per determinare nemmeno la riorganizzazione di un nuovo campo di una moderna sinistra. Oltre il Pd, c’è solo il partito personale di Renzi che proprio in queste ore, in molte città, inizia ad essere preso d'assalto da gruppi organizzati di Comunione e Liberazione e ciò, lascia presagire come possa alla fine, configurarsi per lo più come un rassemblement cattolico-liberale il cui sguardo a sinistra può arrivare a guardare non oltre un vecchio leader della socialdemocrazia quale fu, Mario Tanassi. Insomma, questo 2020, dopo tanto antisocialismo distruttivo, ci consegna un’Italia sempre più propensa a riconoscersi in un blocco di destra sovranista, populista e xenofoba, mai così elettoralmente forte nella storia repubblicana e una sinistra mai così debole e mai come ora, priva di anima, di identità e di classe dirigente. Nicola Zingaretti annuncia un congresso del suo partito per i primi mesi del prossimo anno. Bene! Sarà interessante osservare se intenderà procedere ad una operazione volta a cambiare tutto salvo le sementa su cui è stato generato il Pd al Lingotto oltre dieci anni fa. Ciò, significherebbe che la storia non ha insegnato nulla e che i destini della sinistra italiana sarebbero destinati ad inabissarsi sempre più aprendo inevitabilmente, le porte della notte della Repubblica. Chissà se a questo passaggio della storia si avrà l’intelligenza politica di assumere ad elemento centrale di un dibattito congressuale straordinario il recupero della radice del socialismo democratico e liberale italiano quale matrice per rigenerare una nuova progettualità della sinistra e rilanciare un partito nuovo completamente vocato a dare rappresentazione e sviluppo a tutte quelle libertà liberali e a quelle libertà sociali impresse nella carta Costituzionale! Chissà se sarà maturata soprattutto, la piena consapevolezza di come questo Pd si rappresenti oggi, come il sinonimo di sconfitta non circoscrivibile al perimetro di una politica avviata all’indomani della rovinosa “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto, sublimata con la sua nascita e consegnata alla tragedia elettorale di questo tempo, che ha finito per investire l’insieme del campo di una sinistra così arido e disarmato come non mai. Chissà se si avrà il coraggio di prendere atto che l’antisocialismo è stato il tarlo che ha reso la sinistra italiana sempre minoritaria e se si avrà l’onestà intellettuale di riconoscere che senza socialismo la sinistra italiana non avrà un futuro.

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