RILANCIARE L’INIZIATIVA DEL PSI Intervento di Roberto Biscardini al Consiglio Nazionale del 29 maggio 2010
21 giugno 2010
Anche se il prossimo sarà un Congresso formalmente ordinario, dobbiamo celebrarlo in modo straordinario. Perché eccezionale è la situazione politica ed eccezionale sarà la situazione che dovremo affrontare nei prossimi mesi.
Mi limito ad affrontare due questioni.
Da un lato abbiamo di fronte l’eterno problema della capacità di resistenza e di esistenza del partito.
Dall’altro il tema del progetto e della linea politica.
Sul primo punto voglio essere chiaro: il partito avrà vita lunga e possibilità di successo solo a condizione che il suo gruppo dirigente, per primo, insieme a tutti i compagni, sappia avere un sussulto di orgoglio, uno scatto di discontinuità. Ribellandosi alla anomalia italiana nella quale da anni il socialismo si trova. Da anni sono stati dichiarati ufficialmente morti sia il Partito Socialista che la cultura politica dei socialisti. Adesso che siamo PSI, dobbiamo ribellarci a questa presunta sentenza di morte. Riaffermando la necessità di una formazione politica socialista “senza se e senza ma”. Partendo da una semplice constatazione, che dobbiamo dire in modo forte e chiaro, con coraggio: gli anni che ci separano dalla fine del PSI, cioè dal 1994, sono stati nel Paese anni di regresso culturale, politico e sociale. Sono stati anni di declino, sono stati gli anni della Seconda Repubblica e delle macerie che ci ha lasciato sul campo.
Detto in altro modo, l’assenza di una forza socialista in grado di combattere le battaglie di democrazia, di laicità e di difesa del mondo del lavoro, ha prodotto un sistema maggioritario senza regole, ha eroso la libertà individuale ed ha generalizzato disuguaglianze.
Il rilancio della nostra iniziativa è possibile e necessario per una serie di ragioni:
- perché riconosciamo l'esistenza di uno spazio politico per il socialismo italiano,
- perché il sistema politico italiano non è assolutamente assestato sull'attuale modello bipolare,
- perché è evidente la crisi del bipolarismo coatto, e persino i due principali partiti coalizione rischiano lo sfarinamento;
- perché la crisi economica mette al centro la questione politica e mette al centro la questione socialista, la politica dei socialisti in Italia e soprattutto in Europa.
Se fossimo convinti che non ci fosse per noi uno spazio politico da occupare, non ci sarebbe alcuna ragione di salvare questa nostra comunità.
Basterebbero questi elementi perché il Congresso del partito si dedichi a dimostrare l'attualità del socialismo, contro tutte le vestali che da quindici anni recitano il suo de profundis.
Questa posizione, che viene spesso classificata strumentalmente e in senso dispregiativo come identitaria, è identitaria, ma nel senso buono. Nel senso di chiarire che cosa è il socialismo oggi e cosa sarà domani. Questo tipo di identità è assolutamente necessaria ed è un errore evitare il problema. D'altra parte se non sei percepito per qualcosa di preciso, se non hai identità esterna, non esisti.
Sul secondo punto, sulla linea politica, non abbiamo molte alternative.
Siamo nel centrosinistra con assoluta autonomia.
Stiamo nel centrosinistra caratterizzandoci come quella forza che è lì per cambiarlo.
Il centrosinistra deve cambiare perché così come è, così come è strutturato sulle gambe principali del PD e di Di Pietro, non vincerà mai.
Il PSI esiste e sta nel centrosinistra perché assuma un’identità politica socialista e socialdemocratica e lo dobbiamo fare con tutta la spregiudicatezza necessaria, proprio a partire dal PD, che è la causa principale, dal 1989, della crisi dell’intera sinistra.
Con il PD possiamo avere tutti i rapporti che vogliamo, ma il rapporto non può essere preferenziale. Un eventuale rapporto privilegiato minerebbe in radice la possibilità di svolgere un ruolo politico crescente. Non possiamo dire che il PD non ha identità e poi sceglierlo come principale punto di riferimento. Non possiamo non valutare a distanza di anni le responsabilità del PDS, dei DS e del PD, per aver tenuto fuori dal campo della sinistra la cultura socialista.
Il PD è stato un nostro avversario, con Veltroni nel 2008, con Franceschini nel 2009 e Bersani non ci ha trattato molto meglio dopo le amministrative del 2010. Non ci ha ancora spiegato perché non abbiamo diritto ad un assessore nelle giunte della Liguria, della Basilicata e di Venezia.
Certo, non abbiamo perso di vista l’obiettivo principale di costruire una grande forza del socialismo democratico anche in Italia e sappiamo anche che non possiamo costruirla da soli. Ma proprio per questa ragione, dobbiamo usare la nostra autonomia per promuovere iniziative, che devono coinvolgere soggetti diversi: sindacati, circoli, associazioni.
Dobbiamo coinvolgere tutte le forze del centrosinistra che pur rifiutano lo spazio della cultura socialista. Dobbiamo parlare con tutti, ma anche lanciare una campagna di adesione tra le vaste aree di crisi del centrosinistra come del centrodestra, aree che si sono riferite nel passato alla storia dei socialisti ed oggi sono deluse o sconfitte.
Campagne di adesione da costruire nel confronto su idee forza, quali quelle che indichiamo da tempo, come la riforma dello Stato e l’elezione di una Assemblea costituente, la riforma del lavoro e le battaglie per la laicità.
Pur partendo da punti di vista lontani e diversi, siamo arrivati nel partito a proporre un documento congressuale di sintesi. Ma se c’è o no nel partito un’unica idea politica o più di una, sarà il Congresso a doverlo chiarire fino in fondo, con estrema chiarezza e senza furbizie.
Se vogliamo l’unità, non ci si deve dividere sulle alleanze. Come ho già avuto modo di dire: prima il progetto, prima la nostra politica. Partendo dall’obiettivo fondamentale di presentare la nostra lista alle elezioni del 2013, bisogna dire cosa bisogna fare con chiarezza in questi tre anni.
Ricostruire un’identità verso l’esterno, rafforzare il nostro profilo e puntare ad essere visibili e percepiti dall’opinione pubblica, è la prima questione da affrontare concretamente.
Quindi compito del Congresso è il rilancio della nostra iniziativa, per costruire un’offerta politica senza la quale non si ha mercato.
Un Congresso che cerca quindi di affrontare più i nostri problemi che quelli degli altri.
Chi si assumerà il compito di guidare il partito non potrà avere paura o timidezza. Deve essere libero, non deve essere condizionato da chicchessia.
Deve dedicarsi anima e corpo, con passione, per la riorganizzazione del partito, sia a livello nazionale che su tutto il territorio. Deve crederci e deve avere la volontà di innovare culturalmente nelle idee e nelle proposte.
Abbiamo bisogno di tanti combattenti, essendo disposti a stare in battaglia.
Avevamo pronosticato un partito corsaro, e questo deve essere ancora il nostro modo di essere.