RENZI: STRAPPO ALL’EUROPA ED ALLA MERKEL di Francesco Bochicchio

17 ottobre 2016

RENZI: STRAPPO ALL’EUROPA ED ALLA MERKEL di Francesco Bochicchio

Renzi, dopo un periodo, breve ma intenso, subito dopo Brexit, di pieno consenso con la Germania e la Francia, che aveva evocato la nascita di un nuovo triumvirato, ha operato uno strappo all’Europa e, in tale ambito, alla Germania sui migranti, lamentando giustamente l’irresponsabilità nella gestione dei migranti, distribuiti in modo palesemente diseguale tra i vari Paesi, a conferma della mancanza di un’effettiva unione dell’Europa su un punto fondamentale: i Paesi confinanti con le aree extracomunitarie sono i più sacrificati. E la Germania ha replicato isolando l’Italia e rinsaldandosi con la Francia.Tale problema, esplicito ed espresso, è indice di un malessere più grave, costituito dalla flessibilità nei conti pubblici. Renzi ha posto il problema nel modo giusto, costituito dalla denunzia della mancanza di una linea comune effettiva dell’Europa. Che l’Europa sia una finzione in mera funzione della potenza tedesca e della sua capacità di esportazione è ormai riconosciuto da tutti, financo da “Il Corriere della Sera”, grazie ad una folgorazione sulla via per Damasco. La Germania, che domina l’Europa, è peraltro in una situazione economica fortemente contraddittoria, visto che il suo sistema bancario è in profonda crisi e Deutsche Bank, la mitica prima banca tedesca e grande colosso internazionale, è in situazione disastrosa in virtù di un’esposizione mostruosa in derivati, da anni denunziata dai più attenti economisti, non a caso trattati con sufficienza come fossero tante Cassandre. La forza del sistema industriale ha portato la Germania a competere con l’America, sopravanzando addirittura l’Inghilterra, e per reggere tale passo ha seguito la strada ultra-speculativa, senza avere le basi, vale a dire l’idoneità di traslare i rischi peggiore sui terzi. Renzi, sia pure senza analisi economiche alle spalle, ha compreso la situazione e la ha utilizzata per poter contare su una indulgenza tedesca sui conti pubblici e sulle deroghe: ed anche sui salvataggi bancari, accantonando la sciagurata normativa “bail-in”. E fino a qui tutto a posto: tutti i sovrani possono concedere favori ai vassalli preferiti. Il problema è quando con la questione dei migranti, nel momento meno opportuno per la Merkel, sotto la pressione dell’estrema destra tedesca, sembra volersi mettere sullo stesso piano della Germania o, peggio ancora –peggio ancora per la Merlel-, porre così in discussione il dominio tedesco. La furbizia di Renzi non è idonea a trasformarsi in strategia di statista. L’Europa è nata in maniera illegittima, se non addirittura illecita, in quanto l’adesione ad essa da parte dell’Italia è stata possibile solo grazie alla lesione di tre fondamentali norme della nostra Costituzione, l’art. 1, 2° comma, secondo cui la sovranità appartiene al popolo che la esercita secondo le forme e di limiti della Costituzione stessa e non di altra Costituzione, anche se europea, l’art. 11, secondo cui i sacrifici di sovranità sono ammessi solo se per ragioni di pace e di giustizia, e non incondizionati come in Europa, e l’art. 41, 3° comma, secondo cui il cardine della politica economia è la programmazione pubblica, resa impossibile in un mercato unico liberista quale quello europeo. Lo scrivente è quindi sul punto più radicale di Giuseppe Guarino, uno dei maggiori giuristi pubblicisti italiani, splendido ultra-novantenne, e l’acuto economista milanese Mario Noera, che hanno mostrato che il “Fiscal Compact” e le norme relative violano i Trattati e la Costituzione europea: lo scrivente ritiene addirittura che la stessa Costituzione europea sia frutto di illecito a danno delle singole Costituzioni nazionali. Chi ha costruito l’Europa e chi vi ha aderito entusiasticamente ha fatto finta di dimenticare che la stessa è la continuazione di quella liberista avviata nel ’56 che nulla ha a che vedere con la grandiosa elaborazione di Ventotene, che era di natura socialista, sulla base della teoria del padre dell’austro-marxismo Otto Bauer nel 106-1910, basata sugli “Stati uniti socialisti d’Europa”. Senza una forte omogeneità sociale, impossibile in assenza di un sistema socialista o comunque senza l’iniezione di forti elementi socialisti, la sovranità è priva di consistenza e senza sovranità non vi è Costituzione: ciò fu magistralmente elaborato da Hermann Heller, sommo giurista di Weimar, grande avversario di Carl Schmitt nel Giudizio che fu in essere tra “Reich” da un lato e dall’altro il “Land” Prussia, in relazione allo scioglimento illegittimo del “Land” da parte del “Reich”, Giudizio questo che fu un passo decisivo per il passaggio al nazismo (e i teorici marxisti, in quella tendenza all’autodistruzione che li ha colpiti dagli anni ’70, soprattutto in Italia, hanno sempre celebrato Schmitt, teorizzatore dello Stato di eccezione quale presupposto di una sovranità incondizionata ed autoritaria in capo ad una sola persona, oltre che nemico di Weimar e sostenitore per un certo periodo del nazismo, trascurando invece Heller). Non si può pretendere che Renzi sostenga un processo del genere, di cui mancano del tutto i presupposti: ma l’alternativa vi è ed è la difesa della sovranità nazionale, aggregando gli altri Paesi deboli, contro violazioni inammissibili. Una posizione del genere potrebbe essere legittimamente richiesta a Renzi: ma anche essa non è realistica, vista la sua mancanza di visione strategica; ed in ogni caso è una posizione non adatta allo stesso Renzi che sta sostenendo, in funzione del responso popolare previsto per il 4 dicembre, una modifica costituzionale tale da ledere l’essenza del costituz

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