REFERENDUM 29 MARZO. UN PICCOLO PROMEMORIA di Alberto Benzoni del 1 febbraio 2020
01 febbraio 2020
Vi si chiede di ridurre il numero dei parlamentari per "ridurre i costi
della politica".
Ma ci si dimentica di dirvi che il risparmio così ottenuto è assolutamente modesto:
e che, in materia di riduzione delle spese dello stato si può fare
infinitamente di più e nelle più diverse direzioni; e che, se non si fa, questo
dipende dalla mancanza di volontà politica.
La legge che con un NO non vogliamo confermare, non è stata varata per rendere
più efficiente la politica o più razionale il lavoro del Parlamento. Ma perché
si considerano i politici in generale e i parlamentari in particolare come dei
privilegiati nullafacenti alla stregua dei nobili alla corte di Versailles. Con
la differenza fondamentale che allora questa critica era giustificata anche in
nome di un terzo stato e di un popolo soggetti a infiniti gravami e privi di
qualsiasi potere; mentre la crociata di oggi è il frutto estremo e perciò più
rancido, di quel giustizialismo antipolitico nato con la seconda repubblica.
Una ragione per abrogarle; ma non certo l'unica o anche solo la principale.
Perché quello che intendiamo proporre agli elettori è una riflessione sul ruolo
e la dignità del Parlamento; e sulla natura e la pericolosità degli attacchi
alla sue prerogative e alla sua stessa dignità.
La nascita del Parlamento; la lotta di secoli per difenderlo; e ancora la
nascita del suffragio universale (l'unica sede dove uno vale uno) sono i due
pilastri su cui si è costruita la democrazia liberale. E la democrazia liberale
è un pò come l'aria che respiriamo; non presa in considerazione quando c'è;
invocata, ma troppo tardi, quando comincia a mancare.
Il Parlamento, dovunque nasce, nasce per contestare e limitare il Potere. Nella
convinzione, fondata sempre, che il potere tende per sua natura a degenerare. A
crescere intorno a se stesso. A ignorare le regole. Ad opprimere senza scrupoli
i più deboli e i senza potere.
Il Parlamento è fatto per parlare. Per discutere e approfondire provvedimenti
la cui efficacia dipende dal tempo dedicato alla loro elaborazione. E il
parlamento è il luogo di uomini liberi; nel loro voto; nelle loro diverse
opinioni.
Oggi tutto questo è in discussione. Nel nome dell'economia e del mercato. E
delle loro leggi. In nome di un ipotetico popolo e della conseguente
svalutazione delle sue rappresentanze. In nome di un'efficienza intesa come
rapidità delle decisioni. In nome delle prerogative dell'esecutivo anche in
materia di formulazione delle leggi. In nome di vertici che non hanno bisogno
di base. E, infine e soprattutto, in nome di maggioranze che, in quanto tali si
sentono autorizzate a fare tutto e il contrario di tutto senza controlli, senza
regole e senza intralci.
Stiamo parlando di quanto sta accadendo in tutto il mondo e anche in Italia.
Stiamo parlando dello svuotamento graduale dei principi e delle regole della
democrazia liberale. Di un processo che deve essere contrastato dovunque e in
ogni occasione.
Il referendum del 29 marzo è una di queste. Dobbiamo raccoglierla!