RESTAURI URGENTI PER PALAZZO KOCH – di Francesco Giavazzi da il Corriere della Sera del 24 dicembre 2005

04 gennaio 2006

RESTAURI URGENTI PER PALAZZO KOCH – di Francesco Giavazzi da il Corriere della Sera del 24 dicembre 2005

Da dove cominciare per ricostruire la reputazione della Banca d'Italia? Innanzitutto dalla figura del nuovo Governatore, ma non voglio neppure pensare che egli non sarà una persona che molti Paesi ci invidieranno. Poi dalle nuove norme approvate ieri dal Parlamento che sono un passo importante, ma da sole non bastano. Molto dipenderà da come il nuovo Governatore deciderà di riorganizzare il modo in cui la Banca d'Italia lavora. A mio parere vi sono cinque aspetti essenziali.
Il servizio studi. La prima cosa è riacquistare prestigio a Francoforte. Nel consiglio della Banca centrale europea (Bce) i governatori contano per la forza delle loro argomentazioni. La qualità dei servizi studi delle banche centrali è quindi diventata decisiva: sono le loro analisi a determinare l'influenza delle tesi esposte a Francoforte dal Governatore. Le banche centrali di molti Paesi europei l'hanno capito da tempo. La Banca d'Inghilterra ha affidato l'analisi economica prima a Mervyn King (lui stesso in seguito nominato Governatore), poi a John Vickers e Charlie Bean, alcuni tra i migliori economisti europei. Le banche centrali spagnola e svedese partecipano regolarmente al grande «mercato» internazionale degli economisti e lì assumono i giovani per i loro servizi studi. Lo stesso fanno la Fed e la Bce. Grazie all'intuizione di Guido Carli e alla raffinatezza intellettuale di Paolo Baffi e Carlo Azeglio Ciampi, la Banca d'Italia aveva compreso l'importanza dell'analisi economica sin dagli anni '60, molto prima di altre banche centrali. Per anni i migliori economisti italiani hanno sognato un posto al servizio studi di via Nazionale. Oggi non più, anzi alcuni tra i migliori lasciano, segno evidente del disagio che vive un'istituzione dove la tensione intellettuale è meno viva di un tempo. Il Governatore dovrà rapidamente porvi rimedio.
Il direttorio. La riforma introduce il principio della collegialità, cancellando il potere autocratico di cui sinora godeva il Governatore. La composizione del nuovo direttorio (l’attuale scade per effetto della nuova legge) diventa quindi cruciale. Purtroppo il governo non ha avuto il coraggio di cancellare il Consiglio superiore della Banca. Rifiutandosi di assumersi le proprie responsabilità e chieder conto a Fazio del suo operare, i suoi componenti hanno perduto ogni credibilità, ma saranno ancora loro a designare i nuovi membri del direttorio. Al Governatore serviranno fermezza e diplomazia: se si trovasse accerchiato da un direttorio ostile o anche solo poco collaborativo non gli rimarrebbe che lasciare.
Le istruzioni di vigilanza. La Banca, come ha osservato Luigi Spaventa, dispone di un potere regolamentare atipico, che esercita tramite le istruzioni di vigilanza in modo del tutto libero, privo delle garanzie che circondano l'esercizio del potere regolamentare da parte delle altre autorità di vigilanza. La nuova legge non corregge l’anomalia: sarà anche questo compito del Governatore.
Compensi e trasparenza. La Banca d'Italia, diversamente da altre banche centrali, non rende pubblico il compenso del Governatore. Si sa tuttavia che è uno dei più elevati al mondo, più di quello del presidente della Bce, circa 4 volte il compenso di Alan Greenspan. Anomalie che vanno corrette.
Il 31 maggio. La cerimonia della lettura delle Considerazioni finali non ha eguali nei Paesi industriali. I banchieri centrali seri non «fanno salotto», ma si sottopongono regolarmente all'esame delle commissioni parlamentari, le quali — ad esempio nel Parlamento europeo—si preparano accuratamente, spesso con l'ausilio di esperti, per «far passare una brutta ora al governatore». Il primo segno del cambiamento sarà la cancellazione di questa cerimonia.

Vai all'Archivio