PSI. Consiglio Nazionale Sabato 20 febbraio 2016 Sintesi dell’intervento di Roberto Biscardini
22 febbraio 2016
La convocazione del Congresso, che rimane comunque un momento importante della vita del Partito, dovrebbe essere preceduta da un dibattito serio sulle prospettive politiche e sulle norme. Ciò non sta avvenendo. Anzi la presidenza ha voluto che norme e data fossero approvate prima ancora di discutere le ragioni e i contenuti del congresso stesso. Un elemento in più a dimostrazione dell’assoluta mancanza di questa segreteria di ricercare un terreno comune di discussione nonostante si sia maturato nel corso degli anni, all’interno del partito, divergenze politiche profonde quasi su tutto.
Nonostante il mandato che il Congresso di Venezia aveva assegnato al segretario, affinchè fosse praticata una linea di maggiore autonomia dal PD e dal governo (allora c’era ancora Letta), con l’arrivo di Renzi, le cose sono peggiorate, siamo andati nella direzione opposta e svolgiamo attualmente un ruolo assolutamente subalterno a Renzi e al governo. Il nostro gruppo parlamentare, ormai dimezzato, non è riuscito a distinguersi su nulla. Abbiamo votato tutto: jobs act, buona scuola e nessuna distinzione sulle scelte di politica economica. Per non parlare della cosa ancora più grave, i voti favorevoli dati alla riforma elettorale e alla revisione costituzionale, che rappresentano un tradimento sostanziale rispetto a tutto ciò che abbiamo fatto in passato e alla nostra lunga tradizione socialista e democratica.
Circa un anno fa, un gruppo di noi, interpretando il sentimento di molti compagni aveva messo sull’avviso, con una lettera inviata al segretario, che questi due voti avrebbero creato una frattura insanabile all’interno del partito. Non c’è stata nessuna reazione e il voto dei parlamentari è diventato la linea del PSI, senza per altro che il partito ne avesse discusso. Adesso ognuno si assume le proprie responsabilità.
Il punto politico centrale è semplice: per molti di noi e per Area Socialista non è accattabile un appiattimento ed una subalternità totale del partito su Renzi e sul governo, questa non può essere la nostra politica.
Ma nulla si è fatto per correggere la rotta e così si è aperta una fase in cui il segretario sta da una parte e il sentimento socialista dall’altra. E così la divergenza sarà sempre più marcata a partire dai prossimi mesi quando si aprirà una lunga e complicata fase referendaria.
Molti socialisti raccoglieranno le firme per indire il referendum contro l’Italicum e parteciperanno ai Comitati socialisti per il No a questa revisione costituzionale. E se dovesse inoltre passare la legge, annunciata nei giorni scorsi, per l’abolizione dei comuni inferiori a 5.000 abitanti, immagino che il nostro scontro all’interno sarà totale.
Da un lato la segreteria ingessa il partito su una linea di totale appiattimento nei confronti del PD, dall’altro molti socialisti, come noi, hanno come obbiettivo quello di promuovere una lista di ispirazione socialista e democratica alle prossime elezioni politiche.
Sul congresso: come abbiamo più volte detto, non ci sono le condizioni perché sia indetto oggi. Come ho avuto modo di sottolineare anche in una recente riunione della segreteria, per altro senza avere risposta, questo congresso sta per essere organizzato nella più totale irregolarità.
A partire dalla convocazione di questo consiglio nazionale che non è pervenuta nelle forme dovute a tutti gli aventi diritto. A partire dalla composizione di questo consiglio nazionale che da Venezia ad oggi è stato modificato d’autorità con cancellazioni e sostituzioni. Infine a partire dall’elenco degli iscritti che non ci è stato concesso di conoscere, quindi di conoscere la platea congressuale, affinchè si potesse entrare nel merito della regolarità del tesseramento anche in rapporto ai pagamenti effettuati dai singoli o dalle federazioni.
Ugualmente non c’è stata alcuna risposta alla proposta da me avanzata in segreteria per definire norme di svolgimento del congresso diverso da quello di Venezia, dove allora come oggi dovrebbero contare per la determinazione dei delegati gli iscritti e non i partecipanti al congresso stesso in carne e ossa.
Per questa ragione deposito una nota scritta alla presidenza in cui sono ufficializzate le ragioni della nostra contrarietà ad un congresso indetto in questo modo.