QUEL CENTROSINISTRA E’ STATO SCONFITTO di Roberto Biscardini

26 giugno 2017

QUEL CENTROSINISTRA E’ STATO SCONFITTO di Roberto Biscardini

Il primo dato significativo del voto di ieri è la bassa affluenza, dovuta ormai alla crisi evidente delle coalizioni, della logica del maggioritario e persino della personalizzazione che si esprime attraverso candidati sindaci che probabilmente non godono di particolare fiducia.
Più del 50 per cento degli elettori non si sente rappresentato quindi né dal centrodestra né dal centrosinistra e forse ritornano al voto solo con un sistema proporzionale puro, sia in occasione delle politiche come delle amministrative.
Poi c’è l’arroganza del Pd e di Renzi. Ma come si fa a stare lontano dalla campagna elettorale e poi dire che “poteva andare meglio”. E dov’erano ieri sera lui, i Martina, i Guerini lasciando la loro sede con il portone chiuso? Ma c’è un’arroganza che conta più delle altre, il non avere risposto, pur avendo responsabilità di governo, alle ragioni del No del 4 dicembre.
Venti milioni di italiani snobbati dal principale partito di governo.
Anziché capire le ragioni di quel voto, Renzi e il suo gruppo dirigente si sono allontanati ancora di più da quegli elettori colpevolizzandoli per aver votato No.
Poi c’è l’arroganza dei gruppi dirigenti locali e di molti loro candidati sindaci.
Dei perfetti “marziani” chiusi nelle loro torri d’avorio, supponenti, incapaci di interloquire e parlare con i cittadini, pensando di vincere con il semplice messaggio “o votate me o arrivano i barbari”.
Ma quali barbari?
Non facciamo tragedie, non vedo felpe in giro nei candidati eletti nelle coalizioni di centrodestra e comunque sono stati votati.
Infine, oltre alla sconfitta del Pd, c’è la sconfitta del centrosinistra, tutto intero, quello che era già morto nel 2013 e qualcuno, adesso, vorrebbe resuscitare.
Che ha perso anche allora per troppa arroganza, perpetuando una cultura (chiamiamola per semplicità “postcomunista”) della pura e semplice demonizzazione dell’avversario.
Non basta più, non serve più e non serve più neppure invocare una nuova sinistra per la “rinascita” del centrosinistra degli anni andati.
Non ci sono padri nobili, non ci sono salvatori della patria e men che meno riserve della Repubblica.
La sinistra nuova che è assolutamente necessario ricostruire con un progetto che parla al paese e non solo al proprio popolo, si ricostruisce con un comportamento politico diverso da quello che spesse volte ha tenuto.
Si ricostruisce fuori dal politicismo, con un progetto alternativo agli errori compiuti dal centrosinistra negli ultimi vent’anni.
Con un gruppo dirigente che scende dai propri piedistalli (più o meno dorati), che si identifica con i cittadini, che è parte di loro, il meno radical-chic possibile, e che, rispetto al voto di ieri, sa fare un esame serio rispetto ai tanti candidati sbagliati del Pd ma anche alla debolezza di molti sindaci uscenti, rispetto ai quali, con serenità, bisogna avere il coraggio di dire qualcosa di ancor più doloroso: molti di loro hanno fatto politiche di destra, hanno alimentato nella pancia dei cittadini culture di destra e, destra per destra, i cittadini scelgono l’originale.

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