RIPRENDE IL LARGO LA NAVE SOCIALISTA. NON FACCIAMONE IL VASCELLO FANTASMA – di Tomaso Greco e Nicola Carnovale, da Il Riformista del 28 Aprile 2007

07 maggio 2007

RIPRENDE IL LARGO LA NAVE SOCIALISTA. NON FACCIAMONE IL VASCELLO FANTASMA – di Tomaso Greco e Nicola Carnovale, da Il Riformista del 28 Aprile 2007

In questi anni non c'è stato termine peggiore, e forse per questo così abusato, della cosiddetta “diaspora socialista”. Stava ad indicare la frantumazione del gruppo dirigente del partito socialista nelle due coalizioni e, all'interno delle coalizioni, un ulteriore frazionamento in partiti, partitini, associazioni, movimenti e circolini. Non bisogna scomodare il libretto rosso per capire che si marciava divisi per non colpire affatto uniti. Nel tentativo nobile di ricreare uno spazio politico per il socialismo italiano, ognuno dei cocci si accontentava dell' agibilità personale e del conseguente laticlavio, spesso a nocumento di un'altra fazione della stessa famiglia, rendendo non di rado lo spettacolo di una batracomachia farsesca.
La conseguente afasia sulle policies, la lontananza dalle problematiche concrete e un consenso politico ridotto ai minimi storici, hanno prodotto marginalizzazione e autoreferenzialità.
Dopo Bertinoro ed i congressi dello SDI e de “I Socialisti Italiani”, la nottata sembra alle spalle e finalmente si parla anche in Italia di “socialismo”. Si riarma la nave corsara e si spiegano ancora una volta le vele verso la modernità, la meritocrazia, la solidarietà e il futuro. Non vorremmo però dare l'immagine della nave fantasma, popolata di riminiscenze spettrali, che tanto ha successo nella cinematografia piratesca, tanto poco può essere foriera di prospettive e consensi.
Le operazioni nostalgia hanno le gambe corte e rischiano di non essere né il richiamo per un nuovo elettorato di riferimento, né lo strumento adeguato per intervenire sui tanti aspetti del Paese nei quali, invece, i socialisti possono e devono giocare una partita importante.
L'importanza di una sensibilità comune, ha come metro la capacità di declinarsi in proposte concrete, per questo motivo sarebbe auspicabile, come primo passo, una grande iniziativa programmatica che sia base di partenza del processo costituente. Una conferenza programmatica che tenga conto dei variegati problemi del paese, partendo dalla sempre attuale ed irrisolta “questione meridionale” e apra l'inesplosa “questione settentrionale”.
Difatti è proprio nel nord, dove il socialismo riformista è stato forte ed interprete di bisogni e sviluppo, che oggi mancano l'elaborazione e il consenso. Eppure il nord, paga un quindicennio di antisocialismo e di apolitica, di contrapposizioni asprissime quanto simulate tra i due poli, di accordi bipartisan dove l'unica protagonista è l'antidinamica dei grandi interessi, tra loro complementari e quasi sempre espressione di oligarchie e conservatorismo.
E' nel nord dove le differenze sociali crescono di pari passo con l'incertezza della vita, dove esiste un problema diffuso di integrazione e di flussi di immigrazione, dove si punta tutto sull'estetica del terziario, ma non si riesce a liberare energie nuove.
Il meridione rappresenta un bacino dove seppure il consenso alle forze socialiste non è mai mancato, la loro presenza ha inciso a fasi alterne. Non possiamo declamare e neanche immaginare nessun sviluppo economico e sociale se non ripristinando legalità, se non sovvertendo logiche assistenzialistiche, se non modificando l’attuale cultura, non quella dell’amministrare, ma del gestire, spesso “pro domo” lobby.
Dobbiamo avere il coraggio e la vertigine del mare aperto, che deve passare necessariamente per riconoscere i meriti di chi ha contribuito, in questi anni, a mantenere vive delle strutture socialiste organizzate e presenti nelle istituzioni. Ma deve anche passare per un complessivo rinnovamento, delle idee e delle persone. Una stagione nuova si può costruire solo con il passaggio del testimone a una nuova generazione di socialisti. E' un investimento generoso, ma se non ora, quando? Proprio gli under 35 si sono dati appuntamento a Tivoli, nel fine settimana, per definire una comune roadmap per i prossimi mesi. Se riusciremo a uscire dal kindergarten delle organizzazioni giovanilistiche, se riusciremo a lanciare una sfida irriverente per la costituente, se eviteremo di riproporre in piccolo le diatribe dei seniores, potremo essere protagonisti del cambiamento. Anche perchè in un quadro più largo di ristrutturazione delle forze politiche nella sinistra, sono in molti a diffidare delle novità senza storia, ma la risposta adeguata non può essere una storia senza novità.

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