QUANDO SCALFARI INCITAVA: "FORZA GENERALE"

11 aprile 2013

QUANDO SCALFARI INCITAVA:

Nel corso della presentazione della biografia di Paolo Franchi dedicata al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, svoltasi presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati alla presenza del presidente dell’Assemblea del Parlamento europeo, di ex ministri della Repubblica e di un ex presidente del Consiglio dei ministri, l’ex direttore de ‘la Repubblica’, Eugenio Scalfari, “si è inopportunamente e provocatoriamente riferito alla classe dirigente del Partito socialista italiano degli anni Ottanta, definendola ripetutamente ‘una banda’”. Molto dura la reazione del figlio Bobo alle avventate frasi di Scalfari. Bobo Craxi non ha nascosto il suo risentimento. “Solo il rispetto - ha sottolineato - verso il biografato, l’autore e la sede istituzionale in cui si è svolta l’iniziativa ha evitato una replica dura ed esplicita nei confronti di un giornalista violento e provocatore. Spiace dover venire meno a un insegnamento di mio padre Bettino, che ammoniva chiunque a non intraprendere polemiche politiche rivolte verso interlocutori che avessero superato gli ottanta anni di età, ma la memoria non può ingannarmi se ricordo che lo stesso Scalfari, nei primi anni Novanta (giusto all’inizio della vicenda Mondadori, in cui Craxi, esplicitamente, prese parte a favore del gruppo Espresso-Repubblica) concludendo un’intervista al ‘capo’ di quella ‘banda’ si rivolse a lui esortandolo con un “Forza Generale!”, incoraggiandolo nel progetto di riunione delle forze di sinistra democratica di ispirazione socialista nel Paese. Le cose cambiano, gli uomini si possono ravvedere, gli intellettuali mutano opinione, ma le parole restano pietre. Ma quando le polemiche sono così retroattive e spregiudicate danno più l’idea della profanazione e dell’oltraggio della memoria, della clamorosa contraddizione della propria opinione, verso la quale si è mancato di rispetto”. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario Riccardo Nencini, che motiva così l’affermazione fuori luogo del giornalista Scalfari: “Il rancore gioca brutti scherzi, talvolta. Trasforma l’antagonista in nemico, e il nemico nel male. Assoluto”. Toni non meno duri usa nel proseguo del suo commento ricordando la carriera del direttore e fondatore del giornale. “Scalfari - ricorda Nencini - fu parlamentare socialista nella Milano di Craxi. Negli anni a venire ingaggia una lotta totale contro il ‘nuovo corso socialista’, apre a Berlinguer e sposa De Mita - lui, liberalsocialista - e infine tace l’appartenenza di un tempo”.“Spesso, di recente, nel ricordare il suo passato ‘politico’, sull’attività di parlamentare italiano che lo ha visto protagonista meglio stendere un velo di silenzio. Come sostiene De Rita, e con lui storici e sociologi di vaglia oltre a un bel numero di cittadini, - continua Nencini - gli unici a comprendere l’Italia che cambiava, il tumultuoso sopraggiungere del terziario e della società della conoscenza, furono i socialisti del ‘nuovo corso’. Al governo, provammo a declinare quella storia nascente con leggi innovative e gesti coraggiosi che anche ‘La Repubblica’ approvò. Ricordo ancora un titolo del quotidiano, fine anni Ottanta, che inneggiava alla locomotiva Italia, imbattibile in Europa. Scalfari dimentica del tutto una storia che non aveva amato, ma aveva a tratti condiviso - Sigonella? Scala mobile? Grande riforma? - ed è obbligato a cancellarla se vuol sostenere la tesi di ieri, quanto mai lacunosa. Chi scrive era tra i più piccoli della ‘banda’. A sinistra, nel ’94, rimanemmo in molti nonostante PDS e Rete avessero fatto di tutto per spingerci altrove. Una supponente autosufficienza e un’analisi vetusta della società italiana fecero il resto. Tramortito, ma ancora in piedi vent’anni dopo. Anche questo, tutto questo, colpa di Craxi?”.

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