QUATTRO PRIORITA' PER RILANCIARE LA SINISTRA di Alberto Nigra, il Riformista 13 novembre 2007
27 novembre 2007
L'analisi amara e puntuale di Massimo Salvadori sullo stato della sinistra italiana coglie l'essenza della questione che si pone di fronte a chi pensi che il suo futuro non debba inevitabilmente coincidere con la sua definitiva scomparsa o con la sua marginalizzazione politica. Provo a fare un ragionamento. Se qualche mese fa il processo di scomparsa dei Ds, la nascita di Sinistra democratica e il processo della Costituente socialista avessero trovato un punto di incontro, avrebbero potuto rappresentare una vera novità dai risvolti politici ed elettorali imprevedibili. La volontà dei socialisti italiani di incontrarsi con coloro che provenendo dai Ds non vollero rinunciare all'appartenenza al socialismo europeo avrebbe rappresentato un nucleo consistente con il quale dare una prospettiva alla sinistra rimasta nel Pd, priva di un orizzonte strategico, e a quella massimalista, oscillante tra responsabilità di governo e derive oltranziste. Gli errori di Mussi hanno condizionato questa possibilità, ma non hanno fatto venir meno la necessità di un soggetto della sinistra che, radicato nella cultura socialista, consenta al nostro paese di avere un Partito socialista come nel resto dei paesi europei. La stessa discussione di questi giorni sull'ipotesi di riforma elettorale proporzionale di Veltroni e l'asse con Bertinotti e Prc dovrebbero far riflettere i compagni di Sinistra democratica. Bertinotti tratta regole per fagocitare il resto della sinistra e non "costringerla" a governare. Rispetto il diritto di tenere in vita una cultura antisistema a sinistra, ma che cosa c'entri tutto ciò con il socialismo europeo, la rappresentanza del mondo del lavoro nei processi decisionali e il bisogno di riforme civili e sociali di cui necessita il nostro paese non si capisce assolutamente. Il Partito socialista che stiamo costruendo ha ben chiaro che per avere un ruolo politico corrispondente alle sue ambizioni non potrà avere solo la laicità al centro della sua iniziativa politica. Per questa ragione la due giorni delle "Primarie delle idee", aperta dalla relazione di Roberto Barbieri, seguita dalle sessioni tematiche su fisco, lavoro e welfare, ha avviato un confronto collegato all'obiettivo di tradurre il tutto in proposte legislative e in un dialogo con le realtà rappresentative del mondo del lavoro e dell'impresa. I senatori del Partito socialista hanno presentato pochi, qualificanti emendamenti alla finanziaria. Le nostre proposte non implicano aggravi di spesa, perché minori entrate o maggiori spese sono sempre compensate da altre entrate o tagli veri: risorse che consentono di porre al centro dell'azione politica le quattro priorità da noi individuate. Su queste si impronterà tutta la nostra azione in Parlamento. Le quattro priorità da noi individuate come centrali per il rilancio del sistema paese sono: 1) reddito e salario, con un'azione volta a sostenere il reddito dei lavoratori dipendenti e autonomi, mediante riduzioni delle imposte prodotto dalle maggiori entrate derivanti dalla tassazione delle rendite; 2) giovani e precari, con l'istituzione di un sussidio di disoccupazione che interessa un milione di precari, per unire sicurezza alla flessibilità; 3) sostegno alle imprese, soprattutto per quelle piccole e medie che crescono e innovano: non mediante inutili contributi, ma con misure rigorose a sostegno della ricerca e alla crescita dimensionale, con meccanismi di «premialità fiscale»; 4) equità fiscale nel pagamento dell'Ici per le attività commerciali secondo le indicazioni dell'Ue. Inoltre alla Camera un gruppo di lavoro coordinato da Lanfranco Turci ha predisposto un insieme di proposte emendative del decreto sul welfare all'insegna del principio «flessibilità si, abuso no» che saranno illustrate nei prossimi giorni. Le proposte dei socialisti per la finanziaria 2008 hanno come principale obiettivo il rilancio dello sviluppo e dell'equità. L'incremento dei redditi, l'aumento dell'occupazione e dei consumi, che necessariamente segue la ripresa della fiducia, oggi minata dalla flessibilità senza sicurezza, e l'incremento dei redditi, l'innovazione e la crescita della produttività, favorendo la ricerca e la aggregazione delle imprese; un migliore utilizzo dei fondi pubblici. La crescita e lo sviluppo sono una condizione indispensabile per risanare i conti pubblici. Pensiamo che occorra una azione decisa per la riduzione del debito pubblico. Per noi questo non è un tema di destra. Il debito infatti condiziona i conti pubblici e la possibilità di fare scelte di investimento e politiche sociali adeguate alle esigenze del paese. Si pensi ai grandi temi della casa, del welfare, della sicurezza e alle modeste somme elargite dalla legge finanziaria in discussione. È evidente che si tratta di un inizio di una elaborazione più ampia che dovremo approfondire e completare al fine di giungere all'appuntamento del Congresso costitutivo del Ps a febbraio con la possibilità di far discutere gli iscritti, e magari contarsi, sul merito delle proposte. È evidente che il nostro punto di riferimento sono le elaborazioni del Pse e alle risoluzioni del recente congresso di Porto. Altrettanto evidente è che a partire da questi contenuti si potrebbe riaprire un confronto nella sinistra italiana, ma è necessario che ci sia chiarezza su una questione dirimente per dare a questo dialogo una prospettiva politica: l'adesione al campo del socialismo europeo deve essere inequivoca poiché deve esserci la consapevolezza del fatto che il futuro della sinistra si gioca in questo campo. Federazioni, alchimie elettorali, social forum sono tutti escamotage che, come nel caso del Pd, cercano di saltare l'ostacolo del fare i conti con la storia della sinistra italiana e gli errori che l'hanno condotta a un passo dall'estinzione.
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