RICCARDO LOMBARDI E GIORGIO LA PIRA : QUANDO L' ITALIA AVEVA UNA CLASSE POLITICA .
18 dicembre 2014

RICCARDO LOMBARDI E GIORGIO LA PIRA: QUANDO L' ITALIA AVEVA UNA CLASSE POLITICA. Solidarietà nelle collettività e solidarietà nelle persone.
Riceviamo e pubblichiamo.
L’ ORIGINE DELLA ATTUALE CRISI DELLA CLASSE POLITICA .
L’ origine della attuale crisi della classe politica parte dalla ‘privatizzazione ‘ di Telecom li c è stata la contaminazione del pensiero della destra e del trasformismo politico .
A Firenze la semiprivatizzazione dell’ acqua ha preparato il terreno per quello che sta succedendo.
Qui non si discute di illeciti amministrativi ne tantomeno penali ma di ‘ cattiva ‘ politica.
Del resto la crisi della classe politica è una crisi nazionale riguarda sia il centro sinistra che il centro destra.
Uomini come Riccardo Lombardi e Giorgio La Pira sono la memoria storica della ‘grande politica ‘, il primo dimostra come la politica possa essere cosa grande, luogo di passione e di razionalità , studio di progettualità .
Per Giorgio La Pira c è l’idea che la politica è SCHIERAMENTO e quindi trasparenza nei comportamenti , la difesa dei poveri e dei diseredati dopo la guerra anche scontrandosi con i notabili del suo partito., famoso lo scontro con Don Struzzo. La passione per le sue idee SENZA ALCUN COMPROMESSO.
Tra il socialismo delle riforme di struttura di Riccardo Lombardi e il cattolicesimo sociale di Giorgio La Pira c è quel filo rosso che ha creato a livello statale quel clima culturale il ‘cervello sociale’ che ha permesso lo sviluppo del benessere in Italia è la nascita del ‘modello sociale di Firenze’ .
Con la crisi della classe politica italiana e dell’attuale profonda crisi economica può essere utile una rilettura di ‘pensieri vaganti ‘ di Riccardo Lombardi e di Giorgio La Pira. cercando di avvicinare la politica ANCORA al mondo delle idee .
Riccardo Lombardi, la programmazione economica e le riforme di struttura , il senso della politica.
In un intervento di analisi a Torino il 1 Maggio 1976 ( probabilmente l’intervento più importante per spessore politico) che un politico abbia tenuto in Italia Riccardo Lombardi ci spiega il suo pensiro economico e politico.
Su capitalismo mercato e sviluppo economico Lombardi ci dice :
‘Una volta il capitalismo era giustamente qualificato e contraddetto e criticato per il suo carattere anarchico, per la sua incapacità di dominare coscientemente l'organizzazione economica della società, e non soltanto la ripartizione del reddito, ma anche la formazione del reddito e quindi per la incapacità conseguente di dominare i cicli: gli si contestava perciò di portare necessariamente a delle crisi di sovrapproduzione e di sottoproduzione provocando nella società uno stato di permanente instabilità.’
Questa analisi è ancora attuale in quanto l’attuale crisi è dovuta al capitalismo ‘ per la sua incapacità di dominare coscientemente l’organizzazione economica della società ‘.
Ma oggi cosa sta succedendo in Italia ?
Riccardo Lombardi c è lo spiega nel 1976 :
‘Quale era il succo della critica marxista del secolo scorso, ancor oggi valida, ma entro certi limiti, diversi dai limiti di allora? Il capitalismo nella sua corsa alla capitalizzazione del reddito e al suo reinvestimento tendeva, per sua forza naturale, a depauperare permanentemente la capacità di acquisto della maggioranza della popolazione, e, puntando alla acquisizione del massimo reddito, puntava, come conseguenza, alla diminuzione massima possibile dei salari, ridotti al livello di sussistenza. Questa diminuzione permanente dei salari che cosa implicava? Da un lato, attraverso gli investimenti maggiori e progredienti, una capacità produttiva sempre maggiore, dall'altro capacità di consumo e di acquisto da parte delle masse popolari sempre minori, di qui la crisi e la necessaria catastrofe del capitalismo, stretto, a un certo punto, nella morsa dell'eccesso di produzione e della depauperazione del consumo.
La diminuzione dei salari ha portato ad un forte contrazione dei consumi , la quale ha portato ad un eccesso di capacità produttiva, soprattutto in aziende in cui la tecnologia e il capitale fisso molto sviluppato.’
Anche l’affermazione di Lombardi ‘ciascuna impresa desidera pagarli il meno che sia possibile compatibilmente col quadro politico in cui si trova, ma desidera in qualche modo che gli altri paghino di più i loro operai perché acquistino i suoi prodotti. ‘
E una altra contraddizione del capitalismo evidente in questa crisi economica.
Come si può intervenire contro le gravi crisi economiche ?
Ecco la ricetta di Lombardi unica possibile ancora oggi :
‘Tutto questo complesso di elementi nuovi ha portato al fatto che il capitalismo moderno ha bisogno della pianificazione, ha bisogno di una pianificazione propria, nell'ambito puramente aziendale e intersettoriale, e ha bisogno anche di una programmazione da parte dello stato; non è per capriccio e non è per demagogia, come spesso qualche compagno crede, che si è coniata l'espressione "capitalismo monopolistico di stato" oggi corrisponde a una precisa realtà; oggi i capitalisti, che una volta rifuggivano dall'intervento dello stato, hanno bisogno dello stato, perché ci sono degli elementi di stabilizzazione, di compensazione del ciclo e ci sono soprattutto dei tipi di servizi che lo stato deve necessariamente fornire e che sono la condizione stessa della vitalità e dello sviluppo del capitalismo. Si chiede allo stato di provvedere per suo conto a quei servizi essenziali e prioritari a cui i capitalisti non possono provvedere, perché sono per loro natura alieni dal consentire profitti; parlo dell'istruzione tecnica e dell'istruzione elementare, o della viabilità; ma parlo anche di qualche cosa di più come la fornitura di certi elementi produttivi basilari che sono indispensabili e che non consentono più la corsa all'accumulazione attraverso il massimo profitto: parlo delle fonti energetiche, per esempio, e della siderurgia.’
L’affermazione ‘ oggi i capitalisti ….hanno bisogno dello stato’ è attualissima.
L’ ITALIA E I SOCIALISTI.
Sempre Lombardi : ‘Nel nostro paese è accaduto che per merito dei socialisti (e in questo bisogna non avere false modestie) noi siamo riusciti a imporre l'idea della programmazione a una classe politica riluttante;
ma basta ? è sufficiente porre ‘ l’idea della programmazione’?
Lombardi risponde no.
‘dobbiamo pianificare, dobbiamo programmare soltanto per rendere più razionale il dispositivo produttivo e dei consumi del sistema?’
La programmazione non può avere SOLO carattere ‘produttivo’ non può essere solo l’obiettivo macroeconomico , come era stato stabilito 5 % di incremento del PIL per 5 anni.
Lombardi : Badate bene, anche questo non è un obiettivo da poco, però non è un obiettivo socialista.
LOMBARDI E’ LA GRANDE POLITICA.
Il giardino e le erbacce di Giolitti.
‘
Il compagno Giolitti alcuni anni fa puntualizzava in modo molto preciso questa prima alternativa, dicendo che noi abbiamo un orto molto infestato da erbacce, l'orto del capitalismo: noi interveniamo per portar via le erbacce. Portando via le erbacce l'orto cresce più florido, però è sempre lo stesso orto capitalista, compagni: è meglio organizzato, dà frutti migliori, certo, e quindi anche una possibilità di ripartizione del reddito maggiore, però è sempre quell'orto, è sempre l'organizzazione che non ha risolto il problema fondamentale del potere, che non ha scelto la direzione cosciente verso finalità che non siano le finalità del profitto.
L’ Alternativa di Riccardo Lombardi : LE RIFORME DI STRUTTURA .
l'altra alternativa è questa: vogliamo, con tutta la gradualità necessaria (parleremo di questo problema di gradualità, che è essenziale), intervenire con una pianificazione, certo razionalizzando il sistema, ma razionalizzandolo su uno scopo e introducendo gli elementi dinamici necessari, indispensabili a questo scopo, non per mantenere un giardino meglio coltivato e più prospero, ma per cambiare la cultura, per cambiare il sistema? Qui nasce la differenziazione.
Aumentano i profitti ma non i salari : lo sviluppo della rendita finanziaria in italia.
Al momento in cui gli operai hanno incominciato a recuperare il loro potere contrattuale e a domandare maggiori salari, questi profitti dovevano esistere, dovevano essere investiti e non risulta che l'apparato produttivo in quegli anni sia stato ammodernato al punto da comprovare un loro investimento totale. Attraverso tali profitti le industrie, le grandi organizzazioni finanziarie avrebbero dovuto avere la riserva necessaria per poter aumentare gli investimenti, per poter cioè superare il ciclo. Al contrario, i profitti sono andati a finire proprio in quelle forme dissipatrici di rendite, che sono state effettivamente i taglieggiamenti occulti e palesi che hanno impedito la circolazione sanguigna naturale .
PROGRAMMAZIONE ECONOMICA : QUALITA’ o QUANTITA ?
‘Non basta fissare un 5% comunque raggiungibile, ma un 5% raggiungibile in certi modi, sviluppando certi settori a detrimento di altri, dando prevalenza all'industria rispetto all'agricoltura o viceversa, a certe forme di agricoltura rispetto ad altre, o all'industria rispetto al terziario o che so io: non mi interessa ora l'esemplificazione, ma far notare che l'importante in una pianificazione che voglia trasformare una società, non è l'aumento del reddito, ma è il modo in cui si arriva a questo aumento, perché se no, paradossalmente, potrebbe verificarsi questo, che si fissasse il 5% e poi si ottenga questo aumento del 5% attraverso una compressione dei salari; potrebbe aversi una pianificazione la quale desse il massimo incremento all'investimento, stabilendo un blocco, o addirittura una riduzione dei salari; la macchina produttiva con forti investimenti si mette in moto, si raggiunge il 5%, si potrebbe raggiungere anche il 6 o 7%, e i giapponesi lo stanno realizzando in questo modo.
PROGRAMMAZIONE ECONOMICA : Democrazia e Socialismo.
Ma noi siamo andati alla programmazione con un diverso criterio, con un criterio tendenzialmente socialista, quello di non lasciare l'attività produttiva alla responsabilità esclusiva degli imprenditori, ma di intervenire con delle scelte coscienti, senza le quali non c'è programmazione né democratica né socialista. E allora un'analisi disaggregata che avesse fatto valere le scelte collettive dirette a stabilire quali sono i settori da muovere, quali i settori da reprimere, avrebbe significato l'inizio di una scelta qualitativa, di una programmazione democratica e socialista
PROGRAMMAZIONE ECONOMICA : Le scelte dei socialisti.
Li andiamo a prelevare in primo luogo dall'eliminazione delle rendite, in secondo, dalla limitazione dei consumi voluttuari e affluenti: la nostra lotta è contro la società affluente e il benessere, non già perché non vogliamo il benessere, ma perché vogliamo un certo tipo di benessere, non quello che domanda tremila tipi di cosmetici o una dispersione immensa di risorse, ma quello che domanda più cultura, che domanda più soddisfazione ai bisogni umani, più capacità per gli operai di leggere Dante o di apprezzare Picasso, perché questa, che preconizziamo, è una società in cui l'uomo diventa diverso a poco a poco e diventa uguale; diventa uguale all'industriale o all'imprenditore non perché ha l'automobile, ma perché è capace di studiare, di apprezzare i beni essenziali della vita.
RIFORME DI STRUTTURA E GRADUALITA’.
Alcuni anni fa noi socialisti, che talvolta abbiamo un ingiustificato complesso d'inferiorità, abbiamo posto per primi in Italia il problema della riforma di struttura come strategia essenziale del passaggio al socialismo moderno, in mezzo all'ostilità generale. Ricorderò che nel '56, quando ponemmo questi problemi, un volumetto, proprio del compagno Giolitti, Riforma e rivoluzione, che preconizzava queste cose, destò tanto scandalo che il compagno Longo sentì il bisogno di scrivere un altro libro, Revisionismo nuovo e antico, per controbatterlo riproponendo la tesi della priorità della conquista del potere politico.
Noi oggi abbiamo fatto una scelta ed è una scelta essenziale: non è la scelta di una contestazione della società capitalistica dall'esterno; noi non siamo estranei a quello che avviene nel mondo capitalista, ma ci inseriamo in questo mondo per trasformarlo.
Il neocapitalismo può fare moltissimo dal punto di vista produttivo, però non può fare nulla, anzi può fare soltanto qualche cosa di negativo, dal punto di vista della costruzione di una società nuova e di un uomo diverso, con diversi bisogni e poteri e con diversa dignità, compagni.
A cosa serve il socialismo ‘Il prezzo che si paga è quello di consolidare in Italia una politica conservatrice, moderata, riformista, che soddisfi alcuni bisogni, ma che non cambi sostanzialmente la natura del sistema.
Ora si può fare questo, questa è anche una politica, è una politica che fanno altri, ma noi ci chiamiamo socialisti e non credo che sia per capriccio, compagni; se siamo socialisti vogliamo una società socialista, non la vogliamo dall'oggi al domani, però ogni giorno vogliamo fare un passo avanti, un piccolo passo, magari, ma un passo avanti, non un passo indietro.
Sembra una critica alla politica , alla classe politica italiana odierna invece è stata scritta nel 1976.
L’ESPERIENZA DI GIORGIO LA PIRA.
Tra il socialismo delle riforme di struttura di Riccardo Lombardi e il cattolicesimo sociale di Giorgio La Pira le analogie sono impressionanti.
Il riformismo sociale sia quello socialista sia quello non socialista ha una verifica immediata , il manufatto materiale o immateriale .
In questo senso l’operato sia a livello di politica industriale trovava immediata applicazione concreta cosi come l’operato di Giorgio La Pira come sindaco trovava applicazione nella situazione economica della città .
La Politica economica di La Pira .
Il ruolo dello Stato secondo La Pira : ‘Ma la parola Stato non deve spaventare: è suscettiva di vaste analisi: non significa necessariamente né la burocrazia imbelle, né la distruzione di ogni vita personale, propulsiva: può e deve, invece, significare l'intervento organico, rapido, stimolativo integratore, dell'iniziativa umana! È lo stato nuovo, con lettera maiuscola se volete: uno stato proporzionato alla velocità attuale, sempre in crescita dell'azione umana: lo Stato fatto davvero per la persona umana: si sa, c'è da cambiare parecchio nell'attuale arteriosclerotica struttura statale
La scoperta di Keynes di La Pira :’ di essere keynesiani e non-keynesiani: sono le cose, caso mai, keynesiane: cioè sono le cose che esigono non una «contemplazione» del sistema economico e dei suoi «fenomeni di automatico assestamento» -automatismo smentito da un secolo di storia economica- ma un rapido, decisivo intervento terapeutico (e, se fosse necessario, anche chirurgico). Qualunque medico attento, responsabile, dice: il sistema è ancora fondamentalmente sano, le parti malate devono, però, essere prontamente sanate se non si vuole che l'infezione si comunichi a tutto l'organismo: non bisogna tardare più oltre. ‘
Uno degli interventi più importanti è stato il salvataggio dell’azienda Pignone :
‘una grave crisi incombe sulla citta, si tratta dei circa tremila operai del Pignone che stanno per perdere il posto di lavoro a causa della decisione della direzione di chiudere la fabbrica. Il Sindaco si schiera dalla parte degli operai, non dorme la notte, mobilita mezzo mondo per tentare di impedire la chiusura. Alla fine si rivolge a Enrico Mattei, il presidente dell’AGIP obietta che lui si occupa di petrolio e non di metalmeccanica. Ma La Pira non demorde, si reca a Roma "assedia" Mattei e infine l’AGIP decide di affiliarsi allo stabilimento fiorentino: il Pignone era salvo. ‘ ( da Bedini Giorgio La Pira tra Italia e Mondo).
La progettualità del settore aerospaziale e la sua localizzazione a Firenze è dovuta a Giorgio La Pira.
A cosa serve una città secondo La Pira : c è lo spiega nel libro Le città sono vive, egli enunciava così il suo ideale: "in una città un posto ci deve essere per tutti: un posto per pregare (la chiesa), un posto per amare (la casa), un posto per lavorare (l’officina), un posto per imparare (la scuola), un posto per guarire (l’ospedale)".
L’ intervento pubblico di La Pira non è stato ideologismo di bassa lega ma ha creato un modello di sviluppo della citta, senza il modello sociale locale di La Pira non ci sarebbe stato reddito disponibile per le famiglie, senza reddito non ci sarebbe stato sviluppo del commercio e dei piccoli imprenditori commercianti ,
Ma lo sviluppo degli artigiani fiorentini e dei piccoli imprenditori è stata possibile solo in presenza di una grande industria .
Per concludere una nuova classe politica deve uscire dal pancreas , dal fegato di uomini come Riccardo Lombardi e Giorgio La Pira intellettuali imprestati alla politica e NON spendibili per i poteri forti, SCHIERATI dalla parte delle classi lavoratrici .
Il ritorno ad una SOCIETA’ DEI PRODUTTORI di beni materiali ( manifattura) e di beni immateriali ( Economia delle Conoscenze ) è il presupposto ad una economia del benessere , basata sulla CRESCITA QUALITATIVA e sulla DESCRESCITA quantitativa .
Lo sviluppo della Domanda AGGREGATA di origine keynesiana non si ottiene con dei venditori di aspirapolveri porta a porta ma creando un reddito disponibile e con aspettative razionali positive..
Il reddito disponibile si sviluppo DENTRO il lavoro, dentro la capacità da parte del lavoro di sviluppare valore soprattutto a livello sociale.
L’INNOVAZIONE per essere tale deve essere proiezione di studio e di analisi ma con un solido referente nella memoria storica e non NOVISMO TRASFORMISTICO .
Dentro questa crisi strutturale causata dal neoliberismo e dal mercantismo il trasformismo in Italia è imperante.
Giovanni FR