SÉGOLÈNE SCOMMETTE SUI MILITANTI PER CONQUISTARE IL FORTINO SOCIALISTA - di L.S. da il Riformista del 22 giugno 2007
27 giugno 2007
Francia 2. Royal scende in campo e attacca il partito. Critiche al programma elettorale impostole dagli “elefanti”, Fabius in testa
Parigi. Da quando ha perso le elezioni presidenziali, Ségolène Royal ha deciso di imprimere al proprio percorso una svolta nettamente più politica e di trasformare un movimento d'opinione, il segolenismo, in una realtà più organizzata e pronta a impossessarsi del Partito socialista. Dalla sera del sei maggio, i segni di un mutamento in questo senso si sono accumulati e ora è con una donna politica completamente differente, oltre che con una nuova corrente, che gli elefanti guardiani dell'organizzazione avranno a che fare. Per chi aveva ancora dei dubbi, ieri l'ex candidata ha rilasciato un'intervista con cui ha messo i puntini sulle i e disegnato strategia e metodo della sua azione. Ai microfoni di France Info, Ségolène, dopo aver affermato di voler guidare il rinnovamento del socialismo francese che tutti reclamano, ha sostenuto che per farlo il partito dovrebbe ridare la parola ai militanti, perché, ha continuato, «più i militanti avranno la parola, più la chiarificazione sarà possibile». Niente di più chiaro: forte del sostegno della maggioranza dei militanti e minoritaria nella struttura del partito, Ségolène intende far leva sui primi per conquistare il secondo al prossimo congresso.
Una mossa già sperimentata con successo durante le primarie interne per la candidatura alle presidenziali. Allora, lo scorso novembre, contro i suoi avversari Laurent Fabius e Dominique Strauss Kahn, i tesserati le avevano accordato oltre il sessanta per cento dei suffragi. Durante la campagna elettorale, però, le contraddizioni tra la linea di rinnovamento che la candidata intendeva incarnare e quella difesa invece dagli elefanti ha condotto dritti alla sconfitta. Almeno è questa l'analisi che ne deve aver tratto la diretta interessata che ora vuole impossessarsi del partito in modo d'andare alla prossima battaglia con una squadra compatta e un programma coerente. Non a caso ieri, sempre nella stessa intervista, Ségolène ha criticato alcune misure - l'aumento del minimo salariale a 1500 euro e la generalizzazione delle trentacinque ore - contenute nel progetto socialista e che lei ha dovuto inserire nel suo Patto presidenziale nonostante «i dubbi» che aveva. La stoccata era rivolta a Laurent Fabius che, difensore dell'ortodossia gauchista, aveva voluto e rivendicato le misure citate. L'esito delle urne, con l'estinzione della gauche della gauche e il buono score del centro, conforta infatti Ségolène nella sua linea di una necessaria svolta strategica.
«Ho una visione delle alleanze politiche, e in particolare del lavoro da fare col centro-sinistra, che non è quella di tutti i socialisti», ha affermato ieri. Una visione che però non sembra trovare consenso neanche tra gli strausskahniani o tra gli uomini vicini all'ex compagno e segretario del Ps François Hollande. Ma da quando Ségolène ha chiarito anche l'ambiguità della relazione con quest'ultimo, la sua ambizione si è liberata insieme con la sua capacità d'interpretare la politica. Rispetto al passato, quando criticava l'organizzazione del partito per correnti in lotta e ne rimaneva fuori, ora l'ex candidata ha capito che quella del partito è una strada obbligata. Oggi, infatti, i segolenisti sono presenti sia all'Assemblea sia nella struttura, e sono i portatori delle sue battaglie. Domani, per esempio, si terrà il primo Consiglio nazionale del dopo elezioni, e Hollande proporrà un calendario di rifondazione del partito. Gli uomini di Ségolène hanno già contestato l'intenzione del segretario di far votare l'agenda dal “parlamento” dei socialisti, e hanno chiesto che siano invece i militanti a decidere dei tempi del rinnovamento. Così come vuole la loro leader.
Quello del tempo è infatti un punto importante. Sull'onda delle elezioni, l'entusiasmo di militanti e simpatizzanti per Ségolène è ancora alto ed è per questo che l'ex candidata vuole far presto a prendere la leadership. Dall'altra i suoi avversari (fabiusiani, strausskahniani, jospinisti e lo stesso Hollande) ne sono consapevoli e vogliono per questo imporre un ritmo lento al processo per avere il tempo di abbozzare una strategia alternativa. Tutte minoritarie, non c'è dubbio che le correnti lavoreranno sulle alleanze e una prima verifica della capacità politica della nuova Ségolène si avrà lunedì, quando i socialisti dovranno eleggere il capogruppo all'Assemblea.