SALUTE E LAVORO: I FONDAMENTALI DEL SOCIALISMO Nota politica di Angelo Sollazzo del 24 aprile 2020
24 aprile 2020
Nei momenti più drammatici della recente storia italiana, ogni polemica politica può apparire fuori luogo rispetto al dramma che il Paese intero sta vivendo.
Purtroppo alla catastrofe della crisi sanitaria se ne aggiunge una altrettanto grave che è quella economica e che ci potrebbe stroncare definitivamente.
La domanda che ci dobbiamo porre è se, al di là delle comparsate televisive, l’attuale gruppo dirigente sia all’altezza della situazione.
Stiamo parlando di parlamentari e ministri che balzati al potere sull’onda della rabbia e dell’odio verso la politica, non sempre innocente, anzi spesso più che colpevole, si trovano a gestire la cosa pubblica avendo in mano un giocattolo che non sanno far funzionare. Lo stesso ideatore del nuovo modo di governare, Grillo, è quello che dopo aver avversato internet, come fonte dell’inquinamento mentale dei giovani, poi si converte al suo uso esclusivo.
E’ lo stesso che vuole superare la democrazia rappresentativa, invocando il consenso solo attraverso la rete, dimenticando che il quaranta per cento degli italiani ancora non usa il computer. E’ sempre lo stesso che invocava l’elezione dei parlamentari attraverso il sorteggio, a mo’ di lotteria, ed è sempre lo stesso che propone di togliere il diritto di voto ai cittadini anziani, perché non utili alla sua causa. E’ sempre lo stesso comico che predica la decrescita felice, per bloccare progresso, sviluppo, opere pubbliche, vaccinazioni, appartenenza all’Europa, la permanenza nell’euro, la costruzione della TAV, etc. etc.
Di fronte alla prova del governo i fautori del “vaffa” a tutti, si sono ritrovati a rimangiarsi tutto quanto ci avevano propinato in campagna elettorale.
Dal no alla TAV ed alla TAP sono approdati al si. Dal respingere ogni tipo di alleanze hanno addirittura fatto un governo prima con la Lega e quindi, con assoluta disinvoltura, sono approdati alla coalizione con il PD, che da sempre avevano apostrofato come il male maggiore. Si erano spesi per solo due mandati per i loro parlamentari, per non considerare la assoluta avversione alla possibilità di premier o ministri non eletti dal popolo, tesi rimangiate, e poi ci hanno propinato l’incolore Conte, che, con una dose eccessiva di disinvoltura e di spregiudicatezza, cambia maggioranza e vota per annullare i provvedimenti che egli stesso aveva approvato e firmato nel precedente Governo. Cosa da non credere. La vanità dell’uomo, avvocato di provincia e non molto brillante docente, lo ha portato a credere di essere l’uomo della provvidenza, di poter apparire in televisione e parlare agli italiani a qualsiasi ora della notte, di non ascoltare neanche più quelli che lo hanno scelto, senza un minimo consenso elettorale, passando da maggiordomo ad attore vanesio.
Per non parlare di un ministro, Di Maio, che, dopo i danni allo sviluppo economico, lo ritroviamo agli esteri, senza parlare lingue straniere , senza conoscenze di geografia, al punto di confondere il Cile con il Venezuela, e senza alcuna esperienza di politica estera, stessa musica con Di Battista che confonde Austerliz con Auschwitz, senza infierire sull’uso dei congiuntivi di entrambi i personaggetti. La politica estera ha bisogno di persone esperte, capaci, con ampie conoscenze e non possiamo trovarci un Di Maio a sostituire un Andreotti oppure De Michelis.
Contrordine anche sulle spese militari, sul salvabanche, sull’ILVA, sui voti di fiducia, sulle auto blù, sulle immunità parlamentari, sui condoni, e infine sul tema attualissimo dei vaccini.
Insomma siamo in fiera e cerchiamo solo di assecondare il cliente.
Che quasi tutti i ministri non siano adeguati risulta evidente agli occhi di tutti.
Non possiamo che rammaricarci del fatto che alla Presidenza della Repubblica vi sia certamente un galantuomo ma con scarsa propensione all’interventismo. Pensiamo per un momento ad avere in una situazione tanto grave Sandro Pertini come capo dello Stato che certamente non avrebbe tollerato tanti balletti, omissioni, ritardi ed errori.
Sul PD dobbiamo stendere un velo pietoso. Zingaretti ha deluso tutti profondamente, Gualtieri è una brava persona, ma troppo condizionato da Bruxelles per i suoi trascorsi.
I soli ministri che superano la prova in questo momento sono Speranza e Provenzano.
Pericoloso è Franceschini, democristiano a tutto tondo, che pur di restare al governo si alleerebbe persino con i fascisti. Con noi e la sinistra non ha proprio nulla a che spartire.
D’altra parte sin dalla caduta del muro di Berlino, la sinistra comunista è stata sempre protesa a farsi perdonare il peccato originale di aver sostenuto i regimi comunisti totalitari.
L’affrancamento dagli errori del passato si configurava nello spostamento a destra e nell’accettare regole e comportamenti del conservatorismo e del capitalismo rapace . Per anni i postcomunisti hanno abiurato ai principi delle loro origini, accettando un processo di trasformazione dei loro connotati, di una mutazione genetica, al punto di cercare collocazioni innaturali, fino alla nascita del PD che è stato semplicemente un matrimonio di interessi senza alcun riferimento ideale comune.
In questa logica gli ex-comunisti hanno cercato i leaders in aree totalmente diverse da quella di loro riferimento.
I danni prodotti sono stati immensi. A cominciare da Prodi, personaggio equivoco, legato a poteri non certamente in sintonia con la sinistra, e che dopo aver venduto IRI e fette delle partecipazioni statali, ci ha propinato un cambio tra lira ed euro a valori capestro (dal reale 1500 lire per euro alle 1916 attuali), all’allargamento della Comunità europea a ben 27 Paesi con danno proprio per i Paesi più in difficoltà come l’Italia. Un vero disastro come Presidente dell’IRI, come capo del Governo e come Presidente della Commissione europea. Ancora oggi qualcuno lo osanna e lo considera elemento giusto per la successione a Mattarella. Dio ce ne scampi.
Ma tutti coloro che sono stati arruolati dal mondo della Finanza hanno creato disastri. La separazione della Banca d’Italia dal Tesoro, con l’aumento del debito pubblico, la vendita di assets fondamentali per l’economia nazionale, lo smantellamento delle partecipazioni statali, la svendita di banche di diritto pubblico a prezzi stracciati, portano il nome di finanzieri ovvero di personaggi quasi tutti al servizio della Finanza speculativa. Dopo Prodi abbiamo avuto i disastri di Ciampi, Carli, Dini insomma gli uomini provenienti dal campo finanziario e bancario hanno provveduto a svendere i gioielli della nostra economia.
Il compianto ministro degli Esteri e delle PPSS, Gianni De Michelis, chiosava sulla vendita delle autostrade e degli autogrill “ è stato venduto l’unico bancomat, dell’Italia.
Per questi motivi ci dobbiamo augurare che non abbia seguito la individuazione di un nuovo salvatore della patria nella figura di Mario Draghi.
Insomma ancora una volta la politica abdica ad altri quello che dovrebbe essere il proprio compito principale, governare e decidere.
Per anni l’abdicazione vi era stata favore dei magistrati che decidevano su carriere politiche, governi, maggioranze ed alleanze.
Fabbriche che andavano in crisi per inchieste, poi rivelatesi fasulle, se non criminalizzanti, incarichi che dovevano sottostare al vaglio di taluni magistrati che potevano bloccare, con semplici indizi, e mettere in discussione persone e attività strategiche per il Paese. Quindi siamo passati dalla parte militante della magistratura alla abdicazione a favore degli uomini della finanza, dell’alta burocrazia e dei poteri forti.
Stesso quadro lo abbiamo oggi con i populismi di ogni genere che nulla hanno a che vedere con la politica vera e generano mostri di ignoranza ed inadeguatezza.
Con la crisi del capitalismo selvaggio, del mercato senza regole, del comunismo in tutte le accezioni del termine, dei populismi odiosi e rancorosi, si apre una nuova fase che può individuare in una ideologia non dogmatica , ma concreta e moderna , la soluzione ad una crisi politica economica e purtroppo sanitaria di dimensioni epocali.
Per il socialismo democratico e liberale si presentano vaste praterie e spazi enormi per far affermare la propria idealità.
Diventa necessario proporre pochi punti programmatici, chiari e realizzabili ,da sottoporre ad un elettorato sempre più confuso.
Salvini e la destra si battono non con altri slogan , ma con politiche serie e responsabili che abbiano al centro il mondo del lavoro.
La destra di Salvini e compagni ha avuto facile gioco per la mancanza di una offerta politica da parte della sinistra democratica, protesa ad un narrazione sulla sua supremazia culturale ed allontanandosi sempre più dalle masse dei meno abbienti. Quando la sinistra ha voluto scimmiottare la destra, ha subito pesanti sconfitte, come accaduto in tutta Europa, ma ha raccolto consensi quando ha affermato le proprie caratteristiche e i suoi ideali di rappresentanza del mondo del lavoro. Oggi il socialismo è la sola sinistra possibile, non vi è altro, e occorre con assoluta urgenza riproporre una offerta politica socialista che ponga freno alla barbarie di Salvini e soci. Sfatiamo il racconto di un centrosinistra vincente, che sceglie uomini della finanza, conservatori, se non di destra, per raggiungere il potere, riaffermiamo le nostre tesi ed i nostri convincimenti e rifiutiamo personaggi buoni per tutte le stagioni con chiari comportamenti da democristiani incalliti e spregiudicati.
Se si vuole evitare un altro decennio di governi di destra , bisogna agire subito.
Dieci argomenti ,come i dieci comandamenti, per costruire la casa comune dei socialisti e della sinistra che o è socialista o non è. Il socialismo è la sola sinistra possibile, sigle inventate, partiti farlocchi, gruppi di intellettuali elitari e presuntuosi, giustamente chiamati radical-chic, non possono essere la sinistra. La stessa parola centrosinistra va abbandonata e sepolta e sostituita con sinistra. Anzi spesso i propugnatori del centrosinistra hanno arrecato danni enormi al movimento dei lavoratori.
Il decalogo potrebbe essere questo:
1)Ridistribuzione della ricchezza;
2)Riforma del Sistema sanitario nazionale;
3)Ristrutturazione delle Telecomunicazioni, dei Trasporti e dei Servizi;
4)Istituzione del Ministero delle Partecipazioni Statali;
5)Riforma del Sistema Bancario;
6)Riforma della giustizia;
7)Riforma del sistema scolastico;
8)Rideterminazione delle spese militari e supporti alle forze armate;
9)Tassazione e controllo delle attività del Vaticano;
10)Difesa dei diritti civili e della Costituzione;
I programmi elaborati dalle forze del centrosinistra, sono stati in questi ultimi 25 anni un concentrato nel vuoto, con la pretesa di sposare il capitalismo selvaggio e senza regole al socialismo democratico.
Occorrerà ripartire da pochi punti, chiari e realizzabili con una strada keynesiana allo sviluppo..
La ridistribuzione della ricchezza non deve significare punire gli uni per dare agli altri.
Spesso si confonde il reddito con la rendita e quindi si grida allo scandalo quando si propone una patrimoniale che colpisca chiaramente la rendita, spesso parassitaria ed assenteista, e non il reddito.
Colpire le rendite superiori ai dieci milioni di euro, far versare un contributo di solidarietà ai dieci milioni di italiani ricchi, significa salvaguardare i lavoratori, il ceto medio e le piccole e medie aziende che annaspano, e che certamente non possono essere incluse nei destinatari della patrimoniale.
Ogni volta che se ne parla si ha una levata di scudi, dimenticando che solo qualche anno fa la stessa Confindustria, e importanti capitani d’industria dimostravano la loro disponibilità ed addirittura la chiedevano espressamente.
La proposta del manager socialista Vito Gamberale andava in tale direzione e raccoglieva cospicui consensi.
Il sistema sanitario nazionale va riportato alle intenzioni del suo ideatore, il ministro socialista Luigi Mariotti, ricentralizzando il potere decisionale, sottraendolo alle Regioni, che hanno dato pessima prova di operatività, e bloccando nuovi accreditamenti per le strutture private che, invece, devono essere sottoposte ad un regime ispettivo da parte dello Stato, visto che spesso operano con fondi pubblici e frequentemente i loro comportamenti non sono del tutto trasparenti. Quindi invertire la tendenza a favore della sanità pubblica, maggiori controlli su quella privata ed investimenti esclusivamente destinati al pubblico.
La politica socialista per il settore delle telecomunicazioni e dei trasporti e dei servizi è stata per anni a favore della gestione pubblica.
La Compagnia aerea di bandiera, tutto il servizio autoferrotranviario, le autostrade, l’energia ad ogni livello e l’acqua, in tutte le sue accezioni, devono essere dello Stato.
Ritornare alle Partecipazioni Statali, istituendo un apposito Ministero, evitando i disastri fatti prima da Prodi, poi da Bersani ed altri ,con le “lenzuolate privatizzartici” (Bersani), che hanno privato l’Italia di assets strategici per la sua economia.
L’Italia ha necessità di un settore bancario con finalità precise, dividendo le banche di deposito da quelle di investimento, in modo da tutelare i risparmiatori. Parimenti ritornare ad Istituti bancari di diritto pubblico per evitare alla banche private di scorrazzare a proprio piacimento nell’economia nazionale.
La giustizia giusta significa la certezza del processo, la serietà delle prove e non degli indizi, la separazione delle carriere tra inquirenti e giudicanti e la responsabilità personale del giudice che sbaglia in maniera dolosa.
Il sistema scolastico italiano per decenni è stato ammirato ed apprezzato in tutto il mondo occidentale, la scolarizzazione di massa fu il risultato di una legge a firma del socialista Tristano Codignola, al fine di evitare che solo i figli dei benestanti potessero accedere alle Università.
Negli ultimi anni abbiamo avuto una impennata di scuole private paritarie, una selva di riforme l’una peggiore dell’altra, fino al capolavoro di Renzi con la sua indecente Buona Scuola.
La cultura italiana ha bisogno di tornare umanista, la scuola ha bisogna di tornare ad essere fucina di giovani preparati e colti che potranno ben rappresentare il futuro del Paese.
Voler ad ogni costo rispondere alle esigenze dell’industria orientando i nostri giovani solo verso particolari insegnamenti è un errore.
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