RATZINGER E IL "DIRITTO ALLA RIBELLIONE" di Rino Formica
08 aprile 2013
In un’intervista al Mattino di Napoli, Rino Formica, a proposito del persistente paragone tra gli scandali di oggi e il periodo di Tangentopoli nega che tra i due fenomeni vi sia un parallelismo, mentre lo intravvede tra lo spappolamento delle classi dirigenti e le dimissioni di Benedetto XVI.
“ Perchè - si domanda Formica - il raffronto con Tangentopoli? Per l’entitià? Ma il rapporto tra la tangentopoli di allora e quella di oggi è di “uno - a - un miliardo”. La diffusione? E’ molto più estesa di alora. La destinazione? Allora era prevalentemente ai partiti, oggi agli individui. La magistratura? Allora agiva come corpo politico, oggi si tratta di una diffusa iniziativa di singoli. Insomma non vedo elementi di parallelo: manca solo la fantasia di trovare nuovi nomi per cose diverse tra loro”.
Berlusconi ha fatto discutere sostenendo che, in fondo, le tangenti sono il sistema per conquistare commesse. E’ inevitabile?
“Non è inevitable nel giudizio filosofico. Sembra lo sia nel giudizio oggettivo.
E’ un fenomeno di degenerazione che appartiene al comportamento umano, indipendentemente dai sistemi politici. Nel ’92 si sostenne che c’era una parte della politicia corrotta, l’altra sana ed illibata. Questo ventennio ha dimostrato che non era così. La trasversalità del male è tra le forze e i sistemi politici diversi. Allora si imputò il male al sistema elettorale proporzionale e ale preferenze, si sostenne che la soluzione era nell’alternanza: in vent’anni hanno governato tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra e non è sambiato nulla”.
Bisogna rassegnarsi?
“No, ma un sistema politico si giudica dalla sua capacità di fronteggiare e ridure il fenomeno. In questo ventenio invece è aumentato ed una dele cause è la trasformazione dei grandi partiti e del controllo dela loro attività interna, i nuove forze politiche dalle porte girevoli, un via-vai con un capo hotel alla guida.
La matrice dela corruzione è nell’individuo e nelle imprese. la Fiat, come tutte le grandi aziende si presentava non come corruttrice, ma come concussa da un sistema. Ma ce la vede? Erano i padroni d’Italia. La verità è che dove c’è possibilità di plus-profitto c’è spinta alla corruzione”.
Come si può risolvere il problema?
“Non certo con le prediche. Con regole, trasparenza, vigilanza. Ma senza illudersi che un’ideologia, un sistema o una teoria politica possano creare un’etica diffusa e perfetta.
Mi chiedo, in questi giorni, se c’è connessione tra la ribellione di Papa Ratzinger e la crisi del sistema politico italiano: Certo che ce’è connessione: sia il Vativano, sia lo Stato italiano sono immersi nella stessa realtà problematica, c’è una lacerazione ormai drammatica tra potere e popolo. L’Italia - in Occidente - è probabilmente più esposta proprio per la sovrapposizione delle negatività dello Stato vaticano e dello Stato italiano”
Il grillismo è la ribellione a questo stato di cose?
“Il sentimento scatenante di ribellione è tema antico che appartiene molto alla cultura dei cattolici democratici di matrice francese. Dossetti fece approvare a larghissima maggioranza nela bozza di Costituzione, l’articolo 50 mutuato dala carta frances che riconosceva il diritto del singolo e dela collettività alla ribellione contro leggi ed istituzioni ingiuste. L’espolodere della Guerra Fredda portò la Dc a cambiare opinione e l’articolo fu bocciato. Per eliminare il ribellismo basterebbe reintrodurre il diritto ala ribellione. E’ un diritto che comunque i cittadini ed elettori italiani saranno costrtti a riprendersi per la decomposizione dele istituzioni democratiche. Che avverrà dopo le prossime elezioni”.