PSI, PERNO DELL’AREA LAICA E SOCIALISTA, di Roberto Biscardini, da L’Avanti! della Domenica n.45 del 26 dicembre 2010
17 gennaio 2011
Abbiamo per lunghi anni creduto nella necessità di tenere viva una forza socialista a differenza di coloro che hanno deciso di fare i socialisti in altri partiti, a destra, a sinistra e da poco anche al centro.
Adesso, non cogliere le opportunità di questa nuova fase politica e non capitalizzare le ragioni della nostra tenacia, sarebbe un grave errore. Dire infatti che il 14 dicembre in Parlamento non è successo nulla, è falso. Con quel voto di fiducia a Berlusconi si è comunque aperta una nuova prospettiva politica. Berlusconi è comunque più debole. La nascita del Terzo polo mette in discussione il bipolarismo bipartitico. Il PDL si è fortemente indebolito e il PD cambia linea anche per correre ai ripari di una possibile implosione. Tutte cose che abbiamo da tempo auspicato che accadessero.
In pochi giorni, l’armamentario della Seconda Repubblica che anche la sinistra aveva fatto proprio, fondato sulla personalizzazione della politica, sul berlusconismo e sull’antiberlusconismo, sul populismo, e persino sulle primarie, si è fortemente incrinato. Bersani, assumendo una posizione molto simile a quella già espressa a suo tempo dal PSI, apre al centro, non esclude una coalizione più larga che comprenda anche il Terzo polo, rende più credibile il ruolo del centrosinistra proponendo a tutte le opposizioni un progetto per la società. Quello che pochi giorni prima noi avevamo chiamato “progetto di ricostruzione nazionale” per superare la crisi di sistema, causa principale della crisi economica e sociale del paese.
La fine del bipolarismo consente a noi socialisti di riaprire la questione della riorganizzazione di un’area riformista del centrosinistra e di avviarci verso un sistema politico in cui abbiano peso i partiti veri e tra questi quelli espressione delle grandi tradizioni storiche. Insomma si apre per il PSI, più di prima, la possibilità di mettere fuori la testa, uscendo dal recinto di un’opposizione con poca cultura di governo e condizionata da Vendola e da Di Pietro.
Oggi, quindi anche per noi, il problema principale non è quindi (lo dico con affetto a tanti amici e compagni fermi al palo di questo eterno problema) la “ristrutturazione della sinistra”, ma il paese. E se non prevale una forza riformista in grado di offrire un convincente progetto di governo per andare altre la Seconda Repubblica l’alternativa a Berlusconi sarà una destra ancora più dura.
In questa prospettiva, tanto più il sistema va riorganizzandosi su una pluralità di forze diverse, tanto più dobbiamo farci carico del rilancio dell’area laica, democratica e socialista soffocata dal bipolarismo e sparita dopo il ’94. Dobbiamo prepararci alle elezioni politiche, anticipate o no, con una nostra lista autonoma o comunque con una lista espressione di quell’area laica e socialista, in cui sia evidente lo sforzo di ripresa organizzativa e politica del PSI. Dobbiamo lanciare un appello ai tanti cittadini, socialisti, laici e libertari, senza partito, senza rappresentanza politica, perché ritrovino nelle file del PSI il luogo nuovo della loro partecipazione.
Si può fare tutto. Trasformando il nostro orgoglio socialista in azione politica. Ritrovando l’entusiasmo dei militanti e dei simpatizzanti. Svegliando quella parte del partito che nel corso degli anni ha perso fiducia. Aprendo il partito a nuove energie.