RIPARTIRE DA HAMMAMET? Sono felice di vedervi in tanti intorno a me.
22 gennaio 2020
A pochi giorni dalla
commemorazione di Bettino Craxi ad Hammamet, riproponiamo il testo dell’intervento
che lo stesso Bettino Craxi avrebbe potuto tenere ad Hammamet se non fosse
morto vent’anni fa.
Un contributo di Alberto
Benzoni e Roberto Biscardini.
“Sono felice di vedervi in
tanti intorno a me nel ventesimo anniversario della mia morte. Per me, il
vostro affetto è necessario come l’aria che respiro. Anche se, in vita, sono
stato troppo timido per chiedervelo apertamente; così da acquisire la fama di
orso e per giunta arrogante. Non vorrei però che la vostra visita fosse vista
come una specie di pellegrinaggio politico di fedelissimi; finalizzato a
rendere omaggio alla mia persona e non alle mie idee e/o al mio progetto
politico. E ancor meno alla mia visione del socialismo.
Personalmente è questo che vi chiedo. Non ho bisogno di “riabilitazioni”. Anzi
le considererei offensive, se concesse da coloro che mi hanno massacrato. Ma
non ho neanche bisogno di vendette. Anzi trovo del tutto disdicevole che
abbiate affidato il ruolo di “equilibratori e vendicatori” non a voi stessi ma
ad altri: occasionalmente interessati a usare il mio nome; ma in modo
sfacciatamente strumentale. E, infine, non ho bisogno di “commemorazioni”;
perché si commemorano le persone scomparse e io non mi sento tale; e
soprattutto perché vivo come una ferita aperta quella organizzata subito dopo
la mia morte. Tanti compagni; ma pervasi di odio e diffidenza reciproche che
avvelenavano l’atmosfera. Da allora in poi, il socialismo, la parola come la
cosa, si è frantumato in diecine di sigle; e il simbolo è comparso sulle schede
elettorati solo se accompagnato- o annullato- da altri.
Tutto questo male, e anche tutto questo dolore, non solo personale ma
collettivo, non potrà mai essere né cancellato né riparato. Così come do per
scontate le reazioni automatiche quanto ipocrite che inevitabilmente susciterà
la riproposizione delle mie vicende nel film che sta per uscire. Do certo per
scontata la vostra indignazione; al punto di esonerarvi dall’obbligo di
esprimerla.
Obbiettivo del nostro incontro, che si svolga ad Hammamet, non è di rimestare
sul passato o di rendere omaggio ad una vittima. Qui non è in discussione il
passato ma il futuro. Non la sorte subita dal sottoscritto ma la vostra. E
precisamente e semplicemente il futuro dell’idea socialista e di quelli che la
difendono nel nostro paese; come anche di quella prima repubblica che ho difesa
sino all’ultimo, sino a diventare capro espiatorio di tutte le sue
manchevolezze, agli occhi di coloro che volevano eliminare, con l’acqua sporca,
anche il bambino.
Personalmente, vedete, ascrivo a mio merito quella che è stata anche causa non ultima
della mia rovina: la capacità dolorosa di dire la verità e percepire il falso -
che fosse nella cultura politica dominante, nelle prese di posizione politiche
o nei dettami dei media- e di denunciarlo per nome, cognome e indirizzo. Così
avevo fatto ai tempi della prima repubblica; così mi comportai negli anni della
“falsa rivoluzione” di Mani pulite. Denunciandone, da solo, la reale natura di
destra: e quindi contro il “ruolo” della politica, dei partiti e dello stato. E
annunciando, contestualmente, che questa falsa rivoluzione sarebbe stata
foriera di disastri negli anni a venire. Fino al punto di distruggere, per
almeno una generazione non solo i socialisti; ma la cultura e le istituzioni
del socialismo.
Avrei dovuto, soprattutto dopo il mio discorso del luglio 1993, battermi contro
questa deriva. Ma non mi è stato consentito. E non l’avete fatto neanche voi, a
partire dalla scelta di adeguarvi alla seconda repubblica, alle sue idee e alle
sue regole: ciò che vi ha reso progressivamente dipendenti da coloro che vi
garantivano l’esistenza in vita ma non più di questo.
E’, da allora, passata una generazione. Quanto basta per verificare
l’interminabile disastro della seconda repubblica. Ma quanto basta a far
nascere, in Italia, e non solo in Italia, una nuova generazione che, del tutto
libera dal condizionamento di un passato fatto di sconfitte, di umiliazioni e
di impotenti rancori, sta riscoprendo, in contrasto con l’ordine esistente, i
valori essenziali del socialismo: libertà, pace, tolleranza, ruolo dello stato
e del pubblico e delle nuove solidarietà collettive, internazionalismo,
eguaglianza. E non perché qualcuno glieli abbia insegnanti; ma perché hanno a
che fare con il loro e anche nostro futuro.
Un mondo che non ha ancora trovato una rappresentanza politica. A voi il
compito di aiutarli a trovarla, non nel nome di un passato che non ritorna, ma
perché il socialismo possa ancora avere un ruolo.
Solo un grande partito socialista può rappresentare la sinistra.”