RAZZISTI DI DESTRA E RAZZISTI DI SINISTRA di Alberto Benzoni dall'Avanti! dellla domenica del 27 Novembre 2011
05 gennaio 2012
Chi dice che il razzismo non esiste nell’Italia di oggi? Esiste eccome. Ed ha a che fare non con la xenofobia di “padani”un po’ arretrati; ma con una vera e propria visione del mondo e della società. Razzista è ‘Nosferatu’ Sallusti che denuncia il complotto mondiale di finanzieri dal naso adunco, con la complicità di banchieri e di presidenti comunisti. Ma lo è anche Ferrara, che nel suo culto della libertà come grossolanità denuncia il “governo dei presidi”. E lo sono, ancora, gli intellettuali raffinati de ‘il manifesto’ con il loro “governo dei banchieri affamatori del popolo”. Loro comuni seguaci, gli studenti milanesi intenzionati ad assaltare la Bocconi come luogo fisico del complotto. I loro predecessori, di destra e di sinistra, andarono, per inciso, molto oltre, negli “anni felici” del connubio nazi-sovietico e in quelle “terre di sangue”che ebbero la disgrazia di trovarsi a cavallo della frontiera tra i due imperi. Lì (come descritto dal libro dall’apposito titolo) i nazisti eliminarono scientificamente gli ebrei e l’intellettualità polacca; mentre i loro compari sovietici sterminarono, altrettanto scientificamente, ufficiali, proprietari e borghesi perché, in quanto tali, “nemici del popolo”. Un esito, questo, che non è naturalmente nelle intenzioni dei neorazzisti nostrani. Ma ciò non toglie nulla alla gravità dei loro ragionamenti; perché la teoria del complotto con l’annessa identificazione fisica dei suoi protagonisti, avvelenerà a lungo le fantasie della destra populista e della sinistra anticapitalista Né varranno, ad interromperne il corso, improbabili interdizioni giudiziarie (da parte di chi e nei confronti di cosa, poi? ) o specifiche contestazioni di falso. Perché ai propalatori di teorie complottarde basta e avanza che queste vengano considerate verosimili. Il compito delle persone razionali è allora, semplicemente, quello di ragionare su ciò che sta accadendo. Per capirne, nella misura del possibile, la portata e la natura. Tanto per cominciare, richiamiamo, ma solo per memoria, una constatazione che dovrebbe risultare evidente, in sé e per sé ma anche in base ad innumeri esperienze storiche: lavorare per una banca non porta automaticamente ad essere un affamatore del popolo; far parte dell’èlite di un Paese non impedisce affatto di essere alfieri del rinnovamento della società e dello Stato. Ciò detto (ma senza alcuna illusione di far breccia sui nostri razzisti di oggi) veniamo alle questioni di fondo che noi stessi abbiamo interesse ad affrontare. Questioni, insieme, di rappresentanza (un governo non eletto dal popolo), di democrazia (dai cui diritti saremmo stati espropriati) e, infine, della stessa “politica” (di cui la formazione del nuovo governo avrebbe decretato la fine o, quanto meno, la sospensione). Diciamolo subito: l’intera polemica si regge sul primo punto; insomma sul fatto che il governo Monti sarebbe sì formalmente legittimo (e ci mancherebbe! n.d.r. ) ma sostanzialmente non legittimato. Perché non fruirebbe dell’unzione popolare garantita, e in permanenza, a Berlusconi dal voto del 2008. Si dà il fatto, però, che la nostra sia una repubblica parlamentare, non presidenziale. E, ancora, che in tutte le repubbliche parlamentari d’Europa abbondino i casi di governi magari plebiscitati alle urne, ma poi caduti sia per la perdita di fiducia della maggioranza nei confronti del suo leader sia per il nascere di situazioni di emergenza che la combinazione uscita vincente dalle urne non era in grado di affrontare. E’ naturalmente ciò che si è verificato nel nostro Paese dalla “crisi Fini” in poi; e il fatto che larghi settori della maggioranza giudichino come una specie di golpe un evento assolutamente normale in una democrazia liberale dimostra soltanto la loro scarsa dimestichezza con la medesima. Pochissime parole, poi, sulla “sospensione della democrazia”; perché se questa consiste non soltanto nel diritto di votare, ma anche in quello di discutere e di essere informati sulle materie del contendere, il nostro Paese sta vivendo oggi una sua grande stagione. Infine, qualche battuta finale sulla “sospensione della politica”. Formulazione, questa, accettabile: Ma con una piccola aggiunta “dei partiti”. E questi, allora, non sono certo stati espropriati. Hanno, temporaneamente, rinunciato ad assumere le loro responsabilità nella gestione della crisi. Il centro-destra, per incapacità congenita a occuparsi degli interessi del Paese (se non nella prospettiva di Disneyland o di Rete 4); il centro-sinistra per semplice mancanza di coraggio. Ciò rende, comunque quest’ultimo meglio piazzato per gestire il ritorno alla fase politica e, nel contempo, assai più interessato al successo dell’operazione Monti. In una prospettiva che si potrà concludere o con l’emergere di una sinistra autenticamente riformista; o con il ritorno al potere di un centro-destra altrettanto stupido, ma certamente più “cattivo” di quello che ci ha governato lungo tutti questi anni.
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