RESOCONTO DI UN BELL’INCONTRO di Roberto Biscardini
02 settembre 2013
Domenica mattina alla sezione Dergano di Milano ho partecipato insieme a Roberto Vertemati all’incontro promosso dalla sezione e dal segretario Calogero Maggi per discutere delle prospettive del partito. Dopo un dibattito molto vivace e approfondito è emersa una sintesi importante, che potrei sintetizzare così: - i compagni chiedono di costruire un partito nuovo, aperto, in cui possano partecipare nuovi simpatizzanti oltre agli iscritti, un partito che non continui a vivacchiare su se stesso in attesa di tempi migliori, che difficilmente verranno se non si fa nulla. - un partito nuovo non è un nuovo partito, ma è sempre un partito socialista e aperto a tutti coloro che credono nella politica socialista. - un partito socialista nuovo è un partito che non confonde la linea politica con le alleanze, cosa che attualmente con Nencini è diventata questione costante. Le alleanze politiche e le alleanze elettorali, assolutamente necessarie nella politica, non devono minare la linea politica socialista, né offuscare l’immagine, politica socialista che non può che identificarsi con iniziative per promuovere nel Paese e nei territori riforme e progetti di ispirazione socialdemocratica, negli interessi di tutti quei cittadini che in questo momento patiscono di più gli effetti della crisi. - un partito saldo nei principi, nuovo e serio, è un partito capace di dialogare con tutti ed in particolare coi partiti e le forze della sinistra per costruire con loro rapporti positivi ed è anche un partito di stimolo al loro cambiamento. - un partito che ha le idee chiare non è contemporaneamente subalterno e avversario del PD, così come si è caratterizzato il PSI di Nencini negli ultimi mesi. Prima non ci si presenta alle primarie contro Bersani, perché si sostiene che il rapporto con lui è strategico e addirittura coerente con un’indicazione dei socialisti europei; poi si fa con lui un’alleanza al ribasso in occasione della campagna elettorale; si rinuncia a presentare la propria lista, così come una volta saltato il tavolo di “Italia Bene Comune” ha fatto Sel; si finisce nella lista del PD; si fa una campagna elettorale sottotono e il nostro simbolo sparisce da ogni manifestazione e alla fine, una volta eletti sei parlamentari nella lista del PD, si esce dal gruppo del PD; si finisce con gli altoatesini in nome di una necessaria e ritrovata autonomia; si decide di votare per l’elezione del Presidente della Repubblica Emma Bonino per aprire un’alleanza che dovrebbe essere stabile e duratura col Partito Radicale. Si lancia l’idea di un partito nuovo cambiando nome e simbolo. Schizofrenia allo stato puro, che ormai rende il partito di Nencini inaffidabile agli occhi di qualunque forza politica. - per arrivare alle vicende del governo, dove non a caso e non solo non è stata riconosciuta alcuna rappresentanza di governo al PSI, ma la nostra immagine appare oggi così confusa che è difficile capire se il PSI è in maggioranza o all’opposizione. - un partito nuovo è un partito che riscopre l’antica capacità del fare, la ragione di fondo del perché molti si iscrissero nel passato al PSI, per essere riformisti, pragmatici, uomini del cambiamento, contro la cultura comunista della verità e della ideologia spesso bloccata e persino conservatrice. Contro la cultura della sinistra parolaia. - non è un caso che l’attuale PSI confonda le politiche del fare e le proposte da sostenere con sedicenti campagne “sotto il gazebo” di cui nessuno se ne accorge. - un partito nuovo deve sapere benissimo che la grande storia socialista del passato non basta più e se c’è un’identità da affrontare questa riguarda l’identità del futuro, quella che può essere percepita dall’opinione pubblica come una realtà politica non residuale, chiara, con proposte poche, semplici e strategiche. - i compagni confermano la necessità di avviare con coraggio un grande progetto di rilancio del socialismo italiano che prenda atto del fatto che siamo ritornati di fatto “all’anno zero”. Si è concluso un ciclo e bisogna impostare una strategia di “rigenerazione” e avviare un Congresso di grande respiro. - così come avvenne nel ’76, quando il partito aveva bisogno di cambiar pagina, sconfitto alle elezioni politiche di quell’anno, anche allora contemporaneamente subalterno al PCI e a parole alternativista, chiamò Craxi e chiese le dimissioni di De Martino, così oggi bisogna cambiare. - adesso non c’è né De Martino né Craxi, ma bisogna trovare un nuovo gruppo dirigente, giovane nell’età, nella testa e nello spirito. Non dedito a salvare soltanto il marchio e il negozio, ormai vuoto e senza merce, per portarsi in giro a proprio uso e consumo un simbolo che avanti di questo passo non avrà più alcun appeal. - si è discusso quindi molto del come arrivare ad un Congresso non lacerante senza avere sulle spalle il peso dell’attuale Segretario, quindi si è discusso di come sia possibile convincerlo che per il bene del partito sarebbe opportuno che lui lasci la segreteria e consenta ad altri di costruire una nuova fase. Diversamente si è discusso di come può avvenire un’ipotesi di sostituzione all’interno degli organismi democratici del partito anche prima del Congresso. - la cosa preoccupante e dolorosa è che nel partito c’è molto disagio, c’è molta delusione, alcuni compagni stanno già lasciando. I voti calano ovunque e gli iscritti si sono quasi dimezzati. Occorre una svolta forte, occorre una scossa, ma occorre soprattutto fare in fretta. Se tutto rimane così com’è si va diritti verso l’estinzione, dicono i compagni.
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