(S)COMUNICANDO. MAMMA, LA TURCO - di Paolo Pillitteri, da L’Opinione del 29 maggio 2007

07 giugno 2007

(S)COMUNICANDO. MAMMA, LA TURCO - di Paolo Pillitteri, da L’Opinione del 29 maggio 2007

Emma Bonino, nella sua cortese flessibilità verso la collega ministra della salute, ha definito “strampalata” la sua decisione di inviare i CC dei Nas nelle scuole per combattere la droga. Strampalata, certo, ma soprattutto sbagliata. Non soltanto perché quando i Carabinieri entrano nelle scuole, ne escono i professori, docenti, presidi, ovverosia la raison d’etre della Scuola (con la s maiuscola). Ma soprattutto perché una misura del genere sarebbe destinata sia ad aumentare il consumo del fumo per via del gusto e del brivido del proibito sia a spostarlo in altra sede, meno controllata. In entrambi i casi, questa nuova uscita della Turco (con cui concorda, come temevamo, il ministro Fioroni), che era contestualmente contro la Legge Fini in quanto “proibizionista” e a favore del kit familiare antidroga del sindaco Moratti, spiega meglio di qualsiasi intervento l’altro lato della sinistra, oscuro e autoritario, insieme alla sua inadeguatezza a governare le complessità della modernità del nostro tempo. Si dice unfit, come lo scriveva spesso e volentieri “L’economist” nei confronti del Cavaliere, con la differenza che questi era sostanzialmente un antipolitico, un naif, mentre la gauche italiana ha esperienza, allenamento al potere, viene da lontano e si vanta d’essere riformista.

Ci siamo chiesti come possa essere saltato in mente ad una ministra postcomunista - e nemmeno una delle peggiori - quest’idea balzana di mandare i carabinieri, magari coi cani antidroga, proprio dentro le scuole, e non fuori. Perché dentro le scuole, all’interno di ciò che noi chiamiamo la fabbrica del sapere, le forze dell’ordine devono andarci solo in caso di gravi reati. Cioè nei casi in cui viene meno l’autorità del Preside. La legalità all’interno della scuola coincide con l’educazione, ed è per questo che è affidata al corpo docente e al Capo dell’Istituto. Il sospetto è che costoro, e fatte le ovvie eccezioni, abbiano perso autorità e autorevolezza da anni e, in parecchi casi, siano diventati lo zimbello dei “telefonini” degli studenti e dei loro palpeggiamenti. E quando il Ministro Fioroni se ne esce (da Bruno Vespa) col dire che farà un decreto contro i cellulari in classe, significa che l’ultima barriera del ridicolo è abbattuta e ogni residuo di autorità viene di fatto cancellato. Perché, da che mondo è mondo, in scuola è vietato giocare a carte, ascoltare la radio, mettersi a suonare il sax, amoreggiare con la compagna di banco. Mica ci vuole un decreto legge, basta il prof e il preside. A volte un bidello.

La militarizzazione della scuola sarebbe la sua fine e, al tempo stesso, la conferma di quel mai sopito autoritarismo che sonnecchia dentro la sinistra non libertaria e che la spinge all’uso delle manette quando le conviene per eliminare i suoi avversari e all’uso dei cani antidroga dentro le scuole quando non sa offrire modelli didattici all’altezza dei cambiamenti. Chiacchiere e distintivo, verrebbe voglia di buttarle in faccia, nel ricordo dei girotondi giustizialisti che organizzò per molto meno ai tempi berlusconiani e che oggi, invece, sono stati messi in sonno. Adesso, a vigilare sul controllo della legalità, ci pensa l’ex eroe delle manette, anche lui ministro. Che ci aveva promesso, insieme ai compagnucci della parrocchietta, l’estirpazione del male e della corruttela, il trionfo della trasparenza e la fine degli scandalosi sprechi della politica. Come? Usando le manette. Selettive. Ed ecco i risultati.

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