SCOPPIA IL CASO BOND LOMBARDIA - Un comunicato di Roberto Biscardini 19 ottobre 2007
16 novembre 2007
“Finalmente se ne parla, ma è un peccato che non si sia potuto fare chiarezza prima dell’intervento della magistratura. Non conosco le ragioni che hanno indotto la procura di Milano a indagare sull’emissione di titoli obbligazionari emessi nell’ottobre 2002 dalla Regione Lombardia per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari. Ne tanto meno conosco sulla base di quali elementi è stata avviata l’indagine che ipotizza il reato di truffa aggravata ai danni della Regione.” Lo ha dichiarato Roberto Biscardini, allora consigliere regionale socialista, che già nel 2004 sollevò dubbi sulla bontà dell’operazione. “Io so quello che so. Di fronte all’annuncio del bond era doveroso capire di più. Come consigliere di opposizione ero tenuto ad approfondire, a non accettare questa straordinaria operazione di bilancio a scatola chiusa, ad esercitare i poteri di controllo del consiglio sugli atti della giunta. Mi ero insospettito della facilità con la quale Regioni, Province e Comuni ricorrevano in quel periodo a prodotti derivati inseguendo la cosiddetta “finanza creativa”. Avevamo la sensazione che fossero le banche a offrire soldi facili piuttosto che le istituzioni a ricercarli. Dopo aver richiesto alla giunta, non senza qualche fatica, la documentazione, stante la complessità della materia diedi un incarico a una società di consulenza. Le principali osservazioni critiche che emersero da quella analisi riguardavano: - Il costo di raccolta ritenuto elevato rispetto altri titoli emessi da altri soggetti istituzionali nello stesso periodo e non in linea con il merito di credito della Regione Lombardia, il tutto aggravato da un danno fiscale dovuto al prestito in dollari. - Il costo dell’operazione complessiva di emissioni in dollari, swap in euro e creazione di sinking fund per l’ammortamento del capitale avrebbe comportato, per la Regione, un costo per l’operazione pari almeno a 35,5 mln di euro. - L’assunzione da parte della Regione di un rischio di mercato e di un rischio creditizio troppo forti. La conclusione della valutazione tecnica confermò il mio dubbio, e cioè che un’operazione finanziaria di questo genere non fosse assolutamente conveniente rispetto ad una normale e più sicura operazione di mutuo fatta con la Cassa Depositi e Prestiti. Nella sostanza – conclude Biscardini - un’operazione forse buona per gli investitori, buona per le banche, ma non conveniente per i cittadini. Buono il tasso per gli acquirenti dei bond ma molto meno conveniente il tasso e i costi a carico della Regione. Inoltre se il mercato finanziario è positivo anche in questo caso guadagnano le banche, se va male perde la collettività e perdono le generazioni future. Consegnai i risultati, commissionati alla società di consulenza, direttamente all’assessore Colozzi, lasciando alla giunta tutte le verifiche del caso, sottolineando che se avessero ritenuto come me che quell’operazione finanziaria non fosse un buon affare, non avevano altra strada che rinegoziare i contenuti dei contratti con le banche. Dopo di che non se n’è saputo più nulla. La Regione si è sempre trincerata dietro il fatto che quell’operazione fosse premiata come “Best sub sovereign Bond”. Probabilmente troppo poco per garantire tutta l’operazione.”
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