RICCARDO NENCINI RISPONDE ALLA LETTERA APERTA DI ALBERTO BENZONI dall’Avanti della Domenica del 24 giugno 2012
02 agosto 2012
Carissimo Alberto, l’appello lanciato assieme a Luigi Covatta è figlio di questo tempo. Ovunque si è riaperta la ‘questione sociale’ come vivessimo gli anni di fine Ottocento.
Allora gli albori della impetuosa crescita industriale in Europa e la carenza di diritti sociali e civili, oggi una terribile crisi provocata dalla finanza internazionale e dal crollo della politica e delle sue responsabilità. Con una differenza: chi si dibatte in condizione di bisogno sceglie soluzioni di estrema destra e/o di estrema sinistra e imbocca ‘originali’ strade antipolitiche. In Italia, allo smantellamento di pezzi del vecchio welfare non ha corrisposto una ricostruzione dello stato sociale adeguata ai cambiamenti profondi di questa Italia. Giovani senza lavoro e senza protezioni, anziani sempre più vecchi, donne solo parzialmente presenti nel mercato del lavoro, mondo della conoscenza in tilt.
Non giudico tutte le soluzioni che leggo appropriate a governare un ciclo diverso, un’Italia diversa, la rivoluzione che incede sul nostro cammino.
La cultura che si richiama al binomio ‘giustizia-libertà’ mi convince di più rispetto al connubio egualitarismo-democrazia. Perché tra i suoi ingredienti vi è il merito, perché la spesa pubblica non è più illimitata, perché diritti e doveri vanno considerati parte del medesimo nocciolo.
Hai ragione: il silenzio che ci circonda non è dovuto alla irrilevanza delle nostre idee. È dovuto invece alla nostra storia recente, alle vicende vissute e ancora vive nell’immaginario degli italiani. E infine è dovuto al crollo di fiducia nel sistema dei partiti (e noi celebriamo i 120 anni di nascita del nostro!), proprio di quei partiti che hanno promesso paradisi e bengodi e invece hanno ridotto l’Italia a uno straccio.
Faccio miei i tuoi suggerimenti. Con l’affetto di sempre.
Riccardo Nencini