SCENARIO/ FORMICA: ITALIA VERSO IL CAOS, DOPO GRASSO TOCCA A MATTARELLA, intervista a Rino Formica su Il Sussidiario del 28 ottobre 2017 di Federico Ferraù
28 ottobre 2017
Visco è confermato governatore di Bankitalia, Grasso parla di "violenza" del Pd nell'approvazione del Rosatellum e Salvini formalizza la svolta nazionale della Lega.
Sergio Mattarella (LaPresse)
"Siamo in presenza di una situazione assolutamente nuova", secondo
Rino Formica, ex ministro socialista delle finanze e del lavoro nella
cosiddetta prima repubblica. "Ci avviamo verso una campagna elettorale in
cui per la prima volta nella storia della nostra democrazia saltano tutti gli
schemi".
Perché, Formica?
E' la prima volta in cui il
partito di maggioranza farà campagna elettorale in una posizione di ostilità al
suo governo. Salta la dialettica fisiologica che c'è in ogni stato democratico,
per cui l'opposizione fa campagna contro l'operato del governo uscente.
Questo cosa comporta?
L'opposizione, non potendo andare contro il governo perché quest'onere se
lo è intestato il partito di maggioranza, farà campagna contro il sistema.
Lei riesce a vedere Berlusconi nei panni di un leader antisistema?
Berlusconi no, ma Salvini sì.
Ieri il consiglio federale ha ufficializzato la svolta: via la parola
"nord" dal simbolo e costruzione di un partito che tenga insieme il
federalismo e l'interesse nazionale.
A parole è facile, nei fatti è più complicato. La Lega dice di proporre al
resto del paese una campagna di autonomismo regionale rafforzato, ma di fatto
questo è il preludio ad una campagna secessionista. Oggi (ieri, ndr)
Salvini ha detto che presenterà candidati della Lega in tutta Italia. Vuol dire
che non andrà in coalizione, dato il vincolo che esiste tra il candidato nel
maggioritario e le lista proporzionale collegata.
Che cosa sta succedendo?
Aumenta il caos politico e istituzionale. Il precipitare della
situazione in Catalogna pone problemi gravi e inediti
all'Unione Europea. La Spagna ha iniziato ad affrontarli, l'Italia non ancora.
Se lo stato italiano dovesse subire una spinta di carattere secessionistico,
imploderebbe.
Che parte ha in tutto questo la legge elettorale?
La legge elettorale non è la causa ma il prodotto del processo di
disgregazione in atto. E' totalmente inadeguata alla fase che si apre, in cui
l'elemento antisistemico può divenire centrale.
Cosa pensa della decisione di Pietro Grasso di abbandonare il gruppo del Pd in
polemica con il ricorso massiccio al voto di fiducia sul Rosatellum?
E' un altro sintomo della situazione esplosiva. La sua è stata una scelta
coraggiosa che non si può derubricare a rottura personale con il Pd e nemmeno
all'ipotesi di una futura candidatura con Articolo 1. Possono esserci questi
fattori, ma sono una conseguenza, non la causa.
E invece?
Grasso ha denunciato la scelta politica operata dal Pd e la sua
insensibilità istituzionale, assumendo una posizione che lancia l'allarme rosso
sul dissesto istituzionale che si va creando. La sua è una preoccupazione di
ordine costituzionale che non può non investire il presidente della Repubblica.
Mattarella firmerà la legge.
La firmerà, ma potrebbe non fare solo questo. Mattarella si trova di fronte
un atto formalmente regolare, una legge votata dal parlamento. Al tempo stesso
ha davanti non la denuncia di un semplice parlamentare, ma della seconda carica
dello stato che lamenta un vulnus operato contro il potere di
emendabilità delle leggi previsto dalla Costituzione.
Quindi?
Mattarella non può lasciare senza risposta un giudizio così grave dato dal
presidente del Senato. Il presidente della Repubblica può firmare la legge o
respingerla, ma può anche firmarla accompagnandola con una lettera, come ha
fatto all'indirizzo di Gentiloni quando ha promulgato il codice antimafia.
Completiamo il giro dei partiti. Il Movimento 5 stelle?
Non fa testo: antisistema per definizione.
Forza Italia?
Se la Lega si staccherà, avrà la sua coalizione di listarelle, dal partito
della bistecca di turno (il Partito Nettista creato nel '53 da Corrado
Tedeschi, ndr) a quello degli animalisti.
E il Pd?
Difficilmente metterà in piedi una coalizione credibile. Alle prime
difficoltà i centristi andranno per un'altra strada.
Coalizioni molto labili dunque.
Illusorie. Una coalizione è possibile se c'è un incontro reale,
programmatico di forze. Come costruire un programma di governo quando si sa
già, da oggi, che nessuno sarà in condizioni di attuarlo?
Il vero artefice del Rosatellum è Denis Verdini. Sul Tempo si è
addirittura attribuito il merito di avere salvato la patria. E' lui il vero
simbolo di questa legislatura?
Guardi, in quella compagine Verdini è quello che ha la visione politica più
segnata da una tradizione culturale.
Quale tradizione? Quella massonica?
Quella repubblicana massonica di destra, il cui capostipite è stato
Randolfo Pacciardi. L'intervento di Verdini, criticabile da tanti punti di
vista, ha una sua coerenza e una sua visione politica. Poi il personaggio è
quello che è.
Un altro capitolo è quello di Bankitalia. I ministri renziani
Delrio, Boschi, Lotti e Martina non hanno partecipato al cdm in cui Gentiloni
ha confermato Visco.
E' un messaggio chiaro: la guerra continua.
Come, dove?
Non nei comizi della campagna elettorale, ma sui giornali e nella
commissione d'inchiesta sulle banche. Chi non è riuscito ad avere il mutamento
di direzione che voleva, scaricherà le tensioni in commissione.
Quale linea adotterà Casini?
Dovendo fare il renziano, darà sfogo alle spinte contro Visco.