RIDEFINIRE CONSISTENZE E AFFINITA' DEI PARTITI di Emanuele Macaluso da Il Riformista del 17 gennaio 2012
17 febbraio 2012
Le notizie sulle trattative tra i partiti per varare una nuova legge elettorale sono scarse e contraddittorie. Non c’è una proposta che impegni tutto il Pdl: il segretario Alfano si limita a lanciare messaggi che restano incomprensibili. Quasi tutti i notabili del partito dicono di volere il bipolarismo, ma quale? Anche il sistema tedesco è bipolare, come quello francese, e anche in Spagna, dove esistono forti realtà regionali, prevale la bipolarità: destra-sinistra. Tuttavia, sia lo sconfitto Berlusconi, sia il suo socio, lo spompato Bossi, restano entusiasti del Porcellum. L’entusiasmo, non si sa su cosa si fondi, dato che il sodalizio Pdl-Lega non sta più in piedi, e anche perché quella alleanza non può contare su una maggioranza certa come fu nel 2006. Nel centrosinistra le cose sono simili a quelle descritte nel polo della destra.
La questione che oggi vorrei porre è una e, a mio avviso, semplice: i bipolarismi, quando non c’è il bipartitismo, si fondano su una premessa, la conoscenza e la certezza delle alleanze tra le forze politiche. In questa fase, sul piano politico, nulla è certo: né a destra, né a sinistra. Alcuni chiedono una legge elettorale bipolare non per sancire un’alleanza e farla esprimere elettoralmente, ma per costringere i partiti ad allearsi, anche senza una base politica comune, e guadagnare così un premio di “maggioranza” e un certo numero di parlamentari. È inutile girarci attorno: oggi non c’è un governo, espresso da una maggioranza politica, che possa ripresentarsi alle elezioni per chiedere di essere confermato e non c’è un’opposizione politicamente omogenea. C’è una destra (non definita nelle alleanze), una sinistra (non definita nelle alleanze) e un centro (non definito nelle alleanze). È il caso, direi classico, in cui solo una legge proporzionale può ridefinire la consistenza dei partiti e le successive affinità. L’altra ipotesi è il maggioritario di collegio nel quale si svolge il confronto tra i partiti e si definisce una maggioranza e una minoranza.
Nessuno però ricorda che l’articolo 68 della Costituzione che consente, con le procedure previste, le riforme costituzionali, ha come presupposto l’esistenza di assemblee parlamentari elette con la proporzionale: con il premio di maggioranza, come nel Porcellum, e i due terzi necessari per evitare il referendum confermativo che può essere raggiunto con una minoranza di elettori. Una truffa. La presenza di un governo neutrale, su questo tema, dovrebbe spingere le forze politiche a considerare la riforma elettorale come necessità per rimettere in sesto un sistema politico in cui i cittadini possano riconoscersi e ricongiungere la politica alle istituzioni.
Prediche al vento? Forse, ma, altrimenti, dove si va a parare?