ROSA NEL PUGNO. COME FARLA DIVENTARE UNA FORZA DI GOVERNO EUROPEA - di Pia Locatelli da il Riformista del 6 luglio 2006
06 luglio 2006
La crisi è politica, non è affare da psicoanalista
Dopo tante situazioni «disperate ma non serie» nella vita politica italiana, la crisi della Rosa nel pugno è una cosa seria e, per fortuna, tutt’altro che disperata, quindi particolarmente interessante. John Fitzgerald Kennedy amava ricordare che in cinese per dire «crisi» si abbinano gli ideogrammi di «pericolo» e «opportunità»: le crisi possono finire bene.
Molto si è detto sui radicali «movimentisti», iperattivi ma improvvisati e indisciplinati, di contro ai socialisti «organizzativisti», dediti alle istituzioni ma afasici sulle campagne politiche. Non possiamo però ridurre la questione a un problema da affidare allo psicanalista, o all’antropologo. E poi, se fosse tutto lì, il problema si risolverebbe da solo, poiché le due componenti risulterebbero, alla fine, perfettamente complementari e funzionali l’una all’altra nella divisione del lavoro. Le ragioni, e quindi la cura, della crisi si trovano nella politica.
La Rosa nel pugno, sin dalle sue prime battute, è stata considerata dalla maggior parte degli osservatori come un’iniziativa politicamente sbilanciata verso la cultura radicale. In verità, la parte socialista conseguiva un risultato essenziale: propiziare il rientro dei radicali nei processi collettivi del centrosinistra italiano. Non si può fingere che il calendario sia fermo al 1974, alle battaglie per i diritti civili che avevano unito socialisti e radicali in un’irripetibile stagione politica. Almeno due grandi eventi ci dividono da quei tempi: uno, senza dubbio, la perdita dell’innocenza socialista, Tangentopoli. Ma l’altro, per la verità, è stata l’assenza dei radicali (quelli che negli anni ’70 erano comunque i «compagni radicali», anche se Gaber ci scherzava su) dalle vicende della sinistra italiana, almeno dagli anni ’90 in poi. I socialisti possono rivendicare di aver colmato quel solco con la loro azione e accogliere tante istanze radicali era il minimo che si dovesse fare, per tanto risultato politico. Al tempo stesso, non va dimenticato che lo Sdi aveva lavorato al programma dell’Unione, che comprende quasi tutte le istanze economiche e sociali di una sinistra riformista moderna. Enrico Boselli ha riaffermato con chiarezza che una cosa sono le sacrosante battaglie liberali contro i monopoli, gli oligopoli e le corporazioni, altra cosa una deriva liberista di privatizzazione di servizi, quali la scuola pubblica (e, possiamo aggiungere, la sanità pubblica e la ricerca pubblica) che devono garantire le pari opportunità di tutti.
La Rosa nel pugno deve essere rafforzata con una più completa ed efficace sintesi politica delle istanze radicali e socialiste, che è stata avviata ma non è ancora compiuta. Indico due esempi: la questione di genere, che non può essere risolta dalla meritata posizione di leadership riconosciuta ad Emma Bonino. L’apertura alla partecipazione femminile richiede forme organizzative ampie e diffuse, e quindi un partito più vicino ai modelli della socialdemocrazia europea, con quote e garanzie che non sono considerate pleonastiche o umilianti dalle donne svedesi o norvegesi. Il secondo esempio è la politica internazionale: qui la cultura socialista ha due punti di riferimento ineludibili, le Nazioni unite e l’Internazionale socialista. E’ sulla scorta dei contributi degli arabi laici e degli israeliani di sinistra che Ugo Intini ha posto correttamente la questione mediorientale per l’Italia in termini di equivicinanza, che non è indifferenza tra il governo di Hamas e quello di Olmert, come ha voluto capire (male) qualcuno, ma amicizia verso due popoli, le loro speranze, i loro diritti collettivi e complementari alla sicurezza, all’indipendenza e alla libertà.
La Rosa nel pugno supererà la crisi maturando quindi la consapevolezza dei compiti di una forza di governo europea: se ci riusciremo, sarà tanto di guadagnato anche per il futuro Partito democratico, che incontra oggi difficoltà senz’altro anche maggiori di quelle della Rosa nel pugno nel definire identità, strategie e prospettive di una forza riformista.